RIMEDI MEDICALI POPOLARI A SUBIACO E DINTORNI

erba medicinaleRIMEDI MEDICALI POPOLARI A SUBIACO E DINTORNI

Da sempre esiste, accanto alla medicina “scientifica” una congerie di pratiche medicali empiriche: rimedi e “slogature” contro slogature, torcicollo, mal di pancia, diarree…

Si conoscevano (ma non tutti conoscevano tutto) erbe medicinali, infusi e decotti, “empiastri”, manipolazione con i polpastrelli, unguenti, tisane e bevande.

Apparentemente, per ogni malanno (non grave o gravissimo) c’era un rimedio a portata di mano. Bastava andare a cercare a casa sua il “praticone” o la “praticona” in possesso del rimedio e in grado di somministrarlo. Ma anche i più bravi erano stimati e non temuti come “stregoni o streghe!”. Erano per primi loro a dire al malato occasionale che per i mali seri c’era il medico, e che loro stessi andavano dal medico!

Mai si trattava di filtri e “magie” banche o nere! Medicina popolare e basta.

Si può fare una tabella dei mali e dei rimedi popolari? Mai stampato niente di simile.

La memoria degli anziani ci aiuta a ricostruirla.

MALI                                                                     RIMEDI

Colite                                                                   Gramigna bollita

Svenimenti                                                         Aceto

Raffreddore                                                      Semola di grano bruciata nella brace

Tosse                                                                 Vino caldo con peperoncino

Raffreddore e tosse                                          Mattone caldo sul petto

Ferite superficiali e sbucciature                     Urina di bambino e vino rosso

Mal di stomaco e tosse                                    Erba di Morravio bollita come tisana

Punture di calabrone                                     Contatto di punta di coltello nella ferita

Mal di testa                                                    “Pallocchie” di quercia nella mano

Tosse convulsa                                               Dormine nel fieno

Male di orecchie                                                              Olio “ferratu”

Costipazione intestinale                                Gialappa ,purgante detto”cacapunziu”

Insonnia, agitazione                                  Infuso di camomilla

Fuoco di Sant’Antonio ( herpes zospter)Impacchi di acqua fredda.Immersione o                       lavaggi in acqua con farina di avena o mais

Incubo notturno,detto “j’omo sòdo”                Dormire su un fianco

Geloni                                                       Impacchi di the di ginepro.”Segnatura” con oggetto (vera di nozze d’oro.

ULTERIORI CURIOSITA’ su :erba di Morravio, “pallocchie di quercia”,olio “ferratu” e cacapunziu, “segnatura” con oggetto d’oro.

L’erba di Morravio è, forse, di origine dalla Moravia (Praga)

Le “pallocchie di quercia”-o” pallecucchi” o, meglio, galle dette cecidi- sono le caratteristiche escrescenze tondeggianti che spuntano sui rametti delle querce, per difesa dai parassiti.

L’olio “ferratu”, si procurava mettendo a bollire un po’ d’olio e poi immettendovi una punta di ferro. Con un panno si bagnava l’orecchio dolorante.

Per dire “Sta’ attento ai pericoli”, si diceva “Stà co’ l’oglio alle recchie”.

Del purgante gialappa – detto “cacapunziu”- (particolarmente efficace) si riteneva che, se le foglie della pianta erano strappate per l’insù, produceva vomito; se all’ingiù, procurava la diarrea…. Il curioso è quel che si racconta. Al tempo della distribuzione della minestra per i poveri, se il gestore della mensa si accorgeva che qualcuno “ci marciava” (andava e tornava più volte a pasto), provvedeva a versargli nel piatto un po’ di gialappa-cacapunziu…

La “Segnatura era praticata sull’are malata passandovi sopra, lentamente, una vera (fede nuziale) d’oro. Non si capisce se la cura era data dall’oro o dalla natura “sacrale” della  vera.

“Lo stincatu” era pratica un po’ misteriosa. Si Ripeteva in forma attenuata e quasi simbolica il gesto o il fatto che aveva procurato il dolore, sul punto dolorante: una sorta di “ri-vaccinazione” “ ante litteram”.

“Nervi accavallati” erano detti gli strappi muscolari. Ovviamente si trattava di muscoli e non di nervi. Il “praticone” parlava affabilmnetnte coll’”infortunato” mentre le sue dita forti manipolavano e i pollici “spostavano” letteralmente i muscoli, anche profondi. Non mancava un po’ di dolore… ma, con un impacco di “putriglia” ( semolino e acqua), e un regalo al “guaritore”, era fatta! Senza bisogno di ingessare o bloccare con una stecca,

Per ridurre le slogature articolari ( caviglie, ginochio, spalla, ultimi tratti della colonna vertebrale) il guaritore palpava a lungo; continuava a conversare, poi, d’un tratto interveniva con un movimento forte… irresistibile. Il “malato” soffriva un po’, poi ringraziava. Era esercizio abusivo della professione medica? Tutti, in buona fede, pensavano di no. E non si pagava parcella: una ASL domestica e amichevole, alla paesana.