TURANIA

 Turania, antica Petescia. Sede civica:  bella e razionale ( tel. 0765.935621). Ospita un museo d’ arte contemporanea (con un’opera su Padre Pio, finalmente di spessore artistico). Sindaco: il dinamico Antonio Di Maggio. Ottimi esperti delle tradizioni: i “comunali” Gabriele e Maurizio .  Funziona anche la Pro Loco. L’abitato è un mantello di case intorno al colle, con il nucleo storico in alto. E’ ben visibile lo “stacco” tra le case  antiche e quelle nuove. Le nuove sono fiancheggiate da slarghi, piazzette, garage e qualche giardinetto. 

Siamo in Sabina, Comunità Montana del Turano, Diocesi di Tivoli, Provincia di Rieti.Duecentocinquanta residenti, convinti e fedeli  nell’accoglienza a turisti e visitatori, e nel far rivivere le tradizioni.  Un paesino agricolo e, da poco tempo, anche turistico:” attraente per natura e accogliente per scelta”.Come definire Turania?

Il paese del tartufo , della castagna e  del panorama montano, con i monti all’intorno: Monti Antuni,  Croce (1081 m.),  Cervia e ”amenità delle colline inghirlandate di vigne o popolate di oliveti, dove si sente ancora il sapore del pane di grano e dell’olio di oliva  (Iori,1976).                                                                                                                               Paese di fiumi  e fiumicelli:ovviamente il Turano (da cui Turania),  con Rio Petescia, Fossi Fiojo, Salto, Farfa, Santa Susanna,  Rapino e Rio Ricetto, e il “quadrilatero esterno” costituito dai fiumi storici: Tevere, Nera, Velino e Aniene.  Vi si pescano: albarella, anguilla, barbo, carasso, carpa, amur (carpa erbivora), cavedano, luccio, persico, savetta, scardola, temolo e tinca. Insomma, un paradiso per i “pescasportivi” e canoisti.                                                                                                                                    Terra dei  laghi  :  del Turano e del Salto,collegati da un traforo e, tra poco, da una strada intervalliva:   piccoli laghi, a guisa di occhi che guardano il cielo, sembrano invitare alla contemplazione e alla meditazione” (Iori, ibidem); altri laghetti nei dintorni sono lo Scandarello e il Rasciano. (C’è inoltre la Fonte Acqua Santa, o “Strana”). Infine,  dell’aria buona: coi 703 metri s.l.m.  . Un paese di lavoratori. In passato: fornaciai, fabbri, falegnami, ramai,calzolai, sarti,canestrai, muratori, segatori di grossi tronchi,contadini, allevatori, pastori. Lavori duri, per il solo il  pane quotidiano.

Origine del nome. La vicenda del nome precedente a Turania -  PETESCIA- è complessa. Ci sono varie ipotesi. Di certo , nel 1950, un D.P.R. accolse la richiesta del Comune e cambiò Petescia in TURANIA. Perché vollero cambiare il nome  Petescia?  Significava “Apertura della fiamma” (di un remoto vulcano). Ed era passato per le “varianti” Petesce, Petecie, Petece, Petesie, Petescie, Petesa e infine, fino al 1700, Petesia.Qualcuno insiste: “Petescia derivava daPétit chateau”!”

Vai a pensare poi, che, nella tradizione letteraria geopolitica,” la Turania sarebbe una nazione immaginaria, dalla Siberia al Danubio! (Un po’, puta caso, come la “Padania”). Coincidenze. 

Non manca  l’ ironia nei turanensi:“Prima Petè e po’ Rò (“Prima Petescia, poi Roma!”);  Se Petescia avesse il porto, come ha i suoi fiumi intorno,ma che Napoli, ma che Livorno!”.

Leggende e storia. I  racconti  della paura parlano di “lu regulu (serpente con  testa di gatto).  Dopo il “ratto delle Sabine”, pare che un drappello di petesciani si tenesse pronto per vendicarsi contro i “romanacci”... E c’erano pure alcune donne ! Nel tempo del feudo - passato dagli Abati di Farfa, agli Orsini, ai Tagliacozzo, ai Muti e, infine, fino all’800, ai Borghese-,i capi della Comunità  si destreggiavano per difendere gli interessi dei paesani. Ma  avevano pochi poteri, garantiti da due Priori, due Sindaci-conciliatori, sei massari-per le tasse, il balio-messo comunale, due santesi- per curare le chiese e i funerali. Del “castello” non resta che il ricordo. Il brigantaggio era  presente, ma meno che altrove. I tesori nascosti. Nel Rio Petescia, presso la Fonte Casavecchia, si trova una grossa pietra con alcuni buchi: c’era il nome di un famoso ladro:  Lu ranaru de Perghiò”. Durante la ritirata dei tedeschi, nel 1944, alcuni di essi avevano fatto lì razzia di monili d’oro (“aurum”, dicevano!).  Infilarono questi “ori” in un  barattolone “da cinque chili di conserva”, che sotterrarono a margine della strada, ricoprendolo con terra, muschio e due grosse radici di castagno.  Negli anni successivi, vari lavori furono eseguiti su quella strada, fino a pochi… centimetri dalla buca del “tesoro”.Nulla! Nel 1950, un’auto si fermò lungo la strada; si videro discenderne due uomini e una donna, che, con sicurezza e disinvoltura, scavarono, presero il barattolo-tesoro e… “via!”.

