UNIVERSITA’ POPOLARE DI SUBIACO            

TRADIZIONI RELIGIOSE POPOLARI A SUBIACO

                                           

LA DEVOZIONE ALLA SS. TRINITA’

 

(RACCOLTA DI DOCUMENTI commentati a cura dell’Università Popolare di Subiaco)

 

Dal “Manuale di FILOTEA” - del 1901 - sull’AMORE DI DIO, libro di devozioni popolari, in uso in molte famiglie, specialmente in quelle in cui si sapeva leggere correntemente abbiamo tratto passi relativi della devozione alla SS. Trinità.

Le famiglie meno letterate, in cui si leggeva non po’ stentatamente, usavano le immancabili “MASSIME ETERNE”, stampate con caratteri molto grandi. Dai genitori si ereditavano anche le “devozioni” e l’appartenenza a qualche Confraternita.

A Subiaco e in molti Comuni di una vastissima cerchia intorno a Vallepietra (nel Lazio, Abbruzzo, Molise, Campania…) la vita della speciale Confraternita ha radici molto profonde nella tradizione, ha avuto ed ha una vita fiorente con un Pellegrinaggio, che registra una impressionante fedeltà nel corso di molti secoli.

E molto partecipato anche da chi non si reca personalmente al santuario.

Gli aderenti alla Confraternita sono mossi da un’aspirazione spirituale profonda: ci si salva per la Grazia di Dio e le buone opere,  cioè con una vita cristiana vissuta anche comunitariamente. Il pellegrinaggio è manifestazione pubblica di Fede, penitenza, sacrificio, ma è anche festa e quindi un modo per rinsaldare l’amicizia e la solidarietà tra i fedeli. E tutto il popolo cristiano condivide in qualche modo queste convinzioni profonde.

 

Dalla “FILOTEA” riportiamo le pagine dedicate alla SS. TRINITA’.

Esse rappresentano le convinzioni comuni, approvate dalla Chiesa, circa questa devozione. Su questa base si sono sviluppati le storie delle varie Confraternite e delle “compagnie” del Pellegrinaggio al Santuario di Vallepietra

 

“DIVOZIONE DELLA SS. TRINITA’

Istituzione della festa della SS. Trinità

 

La SS. Trinità è il primo soggetto a cui si riferiscono tutte le solennità e tutte le pratiche della nostra SS. Religione.

I santi che noi onoriamo, la beatissima Vergine a cui prestiamo un culto tutto speciale, Gesù Cristo medesimo, che sotto tanti rapporti e adoriamo e invochiamo, non sono che mediatori e direi quasi gradini di cui ci serviamo per elevarci fino al trono della Trinità per cui si intende un Dio solo in tre persone egualmente divine, realmente distinte,ma così uguali tra loro in essenza, in potenza, in perfezione, da non costituire che una sola, una medesima divinità. Questo è il mistero fondamentale del Cristianesimo, che ci venne ricordato fin dal momento della nostra spirituale rigenerazione, non potendosi  amministrare validamente il Battesimo se non in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. La Santa Chiesa non comincia e non termina alcun atto, alcuna preghiera se non con questa invocazione, e in questo nome: Se ha stabilito nel segno della Santa Croce un segno parziale con cui distinguere da tutti gli altri i veri suoi figli, e ricordar loro il gran prezzo con cui furon redenti, questo è ricordare le Tre Divine persone, le loro  interne emanazioni coi relativi rapporti, e la loro esterna cooperazione al nostro comune riscatto. Né paga di questo, ha istituito, fino dai tempi apostolici, una particolar formola di lode a Dio denominata Gloria Patri per onorare in modo speciale il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo: e il Papa S. Damaso nel 368 ha stabilito che con questa formola si terminasse tutti i Salmi: il che si fece poi con tutti gli inni e gli altri cantici. Il Concilio Toledano IV zelò per modo questa osservanza, che al capo XII dichiarò privo della Comunione ogni ecclesiastico che la trascurasse.

