VICOVARO

 

E’ l’antica “Varia”: un importante e antico centro tra Tivoli e l’Abruzzo, con i suoi oltre 4.000 Vicovaresi.

Il panorama del paese è ben stagliato in riva destra dell’Aniene nel paesaggio dei Monti Lucretili, con vista su Castel Madama, Saracinesco, S. Polo dei Cavalieri e la parte più stretta della media Valle dell’Aniene, fino alle gole di S. Cosimato.  I Vicovaresi da sempre hanno immaginato il loro paese in forma di persona viva, con la testa ( Porta Capu) e i piedi ( Porta Pèi).

E in affetti, da lontano, Vicovaro appare come un compatto insediamento che tenta di affacciarsi sulla sottostante Via Tiburtina, al 45° Km da Roma.

La vicina Frazione di S.Cosimato - all’uscita dell’Autostrada A-24 - racchiude ricordi importanti: un antichissimo monastero- forse il primo in Occidente - in seguito dedicato ai Santi Medici Cosma e Damiano, testimone della comunità monastica che invitò e poi rifiutò il Giovane Benedetto Abate.”Le grotte dei primi eremiti e di S. Benedetto meritano una visita, così come, sempre nella parte rocciosa della rupe, i cunicoli degli acquedotti romani dellAnio Vetus, Anio Novus, l’acquedotto Marcio e l’acquedotto Claudio, scavati nella roccia e che in questo punto attraversano l’Aniene( Prof. Virginio Coccia, Assessore alla Cultura).

Cenno di storia

Vicovaro è antichissima e registrava due cinte murarie. Questa soluzione difensiva era presente nella Grecia del 2500 a.C..

Sarebbe interessante indagare sulle tracce archeologiche di questa doppia fortificazione in età arcaica, che risale ai Proto-Achei!

Dopo la guerra sociale Varia fu incorporata nellImperium Romanun e abitata da Equi e Sabini, riuniti nella tribù “Camilla”.

Nel Medioevo, dopo le devastazioni da parte dei Saraceni, su Vicovaro ricostruita si diffuse la diceria che qui agissero strani fantasmi, fattucchiere e maghi: all’Arco del Rio si affollavano tante “presenze”...

Era leggenda - non disinteressata - creata, forse, per invidia della vitalità di Vicovaro, tra le genti circostanti.

Giungiamo al 1503, quando gli abitanti resistettero all’assedio del Duca Valentino. Il paese cadde nel 1556 sotto il Duca d’Alba. Già dal 1200 era feudo degli Orsini, poi dei Bolognetti e dei Cenci ( divenuti Cenci-Bolognetti e tuttora proprietari dell’imponente Palazzo che spazia nell’abitato).

Il Tempio “ottagonale” di S. Giacomo  Maggiore

E’ una chiesetta straordinariamente significativa e importante.

Costruita dagli Orsini dopo la Caduta di Costantinopoli nel 1453, è ricca di simboli.

Il più importante è la sua forma ottagonale: come L’”octava dies”, la Gerusalemme Celeste, la Gloria finale.

Progetto e primi lavori furono realizzati da Giovanni di Capodistria ( che morì qui).

L’opera fu terminata da Giovanni Dalmata, che costruì il tetto nello stile delle chiese dei Balcani, come ad Ocrìda.

Si tratta di una testimonianza in Occidente della cultura, non solo architettonica - di artifici della tradizione bizantina.

Sugli spigoli si ergono statue di santi. Gli otto Santi indicano il progressivo estendersi del Regno di Dio su tutto il creato, oltre la simbologia dei sette Doni dello Spirito Santo.

Sul portale, la Vergine in trono col Bambino, è ispirata al celebre modello di Costantinopoli.

Questo tempietto è legato alla speranza della rinascita dell’Oriente Cristiano, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Oriente.

Marcantonio Sabellico

Fu un vicovarese illustre. Letterato e storico ufficiale della Serenissima Repubblica.

Al suo nome oggi s’intitola un “Premio Arte Marcantonio Sabellico”.

Oggi... il turismo

Il paese si è sviluppato a monte . E’ ben servito da strade - anche verso la Valle Ustica - e con efficienti servizi pubblici. Per la vita economica conta sul lavoro, soprattutto dei pendolari, e anche sul turismo. L’aria è ottima.

Qui nei primi anni del900 fu allevato “a balia” il figlioletto “segreto” della grande scienziata e pedagogista Maria Montessori .

E’ bene venire a Vicovaro per conoscerne a fondo i monumenti. Qui ci siamo limitati a presentare il tempietto di S. Giacomo.

Ma sono degni di nota anche: il Palazzo Cenci-Bolognetti; la Chiesa di S. Pietro Apostolo ( la piazza tra il tempietto e la Chiesa di S. Pietro è il salotto di Vicovaro) ;la chiesa di S. Antonino (chiesa del Santo Sepolcro); la chiesa di S. Antonio Abate; la ex chiesa di S. Maria delle Grazie (oggi sede di iniziative culturali: conferenze, mostre, concerti e convegni).

Le maggiori feste annuali sono quella di Maria Santissima Avvocata Nostra ( a settembre); la Sagra del pane ( a giugno); il concorso di poesia e pittura ”Marcantonio

Sabellico”. Ci sono poi molte attività sportive.

Ristoranti: 

“Il Sabato del Villaggio”; “ Il Gabbiano”; “La Bisteccheria da Seghetto”; “Ristorante La Rupe” presso le Grotte di S. Benedetto a S. Cosimato - con l’Oasi Francescana , dotata di una tipica e rinnovata Foresteria.

I piatti tipici:

fettuccine al sugo di cinghiale; ciambelle con l’anice; formaggi della “Fattoria del Parco”, frascarelli,  tozzetti, ciambelline.

La vita quotidiana a Vicovaro

I Vicovaresi affidano alle scuole, alla biblioteca, all’archivio, alle associazioni, e all’assessorato alle politiche sociali e culturali, la funzione di rinnovare le memorie locali, ancorate ai valori della pace e, oggi, alla buona integrazione degli immigrati giovani e adulti. Qui vivono circa 300 comunitari in prevalenza di nazionalità rumena. ed immigrati regolarmente iscritti. La vita quotidiana scorre nell’operosità e nella calma. Ciò si tocca con mano.

Una memoria che fa pensare è quella dei Vicovaresi Martiri della Resistenza al nazi-fascismo: nelle stragi delle Pratarelle e di Villa Spada.

Il Comune (Tel .0774: 498002) e l’Assessorato alla Cultura ( mail: culturavicovaro@tiscali.it) sono disponibili per ogni informazione e assistenza ai turisti e  alle scolaresche in visita o che annuncino una visita. Una venuta a Vicovaro è da mettere in calendario.