TURANIA
Turania,
antica Petescia. Sede civica: bella e razionale ( tel. 0765.935621). Ospita
un museo d’ arte contemporanea (con un’opera su Padre Pio, finalmente di spessore artistico). Sindaco: il dinamico
Antonio Di Maggio. Ottimi esperti delle tradizioni: i “comunali” Gabriele e Maurizio . Funziona anche
Siamo in Sabina, Comunità Montana del Turano, Diocesi di Tivoli, Provincia di
Rieti.Duecentocinquanta residenti, convinti e fedeli nell’accoglienza a turisti e visitatori, e
nel far rivivere le tradizioni. Un
paesino agricolo e, da poco tempo, anche turistico:” attraente per natura e accogliente per scelta”.Come definire Turania?
Il paese del tartufo , della castagna e
del panorama montano, con i monti
all’intorno: Monti Antuni, Croce (
Origine del nome. La vicenda del nome precedente a
Turania - PETESCIA- è complessa. Ci
sono varie ipotesi. Di certo , nel 1950, un D.P.R. accolse la richiesta del
Comune e cambiò Petescia in TURANIA.
Perché vollero cambiare il nome
Petescia? Significava “Apertura della fiamma” (di un remoto
vulcano). Ed era passato per le “varianti” Petesce,
Petecie, Petece, Petesie, Petescie, Petesa
e infine, fino al 1700, Petesia.Qualcuno insiste: “Petescia derivava da “Pétit
chateau”!”
Vai a pensare poi, che,
nella tradizione letteraria geopolitica,”
Non manca l’ ironia nei turanensi:“Prima Petè e po’ Rò” (“Prima Petescia, poi Roma!”); “Se Petescia avesse il porto, come ha i suoi
fiumi intorno,ma che Napoli, ma che Livorno!”.
Leggende e storia. I racconti della paura parlano
di “lu
regulu” (serpente con testa di gatto). Dopo il “ratto delle Sabine”, pare che un
drappello di petesciani si tenesse
pronto per vendicarsi contro i “romanacci”... E c’erano pure alcune donne ! Nel
tempo del feudo - passato dagli
Abati di Farfa, agli Orsini, ai Tagliacozzo, ai Muti e, infine, fino all’800,
ai Borghese-,i capi della
Comunità si destreggiavano per difendere
gli interessi dei paesani. Ma avevano
pochi poteri, garantiti da due Priori,
due Sindaci-conciliatori, sei massari-per le tasse, il balio-messo comunale, due santesi- per curare le chiese e i
funerali. Del “castello” non resta che il ricordo. Il brigantaggio era presente, ma meno che altrove. I tesori
nascosti. Nel Rio Petescia, presso
Folclore turanense: i palloni
giganti ( mongolfiere) e la
ruzzica “pilotata”, con la zagaglia
direzionale. Sono due giochi
tipici e non tramontati. Attaccate ai “palloni”
si potevano leggere scritte di satira locale. Le strade del paese hanno due
nomi: quello ufficiale e, sotto, quello tradizionale in dialetto. Esempio: Via Vittorio Emanuele re d’Italia,
diviene (senza offesa!), “la
foca”. E poi Lu mandulinu, Ju
lavaturu, La portecchia (la porta vecchia), Lu ghiacciu, Ju pazzicò… Sopravvivono,
in qualche modo, antiche usanze: la mascherata di Carnevale; l’augurio cantato
alle porte delle case la sera del 6 gennaio; “Lu pranzellu” di S. Giuseppe; il fuoco benedetto del Sabato Santo;
il ballo della mammoccia (pupazza);
il ciocco di Natale; il “Te Deum” di
fine anno; la raccolta delle castagne (da cuocere nella “ròstera”, padella bucata);
il bando pubblico; la dottrina
(catechismo); i canti in coro e gli stornelli a dispetto.
Il mulino cinquecentesco è restaurato e può funzionare, come attrattiva
turistica. Chiese e Confraternite. Chiesa di S.
Andrea, Patrono; cappella di S. Giuseppe;Chiesa-Santuario
di Santa Maria del Carmine ( localmente “
Turanensi famosi. Mario Iori è l’attuale storico e “cantore” di Turania. I suoi due libri: ”Petescia
Sabina oggi Turania” del 1976 e “Ricordi di una civiltà petesciana tramontata”,
del 2009,descrivono fatti che
rischiavano di perdersi, se affidati alla sola tradizione orale. Di oralità
fantasiosa è campionessa la signora Candida, che abita nella piazzetta
superiore. Altri personaggi : Lodovico
Lenzi, canonico e scrittore; Carlo
Valentini, scrittore; Padre Filippo Valentini;Marco Di Maggio, maestro; Benedetto Ludovisi, Sergente Maggiore,
morto nella guerra ’15-’18; Manasse (Filippo De Angelis)
tamburino; Dario Iori, maestro; Laura Cacurri-Valentini, “la maestra Laura”; Gastone Valentini, Generale, e l’autista della “Marozzi” Simone Lisi, che, il 13.12.1963, salvò
la vita a 50 passeggeri.
Ospitalità, piatti e dolci: Agriturismo “Fieramosca”. Lì e altrove, specie durante le feste e sagre: polenta con spuntature e castrato; frellengozzi (pasta casareccia);nociata ( con mandorle e
miele); pizza mezza-dolce di Pasqua. Nelle famiglie, a Pasqua, colazione
robusta, con pizza e salame. E’ in
programma l’”albergo diffuso”, col riuso delle case non abitate e in vendita.
Feste e Sagre. Festa della porchetta, in agosto (mese di feste, concerti in
piazza e sagre varie). Gioco dei ruoli con l’Organizzazione
“Staifuori!”,
che diverte gli sportivi mimando piccole azioni vagamente guerresche, accompagnate da corsi
di sopravvivenza, trekking e
passeggiate in canoa (campo di gioco
di 35.000 mq!).Festa del Santo Patrono S. Andrea: 30 novembre. Varie altre
feste.
Passeggiate e traversate. Da visitare, nelle vicinanze, i due castelli di
Collalto Sabino e Roccasinibalda .
Traversate tra i boschi e verso le cime della zona.
Come si arriva a Turania ( per
un’esperienza ricca di spunti storici e umani, da vivere senza fretta). Da Carsoli, percorrendo