INVITO A...

ROCCAGIOVINE

Che bel nome!  Che bel paesino! Godiamocelo così, visitandolo, senza tante complicazioni.

E godiamoci anche i suoi simboli: la dea Vacuna, il gallo dei Marchesi del Gallo, lo storace – arbusto verdissimo –, le tante leggende, la realtà dell’accoglienza ai visitatori, i cibi per loro e per tutti.

Per cominciare a conoscere Roccagiovine, ci sono due guide magnifiche: Guido Grisanti - già responsabile del Centro Visita del Parco- e Fidel MBanga-Bauna, col suo scritto su”Roccagiovine-Tesoro della Valle Ustica”.

Il sig. Guido “sa tutto” sul paese. Fidel – sì proprio lui, lo speaker poliglotta del TG tre Lazio , da sempre amico dei Raccatani- ha scritto pagine  con voli pindarici: i boschi sono per lui un Mare Mediterraneo verde; l’ambiente e la cultura sono due “picchetti d’onore”; la cucina è “un caratteristico ristorante animato da tutti gli abitanti, praticamente... a conduzione familiare”;i ruderi della Madonna di Ronci...

Allora non c’è altro da dire per invitare tutti a Roccagiovine? Altro che!

Roccagiovine: il nome deriva da Arx Junonis. Vi si venerava anche la dea sabino-laziale Vacuna, preposta al riposo dopo il raccolto. L’abitato si erge su uno sperone roccioso, intorno al Castello, con pittoreschi vicoli e scale che convergono nella Piazza Vacuna.

Leggende

Un nobile era a caccia nel bosco di Ronci ma non trovò selvaggina. Si arrabbiò al punto da invocare: colpirei anche il diavolo se capitasse!”. Il diavolo lo prese in parola e gli apparve. Il nobile si affrettò a invocare l’aiuto della Madonna, che si mostrò e lo salvò. Un po’ come nella poesia di Trilussa “L’ortolano e er diavolo”… Fece costruire una cappella che divenne poi un romitorio, nel quale si andava processionalmente ogni anno. Una notte alcuni zelanti “devoti” vicovaresi volevano portarsi via il quadro della Madonna di Ronci. Ma il trasporto fu impossibile perché il quadro pesava sempre di più. Di nuovo nelle mani dei Roccatani, il quadro ridivenne trasportabilissimo. Il punto in cui il quadro si fermò, si chiama ancora oggi “nzinocchiaturu” (inginocchiatoio), perché lì le piante crescevano e crescono inclinate, come in ginocchio. Oltre i santi non mancavano i briganti: Questi ultimi praticavano grassazioni e ricatti. Qualche complice del luogo li avvertiva dell’arrivo della guardie pontificie, pare, col grido”Er volatu er farcu ar licinettaaa...”. Geremia e Fontana erano briganti che si spostavano tra queste  montagne. Uno dei due, quando si faceva vedere, mostrava un pezzo di orecchio umano attaccato alla falda del cappello! Angelo Fama, poi, si vantava scrivendo sui tronchi d’albero: “Qui passò un giorno Angelo Fama”. Dove si va a cacciare la vanità! I tesori di questi briganti sono nascosti in zona: nei tronchi cavi di vecchi alberi, nelle fonditure delle rocce, in grotte e buche. Sembrerebbe facile ritrovare questi tesori. Ci hanno provato, scavando in località A vena ‘e ll’oro”, ma finora senza esito. Tra le rocce di notte si udivano grida di streghe notturne, riunite nel sabba, e soprattutto l’urlo del mago Traballante,con le immagini terribili della Pantasema e di Ciacciaccu. La notte di Natale i bambini piccoli non dovevano essere lasciati soli, pena il loro rapimento. Di notte le criniere dei cavalli erano misteriosamente intrecciate. Dalle streghe?  Affermano che questa faccenda delle criniere intrecciate sia proprio vera! Anche la caccia al lupo avevano qualche lato di avventura. Dopo le battute fortunate, i cacciatori passavano a raccogliere doni dai contadini-pastori.

Storia e storia sociale.

Abbiano detto dei resti del Neolitico. Si vorrebbe conoscere l’ubicazione esatta del tempio di Vacuna.Una lapide dell’Imperatore Vespasiano ricorda il restauro di un antichissimo tempio della Vittoria. Una colonna (del tempio di Vacuna?) è stata sormontata dalla Croce, a ringraziamento per la salvezza da una peste. In una di queste pestilenze si salvarono solo di due “focolari”: le famiglie Cocchieri e Troiani, che trovarono rifugio nella chiesa di S. Maria sopra le Case . Il paese dovette essere ripopolato a cura del feudatario Nunez Sanchez, di origine portoghese.

