Invito a...
“A’
rivinutu Stefanu alla
Rocca,
l’ha reportate le belle canzuni....”.
Così cantavano fino ai primi
del Novecento i mille e più “Roccatani” di Rocca Santo Stefano.
Allora così arrivavano le
novità da Roma, Tivoli e Subiaco. Adesso, oltre a
radio, televisioni e Internet, per fortuna arrivano anche le persone e i gruppi
in visita turistica. Vi si giunge attraverso
Castello, antiche chiese, un
centro storico intatto, castagne “marroni” e “gnoccacci”: sono le specialità del luogo in grado di
attirare ogni turista. E poi boschi di castagni e
lecci tutto intorno.
La valle della Cona era la
via più breve per raggiungere
Il paese si è attrezzato per
ogni esigenza del turista: ristoranti Alberobello
e The King, Forno Colanera
per acquistare pane,gnoccacci,
salame del re e pizze di Pasqua. E poi, visite nel centro
storico, al vicino Sacro Ritiro Francescano, sulla via
per Bellegra.
Per le informazioni
turistiche, culturali e gastronomiche ci si può rivolgere al cortese impiegato
comunale Benedetto Ciancarella tel.06.9567304,
fax 06.9567373 mail comune.roccasantostefano@tin.it.
Ma andiamo con ordine.
Il primo nome di Rocca Santo
Stefano fu Rocca d’Equi. Nel ‘500 d.C. la popolazione, dapprima sparsa, si riunì intorno
alla chiesa di Santo Stefano e al Castello. Il Rio Trave separava il territorio
appartenente al Benedettini di Subiaco
dalla Diocesi di Palestrina. Nei pressi c’era il
paesino di Toccianello, che si ribellò ai monaci a
causa della sgradita gabella. La popolazione, guidata dalla
mitica Rosa si rifugiò nella Rocca Santo Stefano, che divenne più forte.
Intorno al Castello sorsero molte case e un lazzaretto.Con
il passaggio del feudo alla famiglia nobiliare CECI (poi Ceci-Bove),
Rocca Santo Stefano assunse definitivamente questo nome. Il resto della storia
è legato alle vicende dello Stato Pontificio e, dal 1870, dello Stato Italiano, come Comune autonomo(tranne un breve periodo
in cui fu Frazione di Bellegra).
La leggenda narra che in
località Morra Coperta si nascondesse un tesoro
in marenghi d’oro, con un fraticello-guardiano che impediva a chiunque di
avvicinarsi. Questa fortuna nascosta in
un pozzetto ancora deve essere rinvenuta... Chissà!
Più concretamente, la
fortuna consiste nelle attrattive turistiche e culturali: in particolare le
chiese di Santo Stefano e
di Santa Maria Assunta e il Castello,
ora di proprietà della Parrocchia
La festa grande – patronale
- è il 3 agosto, con processione e giochi; oltre alla festa del 26 dicembre.
Nel giorno del Corpus Domini c’è l’Infiorata, a cui artisti-allestitori
si sono esibiti anche al festival di Pietra Ligure. Perché la loro opera regge
il confronto con le Infiorate di Genzano e Gerano
Antichi mestieri , legati all’abbondanza di legname ed erano “bottari” e “tinozzari”:
e non si sono perduti del tutto.Così pure “arche”
e cesti di vimini.
Personaggi storici famosi
sono: la ricca signora Rosa - che, come abbiamo visto, venne da Toccianello; il Padre Pellegrino Ernetti, già
docente di canto gregoriano alla Fondazione Cini
nell’Isola di S. Giorgio Maggiore a Venezia, autore d’importanti pubblicazioni.
Oggi è in attività una Banda Musicale e il Coro polifonico “S. Sebastiano”.
Altro personaggio notevole fu Mons.
Mariani, nell’Ottocento proprietario di tutta la piana e generoso con i Roccatani.
E poi c’è un albero, anzi l’ ALBEROBELLO, un leccio storico si può definire
anch’esso un “personaggio”. Oggi i forestali lo definirebbero un “patriarca”.Figurava già nell’affresco settecentesco col panorama di
Rocca S. Stefano nella Rocca Abbaziale di Subiaco,
quasi simbolo
del paese. Trasformato, curato, con la chioma squadrata, è ancora lì, ad
abbellire il gran ristorante.
Da Rocca
S. Stefano si può visitare Bellegra (a