SAN VITO ROMANO

 A cura di Giuseppe e Gina Cicolini                                                                                 

 Dove siamo. Alle pendici del Monte Manno, nei Monti Prenestini, sullo spartiacque tra Fosso di Capranica e Fiume Sacco (che qui ha la sua prima sorgente).  All’orizzonte, di fronte a S. Vito: Bellegra; poi Roiate, Monte Livata, la pianura  e, soprattutto, vallate di faggete e castagneti. L’agricoltura è ricca e produce ben oltre l’autosufficienza paesana. L’esposizione dell’abitato è solare e richiama la vita sana e confortevole, per giovani e anziani: una vera “stazione climatica”, come si sarebbe detto una volta...

Premessa

Visitare S. Vito Romano fa riconciliare con l’idea che l’hinterland romano è ancora sano, conserva bellezza storica, ambientale, aria pulita; artigianato, agricoltura, prodotti agro-alimentari genuini, e, appunto il turismo “di passaggio e di soggiorno-villeggiatura”.Fino agli anni ’80- ai quali seguirono quelli del “mordi e fuggi”- la villeggiatura lunga e tranquilla era tipica della bella stagione Sanvitese, con le passeggiate, il gelato, i giochi all’aperto. E inoltre, tre nuovi alberghi, il Teatro  Caesar, le piscine , alcuni club per villeggianti di lusso (come quello degli Ufficiali superiori delle Truppe Corazzate, del  Col. Chirivino) .Tutto trainato da Angelo De Paolis, imprenditore  dinamico, cineasta (con Stabilimenti cinematografici sulla Tiburtina), operatore turistico e suggeritore di un tracciato diretto per una superstrada  da Subiaco a Tivoli,Via Gerano. E ora? Tutto è in via di “rilancio”: le piscine, le ricerche archeologiche in località “ Le prata”e lo studio della figura e dell’opera di Guido Baccelli, sanvitese. Con un rinnovato turismo. I fatti ci sono, eccome. Ne sono garanti il Sindaco Amedeo Rossi e i suoi Assessori.                                                     Sguardo all’impianto urbanistico e alle singolarità dell’abitato.

Dopo aver passeggiato in libertà, ci si accorge che il paese ha tre spazi e tre “anime”, tenute insieme dal Palazzo Comunale, che è al centro . Il Castello Theodoli è un riferimento ineludibile. L’ ampia Via del Borgo Mario  è simile a un braccio; Piazza Roma è il palmo della mano, da cui partono le dita: cioè  il quadrivio, con in più Via dell’Olmata. L’analogia vale anche se paragoniamo Via Borgo Mario a un tronco, e le vie intorno a Piazza Roma,  ai rami. Il Castello, a forma di nave, oggi risulta in basso ed ha intorno a sé case e stradette: un Medioevo  percepito come realtà esclusiva e un po’ severa. Il maniero si ammira, girandoci intorno; non essendo pubblico, né aperto alle visite. Risalendo c’è “Borgo Mario”, via secentesca, ampia, progettata da un Theodoli architetto, per creare una “quinta teatrale” di case, idealmente rivolte, come in prospettiva, verso il fondale del Castello-nave.  In tempi moderni sembra che le stesse case si siano rivolte verso il nuovo, verso Largo Roma e in direzione dell’espansione edilizia del ‘900: Villa Baccelli, Via per Palestrina, Via per Tivoli e Bellegra, via dell’Olmata, Via dei Martiri. Borgo Mario è costeggiato da una fila di “fioriere” di stampo artistico, in graniglia rosa invetriata.  La zona secentesca si visita entrando negli slarghi, notando i portali, ammirando i “murales” tra cui la “Venditrice di uva” e il “Forno degli angeli”, da “Ruggeri”. Da Piazza Roma, tutto è più ampio, verso il Parco Castagneto “La Macchiarella”, le passeggiate, le terrazze-belvedere. Le tre parti di San Vito hanno ciascuna un proprio fascino.                                                                                                    Archeologia .Alla ricerca delle radici, il Comune ha incaricato l’Istituto di Archeologia della Sapienza per dare significato storico agli “affioramenti” delle “Prata”. Si vuole una risposta sull’esatta ubicazione dell’arcaica e misteriosa Vitellia.

LA STORIA

In origine era un dominio degli Equi. Si chiamava Vitellia? O era un semplice oppidum su uno sperone di roccia? Gli studiosi dovrebbero ormai decidere, anche in base alle nuove indagini archeologiche e storiche. Dopo la dominazione longobarda e le distruzioni “saracene”, sorse, con l’aiuto dei Benedettini, il Castum Sancti Viti.Nel 1180 subentrarono i Colonna, che eressero “la Difesa”, la “Porta dell’Ospedale” e la “Porta del Ponte”.Nel 1555 passò ai Massimo, che lo vendettero ai Theodoli nel 1575, per 20.000 scudi. Poi, varie vicissitudini fino al 1870 , nell’Italia Unita. Lo sviluppo effettivo del paese risale agli anni ’60.  S. Vito è attratta da Palestrina, ma con molti rapporti anche con Tivoli.

Medioevo e Popolo. Il taglio del bosco. Altrove vigeva l’uso civico del bosco comunale: i cittadini potevano liberamente far legna da un “quarto”. Qui, al contrario, il bosco giovava al patrimonio in dote a ogni neonato marchesino!

