CONCLUSO IL RESTAURO DEL PALAZZO MORASCHI-PIATTI A SUBIACO
(Ora l’”OASI DI SUBIACO”, di Don Mario Pieracci, è in piena funzionalità. La micro-storia del Palazzo è illustrata nel sito: www.oasi di subiaco.it.)
LE MEMORIE DEL POPOLO DI SUBIACO SU QUESTO PALAZZO. Per decine di anni i Sublacensi sono passati accanto al Palazzo Moraschi-Piatti, gettandovi uno sguardo, senza potervi accedere. Era stato edificio privato, poi riservato al “Comando Stazione e Tenenza dei Carabinieri”. Il popolo cristiano aveva sempre potuto frequentare la Messa domenicale nella Cappella della Madonna del Carmine, curata dagli abitanti più prossimi. Solo nel 2014 il Comune di Subiaco acquistò l’intero complesso. Nel 2014, un provvidenziale comodato fu concesso dal Comune, per far nascere l’Oasi .
Ma, torniamo a quello che tutti potevano vedere e sapere dall’esterno. Con qualche aneddoto e “leggenda paesana”.
Finché vi abitò la famiglia proprietaria si vedeva solo l’andirivieni del personale di servizio. Nel 1933 venne smantellata la Ferrovia Mandela-Subiaco- di proprietà dei Moraschi-Piatti – e si vide il Palazzo in abbandono. Lo voce popolare spiegò lo smantellamento della ferrovia, col fatto che “Mussolini aveva portato le rotaie nelle colonie in Africa!” . Niente di vero, ovviamente.
CASERMA DEI CARABINIERI
I Carabinieri curarono il Palazzo, adattandolo, per quanto possibile , alle esigenze del loro servizio. Gli interessati, per pratiche giudiziarie od altro, venivano accompagnati dal “piantone” di guardia al piano nobile, dove erano le scrivanie dei Comandanti la Stazione e la Tenenza, in stanze impreziosite da affreschi del Gai, raffiguranti il mito di Venere e Atteone e altre scene, con Diana Cacciatrice. La soggezione dei cittadini indotti a sedere, per qualche motivo, di fronte al Comandante dei Carabinieri era tale, che nessuno osava alzare lo sguardo alle pareti artisticamente affrescate. Infatti, nessuno aveva mai parlato di questa arte, perfino un po’ osée, qui profusa a piene mani…
Solo il boschetto attiguo,in salita, confinante con una stradetta campestre, non poté essere né curata né utilizzata. I ragazzini parlavano di mitiche “cerasa marine” (corbezzolo, “arbustus unedo”), ma nessuno le aveva potute cogliere e assaggiare: erano comunque nel boschetto dei Carabinieri! Si diceva che fossero gialle e dolcissime.
Al pianterreno, accanto al locale del “piantone” di servizio, c’erano le “camere di sicurezza”, con i famigerati giacigli, detti “tavolacci”, per le persone trattenute in attesa di provvedimenti giudiziari. Chi ha visto questi “tavolacci” li descrive come non propriamente comodi, molto rialzati e un po’ pendenti in avanti. In tanti anni, le vicende locali della giustizia penale sono state di normale amministrazione: qualche ladro di polli, parecchie ubriachezze moleste. Il Pretore, allora presente in Subiaco, regolava il da farsi in pochi ore o giorni.( C’è tutta un’aneddotica su queste vicende di illegalità paesane. Una:quel ladro di polli che si scusava perché i pennuti lo avevano invitato a venirli e liberare dalla gabbia… e, rivolto al Pretore, “che al popolo italiano non importava nulla di quei tre polli…”) .
LA DIFFICILE CONVIVENZA CON I TEDESCHI OCCUPANTI. Il periodo veramente difficile, furono i nove mesi di occupazione militare tedesca. I Carabinieri dovettero mediare tra le pretese degli occupanti e i diritti dei cittadini civili. Una vera crisi, con pericolo per le vite umane, ci fu quando alcuni Sublacensi, incoraggiati dalle notizie positive circa il prossimo arrivo degli Alleati liberatori, pensarono bene di svaligiare un deposito di materiali, che i tedeschi avevano sistemato nel locale accanto al parcheggio automezzi. Nella notte, furono asportate coperte, pezzi di cuoio, alcuni elmetti ( per utilizzarne la “protezione” interna in pelle). Non c’erano, e non furono sottratte armi di sorta. I soldati tedeschi intervennero con le armi spianate e arrestarono sei cittadini, richiudendoli presso il loro Comando in Piazza della Missione. A giorno fatto, i tedeschi fecero gettare il bando:”Se non si riconsegnerà subito tutto il materiale rubato, i sei arrestati saranno fucilati!”. Figurarsi la costernazione di parenti e amici! L’allora giovane Parroco Don Igino Roscetti si fece garante presso il Comando tedesco, che tutto sarebbe stato scrupolosamente riconsegnato. E così fu, con la liberazione degli arrestati.
Durante i bombardamenti del 1944 la Caserma dei Carabinieri fu per pochi giorni abbandonata. L’allora Maresciallo Campanelli si distinse per l’opera di protezione e rassicurazione di molti cittadini, e appena possibile, riprese il suo posto, stavolta collaborando con i liberatori alleati anglo-americani, guidati dal Cap. italo-americano Malatesta.
La ricostruzione di Subiaco si svolse con alacrità e senza abusi di sorta, tranne qualche sporadico episodio di “sciacallaggio” tra le macerie delle case bombardate.
CORTEO DI PROTESTA E GARANZIA DI ORDINE PUBBLICO
Altro episodio, stranissimo e degno di nota, si svolse nel Palazzo- Caserma dei Carabinieri negli anni ’50, quando, per equivoci e ripicche, quasi un intero paese dell’Abbazia, si ribellò contro l’Abate Ordinario. I Carabinieri, garantirono l’ordine pubblico nonostante il corteo di centinaia di persone dal Comune “ribelle” fino a Subiaco.
Per il riconoscimento legale dei moltissimi dimostranti, tutti furono introdotti nei locali della Caserma. Come strascico legale ci furono alcune incriminazioni. Ma niente di veramente drammatico. Tutto si ricompose, col tempo.
Veniamo ai nostri giorni. Il Palazzo cadeva in abbandono. Solo la Cappella della Madonna del Carmine restava aperta ai fedeli. Vi ardeva sempre un lumino votivo e la domenica, per anni, vi si celebrava la Messa.
OGGI E DOMANI
Adesso e nel futuro,grazie al completamento dei lavori di restauro e alle attività dell’OASI DI SUBIACO, chi passa di lì non solo può entrare liberamente, visitare tutti gli interni, a cominciare dal piano nobile, ma è invitato a farlo. Si potrà partecipare alle varie attività: laboratorio culturale Don Paolo Pecoraro,ostello dei giovani, sale convegni, casa per ferie, mensa Don Nazareno Appodia, giardino pensile, parco avventura.
g.c.