Folclore turanense: i palloni giganti ( mongolfiere) e la ruzzica “pilotata”, con la zagaglia direzionale. Sono due giochi tipici e non tramontati. Attaccate ai “palloni” si potevano leggere scritte di satira locale. Le strade del paese hanno due nomi: quello ufficiale e, sotto, quello tradizionale in dialetto. Esempio: Via Vittorio Emanuele re d’Italia, diviene (senza offesa!),  la foca”. E poi Lu mandulinu,  Ju lavaturu,  La portecchia (la porta vecchia), Lu ghiacciu, Ju pazzicò… Sopravvivono, in qualche modo, antiche usanze: la mascherata di Carnevale; l’augurio cantato alle porte delle case la sera del 6 gennaio; “Lu pranzellu” di S. Giuseppe; il fuoco benedetto del Sabato Santo; il ballo della mammoccia (pupazza); il ciocco di Natale; il “Te Deum” di fine anno; la raccolta delle castagne (da cuocere nella “ròstera”,  padella bucata); il bando pubblico; la dottrina (catechismo); i canti in coro e gli stornelli a dispetto.

Il mulino cinquecentesco è restaurato e può funzionare, come attrattiva turistica.                         Chiese e Confraternite. Chiesa di S. Andrea, Patrono; cappella di S. Giuseppe;Chiesa-Santuario di Santa Maria del Carmine ( localmente “la Madonna”), con una statua miracolosa; Chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore. Confraternite: del Santissimo Sacramento e del S. Rosario.

 

Turanensi famosi. Mario Iori è l’attuale storico e “cantore”  di Turania. I suoi due libri: ”Petescia Sabina oggi Turania” del 1976 e “Ricordi di una civiltà petesciana tramontata”, del 2009,descrivono  fatti che rischiavano di perdersi, se affidati alla sola tradizione orale. Di  oralità fantasiosa è campionessa la signora Candida, che abita nella piazzetta superiore. Altri personaggi : Lodovico Lenzi, canonico e scrittore; Carlo Valentini, scrittore; Padre Filippo Valentini;Marco Di Maggio, maestro; Benedetto Ludovisi, Sergente Maggiore, morto nella guerra ’15-’18; Manasse (Filippo De Angelis) tamburino; Dario Iori, maestro; Laura Cacurri-Valentini, “la maestra Laura”; Gastone Valentini, Generale, e l’autista della “Marozzi” Simone Lisi, che, il 13.12.1963, salvò la vita a 50 passeggeri.

Ospitalità, piatti e dolci: Agriturismo “Fieramosca”. Lì e altrove, specie durante le feste e sagre: polenta con spuntature e castrato; frellengozzi (pasta casareccia);nociata ( con mandorle e miele); pizza mezza-dolce di Pasqua. Nelle famiglie, a Pasqua, colazione robusta, con pizza e salame.  E’ in programma l’”albergo diffuso”, col riuso delle case non abitate e in vendita.

Feste e Sagre. Festa della porchetta, in agosto (mese di feste, concerti in piazza e sagre varie). Gioco dei ruoli con l’Organizzazione “Staifuori!”, che diverte gli sportivi mimando piccole azioni  vagamente guerresche, accompagnate da corsi di sopravvivenza, trekking e passeggiate in canoa (campo di gioco di 35.000 mq!).Festa del Santo Patrono S. Andrea: 30 novembre. Varie altre feste.

Passeggiate e traversate. Da visitare, nelle vicinanze, i due castelli di Collalto Sabino e Roccasinibalda  . Traversate tra i boschi e verso le cime della zona.                                                                                                                               Come si arriva a Turania ( per un’esperienza ricca di spunti storici e umani, da vivere senza fretta). Da Carsoli, percorrendo la Via Turanense; oppure da Rieti.