CASTELLO THEODOLI. Gli ultimi feudatari avevano l’hobby dell’architettura e dell’urbanistica. Alfonso Carlo - “Accademico di S. Luca”- ampliò il Castello in forma di nave, ne affrescò gli interni e vi sistemò una quadreria.                                       Sede, stemma comunale e gemellaggi .L’attuale Palazzo comunale è ricavato nel Monastero benedettino. Allora i monaci regolavano la vita di tutti, col tipico paternalismo medievale. Lo stemma richiama “l’alma colonna e ‘l verde lauro”. S. Vito è gemellata con gli altri Comuni italiani che hanno lo stesso nome, e in più con Sankt Weit im Muhlkreis - nel Distretto di Rohrbach - Alta Austria.

Il Ministro Guido Baccelli. E’ un sanvitese celebre, Ministro dell’Istruzione e dell’Agricoltura, la cui figura e opera saranno meglio valorizzate. Riformò l’Istruzione pubblica dotandola di programmi analitici. Istituì, il 21 novembre  1898, la prima “Festa dell’Albero”, da pochi anni ripristinata nelle scuole. A coronamento di quest’ opera di economia agraria e forestale , S. Vito ha inaugurato una Sezione di Istituto Agrario, a indirizzo “agro-tecnico e ambientale”.

ALTRI SANVITESI CELEBRI: I fondatori-feudatari Benedettini, i Colonna  ( tra i quali Oddone, poi Papa Martino V?) e i Theodoli ( tra cui Alfonso Carlo e Girolamo, architetti - costruttori); Santa Maria de Mattias, fondatrice delle Suore del Preziosissimo Sangue; Augusto e Pietro Baccelli; Famiglie Castellini, Ivella e Pacini; Angelo de Paolis; il “maestro” Angelo Mastrantonio (appassionato insegnante e amministratore comunale); l’ autore della “Storia dell’origine e progresso di Santo Vito di Palestrina” Giuseppe de’ Sallustj. Infine,la serie degli amministratori comunali e imprenditori, e Francesco Rocca,calciatore.

Cento sorgenti e Sorgente del Fiume Sacco. Nell’area ci sono ben cento sorgenti. Qui nasce il fiume Sacco, che poi viene inquinato (purtroppo), lontano, nella pianura industrializzata.

Santi  . I grandi Santi sono Biagio e Vito (il primo di origine armena; il secondo, Patrono del paese, nato a Mazara del Vallo). La festa patronale: il 15 giugno, con fiera.

Chiese: Santuario delle Madonna di Compigliano, fuori dell’abitato; all’ingresso del castello: Chiesa di S. Maria de Arce, con “pala d’altare” attribuita alla scuola del Maratta; S. Vito Martire, nella parte alta dell’abitato; S. Biagio Martire e Santi Sebastiano e Rocco, di forma ottagonale. Feste: 3 febbraio:  S. Biagio,  con fiera di merci e bestiame, e distribuzione di ciambelle all’anice; 15 giugno: Festa di S. Vito, con “infiorata” e processione; 16 agosto: Santi Sebastiano e Rocco;  il 22 agosto: Santuario della Madonna ( “Madonnina”)  di Compigliano;  8 dicembre: Immacolata,con processione. Sagre: della pizza e broccoletti; della primavera; della bruschetta; Festa degli Alberi (istituita, appunto, al sanvitese ministro Baccelli); festa dell’uva; Mostra dei Presepi ( di realizzazione artigianale).

Associazionismo. Pro loco (tel. 3355959441) Assess. Cultura e Turismo 338.4317965 e“Antica Vitellia”, “Lupo Alberto”, “Zitti tutti”,Macondo”, la compagnia teatrale  “ Y Cavon”, banda musicale “ Cav. Luigi Paolacci”, Coro Polifonico “ P.e A. Rocca”.

Dolcetti tipici. Amaretti,biscotti al latte, bombette, ciambelle al vino, ciambelloni e ciambelline, crostate con ricotta,fagottini, meringhe, paste al burro e di mandorle, savoiardi, mostaccioli, torta di mele, tozzetti ciambelle di S. Biagio, morsillitti, ciammelle al vino, panpepato. Tra i tanti “pani” i “cazzotti”. Forno”fornitissimo”, storico e “angelico”: Ruggeri (tel.06.9571135).

Piatti caratteristici: fettuccine al ragù, frittelli con fiori di zucca, polenta con salsicce, broccoletti, sagne, pagnottone, pizza lievitata,Ristoranti. Hotel “Il Castagneto”,  Hotel ristorante “Ai pini”,  Ristorante“La Sorgente” di Simona Diodati,  Ristorante“La tombola”. Pasticceria “Marina” e “La tana del Lupo”. Prodotti agricoli: olio, vini (tra cui “l’Uva pa’ ”). Curiosità. Un bello spirito sanvitese, macellaio e autista, girò per il paese su una vistosa spider con a bordo… un vitello. Choffeur di un ambasciatore, guidava spericolatamente per divertire il rampollo del diplomatico, spargendo il panico nei pedoni e inducendoli a rapidi esami di coscienza…

Come arrivarci: Da Tivoli e Via Empolitana; da Bellegra ;da Olevano Romano, da Palestrina.