Giuseppe e il JAZZ

ESSERE DISPOSITI AD ALLARGARE/CAMBIARE IL PROPRIO ORIZZONTE CULTURALE MA AD OCCGI APERTI!

“Confessione” nella personale “storia di formazione”.

JAZZ E “RAMARI”

Da ragazzo di prima media avevo fatto parte della banda musicale del M° Carpentieri.

Ero abituato a una musica scritta e molto segnata dall’aritmetica: marcette, brani di opera lirica, ecc.

Ma poi irruppe il JAZZ, importato dalle truppe “alleate” americane in Italia e, direttamente o indirettamente, fino a Subiaco.

Il M° Carpentieri bollò qualla musica come “ramàri”, cioè fabbri che battono il rame con la mazza… più o meno a ritmo!

E io ero d’accordo.

A pensarci adesso, ero figlio di una cultura APOLLINEA, tutta regolarità e simmetria.

Tutto doveva essere regolato, simmetrico, elegante e classico: le poesie dovevano essere con la rima; la pittura doveva essere figurativa; la statuaria… come Apollo greco o romano; la composizione scritta (tema) doveva avere una introduzione, uno svolgimento e una conclusione logica; una narrazione doveva essere proporzionata e comprensibile ad una prima lettura…

Da dove mi veniva questa cultura APOLLINEA? Dalla scuola, dalla musica eseguita, dalla pittura che vedevo in giro (anche in Chiesa). E non avevo dubbi: tutto era naturalmente APOLLINEO, come il dio APOLLO, dalle fattezze perfette e molto proporzionate!

Il JAZZ (suonato da piccole band rumorosissime, con suonatori che si agitavano esageratamente: boogie-boogie samba-rumba, cià–cià-cià, flamenco) non mi convinceva.

Ebbi una piccola discussione, al termine della quale cambiai idea.

Un amico un po’ più grande di me mi spiegò: “Ma lo sai come sono nati gli SPIRITUAL afro-americani? Conosci la vita degli schiavi neri nella raccolta del cotone nelle grandi farm americane? Li avevano catturati in Africa con la complicità di mercanti arabi locali, avevano cambiato con la forza i loro nome e la lingua di origine. Che potevano fare quegli sventurati nelle mani di negrieri sfruttatori?

I nomi imposti erano “cristiani” e li battezzarono con la forza al Cristianesimo.

Molti di loro fecero finta di convertirsi; altri fecero un miscuglio (la SANTERIA)

tra Spiriti pagani e Santi cristiani. Ma altri ancora credettero nel Cristo, Salvatore umile e buono con tutti, per il quale non c’è “né libero, né schiavo, né uomo né donna…ma tutti siamo ugualmente figli dello stesso Padre celeste”. Non capivano come i bianchi potessero parlare di Gesù e struttarli in quel modo.

E nelle piantagioni, stanchi, affamati di libertà, inventarono i canti SPIRITUALS, così commoventi e tragici; “Nessuno conosce il mio dolore, solo Gesù”.

A quel punto io rivalutai la musica afro-americana e cubana, quella brasiliana (dei cantanti Caetano Veloso, Chico Buarque, Carmen Miranda, Gilberto Gil Joao Gilberto, Toquinho) e, pian piano, accettai anche tutta l’arte e la cultura DIONISIACA, purché di qualità alta.

DIONISO – BACCO era un dio greco e romano, ispiratore dell’ebbrezza del vino o delle emozioni. A Roma talvolta i Consoli impedirono i BACCANALI perché si giungeva ad eccessi e violenze sregolate.

Ma i riti dionisiaci resistettero per secoli, insieme con la cultura APOLLINEA.

Oggi, sotto altri nomi, convivono nell’arte, nella musica, nella pittura, nel cinema.

Allora? Occorre fare una scelta? O l’una o l’altra?

NO! Ma occorre discernere se le manifestazioni delle due matrici culturali creano, nel loro insieme e amalgama, una CULTURA GENUINA (coerente) o una CULTURA SPURIA (incoerente e contraddittoria).

In questi mesi si sta facendo strada (a suon di mostre nazionali e “mode” indotte dall’industria culturale) un’arte cosidetta del POST UMANO, che non mi convince (vedere allegato) Pare la negazione violenta e irridente dell’UMANESIMO!

Quello che conta è riconoscere i VALORI ( “il desiderabile per tutti”) che sono alla base di ogni cultura ( visione del mondo) .(Mentre “civiltà” sono gli strumenti pratici, oggettivi, per la visione del mondo considerata).

DISCERNERE I VALORI DELLA CULTURA ITALIANA ED EUROPA, CINESE, AFRICANA…. NON E’FACILE, MA E’ POSSIBILE.

g.c.