 In precedenza si erano avvicendati come feudatari: i monaci di S. Scolastica in Subiaco, gli Orsini, i Borghese. I Nunez Sanchez cedettero il castello e l’autorità ai Marchesi Del Gallo che aggiunsero al titolo “di Roccagiovine”.I discendenti sono i proprietari attuali del Castello, in cui ospitano un ristorante, ed anche feste ed “eventi”. Tutte iniziative di grande richiamo turistico.

Sembrerebbe una storia  analoga a quella di tanti altri paesi della Valle dell’Aniene. Ma vale la pena di accennare alla “storia sociale” di Roccagiovine.Un Consiglio, due Priori e un Segretario davano una parvenza di autonomia della comunità. Nei fatti spesso sorgevano liti giudiziarie per la difesa del popolo contro balzelli e “corvée” (una giornata di lavoro non pagato per ogni uomo e due per ogni somaro) a beneficio del feudatario, o per reclamare diritti di pascolo e di raccolta delle fragole. Anche allora “ce n’erano di giudici” in Roma e presso la Congregazione del Buon Governo di Roma e Comarca!

Ma il popolo finiva quasi sempre per aver torto. O aveva ragione solo sulla carta. Erano “aneliti di libertà”, come direbbe Alessandro Scafetta, che ha studiato gli stessi fatti relativamente a Tagliacozzo e Subiaco.Uno scossone fu l’”albero della libertà” ispirato dalla Rivoluzione Francese e l’affissione di manifesto manoscritto inneggiante alla rivolta contro le tasse reintrodotte col ritorno di Pio IX. Ma pochissimi sapevano leggere...

Un vanto è l’aver salvato dalla persecuzione nazifascista la famiglia ebrea tiburtina di Marco Segré, fratello di Emilio, futuro premio Nobel per la fisica.

L’epopea del cibo

Dopo l’elogio di MBanga-Bauna, segnaliamo per i buongustai: fettuccine di ogni tipo; dolci; ciambelle con l’anice, pizze lievite; castagne (con relativa sagra annuale). Tutto si riassume nei “Sapori ... in fiera”.  Ristoranti: Ristorante e locanda del Castello Orsini;Il Castagneto;La Fonte; Casa di Orazio( bed and breakfast). E inoltre, forni rinomati.

Feste ed eventi

Festa della Madonna di Ronci,con processione alla luce di torce (maggio)

S. Nicola di Bari; Corpus Domini, con Infiorata; Madonna della Neve (patrona, prima domenica di agosto); gemellaggio con Dampierre  Les Conflans (Francia); cena in piazza per l’addio all’estate; sagra della castagna (con gare podistiche e mostre varie, in ottobre).

Un unicum è la mostra mercato annuale nazionale del COLTELLO D’ARTE, al Castello ( ultimo fine-settimana di ottobre)

Informazioni turistiche: Comune tel.0774.498331.

Passeggiate e traversate

Partendo a piedi da Piazza Vacuna vi vengono incontro castagneti, querce, carpini neri, alberi di Giuda e ornielli. Dopo S. Maria sopra le case, si va per boschi sotto il Monte Lucretile, verso Fosso Canapine e Prato delle Forme. Ci si può imbattere in esemplari di coturnice, tasso, istrice, puzzola, merlo acquaiolo, lepre e martora. Ma sono visibili anche  picchio muratore, poiana, sparviero e picchio verde. L’aquila reale, in pochi esemplari, è una presenza sempre evocata,  in un’ area più vasta. E’avvistabile nella vicina Civitella di Licenza. Una breve passeggiata porta al Ninfeo degli Orsini (la Fons Bandusiae di Orazio); i ruderi della Villa di Orazio; l’intero Parco dei Monti Lucretili.E’ bene munirsi di una macchina fotografica o altra “camera”.

La flora conta sui gigli martagoni, zafferanastri gialli, narcisi e il famoso storace, che è anche simbolo del Parco dei Lucretili.

Monumenti e arte

Il Castello Orsini (ora Del Gallo), con annessa chiesa; la chiesetta dei Flagellanti ( con affreschi del ‘700), la fontana della Piazza ( che racconta la storia del Paese, attraverso le lapidi dedicatorie e la cronologia).

L’intero complesso abitato è, a suo modo, un monumento intangibile, ma da visitare!

Come si arriva a Roccagiovine

Dalla Via Tiburtina:all’altezza di S. Cosimato, imboccare la Via Licinese, per 5 km: dall’autostrada A-24: uscita a Vicovaro-Mandela, poi Via Licinese.

La musa paesana

Il piccolo paese della Rocca

è composto da poche persone,

d’invero ce l’avemo un po’ de fiocca

poi c’i avemo le giornate bone.

Quando viene marzo e aprile

tutto torna a fiorire…”.

G.C.