         La festa adunque della SS. Trinità, a parlar propriamente, è una festa continuata in tutti i giorni, né interrotta un solo momento, per cui diceva Alessandro III, il quale occupò la Cattedra di S. Pietro dall’anno 1159 al 1181: “ La Chiesa Romana non ha una festa particolare in onore della SS: Trinità, perché dessa si può dir celebrata ogni giorno e ogni ora, non essendovi sacra officiatura in cui non si celebri e non s’ intenda per primo ed ultimo scopo la glorificazione della SS. Trinità”. Tanto più che mentre la pietà dei fedeli ha consacrato ogni giorno della settimana a qualche oggetto particolare, cioè il Lunedì alle Anime del Purgatorio, il Martedì all’Angelo Custode, il Mercoledì a S. Giuseppe, il Giovedì al SS. Sacramento, il Venerdì alla Passione di N.S. Gesù Cristo, il Sabato alla Madonna, ha sempre riservato la Domenica al culto speciale a Dio, che è quanto dire alla santissima Trinità, onde rendere particolari omaggi di ringraziamento al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo per tanti favori che si degnarono impartirci dalla Creazione, colla Redenzione, colla Santificazione, non che per le tante grazie che ci fanno continuamente e non lasceranno di farci fino al perfetto conseguimento del nostro ultimo fine e per tutto il giro dei secoli.

Tuttavia al principio del secolo XVI, la Santa Chiesa, per mezzo del Papa Giovanni XXII (1316), ha stimato opportuno di ordinare in tutto il mondo cattolico,in onore della SS.Trinità, quella festa speciale che noi siamo soliti a celebrare nella prima Domenica di Pentecoste. E ciò per tre ragioni:l. Per dare un nuovo alimento alla pietà dei fedeli; 2. per ravvivare la loro fede nel primo fondamentale  mistero che si può dire il punto essenziale della Religione; 3. per ricordare al tutto il mondo: che tutte le pratiche del suo culto non hanno altro oggetto, altro termine fuorché l’onore e la gloria della SS. Trinità, sorgente d’ogni grazia e d’ogni bene così nel tempo come nell’eternità.

ANTICHITA’ DI QUESTA FESTA

-Fin dal principio del secolo nono, questa festa celebravasi in Francia;

-Stefano Vescovo di Liegi, verso l’anno 820 ne compose l’ufficiatura;

-E prima di lui nel 579, Pelagio II ne aveva composto il Prefazio. Desso a quell’epoca era una semplice dichiarazione di fede cattolica che si faceva professare a coloro che abjuravano l’eresia;

-L’abbate Ruperto nel principio del secolo XII riferisce che la festa della SS. Trinità si celebrava in tutte le diocesi di Francia……. anche in due volte nell’anno, cioè la prima e l’ultima domenica dopo Pentecoste, chiamandosi l’una la SS. Trinità dell’estate, l’altra la SS. Trinità dell’Inverno.

 

GLORIFICATORI SPECIALI DELLA SS. TRINITA’

 

-Sant’Atanasio patriarca d’Alessandria, Sant’Italio di Poitiers; Santa Barbara martire; S. Tommaso di Cantorbery; S. Giovanni di Matha; i monaci di Cluny; S. Francesco d’Assisi; i Trinitari sono un Ordine religioso fondato sotto gli auspici della SS. Trinità da S. Giovanni de Matha e S. Felice di Valois nell’anno 1198, allo scopo di riscattare i cristiani, gementi schiavi tra gli infedeli. Dessi sono vestiti di bianco e portano sul petto una specie di croce a due colori, cioè rosso e azzurro,ritenendo che questi tre colori bianco rosso e celeste siano opportuni a rappresentare il mistero della santissima Trinità;

-lo stesso protestante Leibnizio, il più grande scienziato d’Europa al principio del secolo XVII, aveva una venerazione così profondo per la SS. Trinità, che compose un trattato apposta per difendere il dogma da tutti gli attacchi di coloro che osan negarlo.

 

INDULGENZE PEI DIVOTI DELLA SS. TRINITA’

 

-Clemente XIV, con Decreto 6 giugno 1769, concesse a chiunque sinceramente pentito recita l’angelico Trisagio: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio degli eserciti: piena è la terra della tua gloria: Gloria al Padre, Gloria al Figlio, Gloria allo Spirito Santo.

-lo stesso Pontefice, con Decreto 26 giugno 1770, concesse la Plenaria indulgenza una volta al mese in un giorno ad arbitrio a chi l’avrà recitato per un mese e confessato e comunicato avrà pregato secondo la mente di Sua Santità;

-Pio VII, con Decreto 11 luglio 1815 concesse a coloro che reciteranno alla mattina, mezzodì e sera, tre GLORIA….

-Pio IX, con Decreto 8 agosto 1847, a chi in pubblico o in privato faccia un triduo o novena in onore della SS. Trinità;

-lo stesso Pontefice, con Breve 28 luglio 1863, concesse l’indulgenza di 50 giorni ogni qualvolta che con cuore contrito si faccia il segno della croce coll’invocazione: “In nome del Padre, ecc, e con altro breve 23 marzo 1866, Indulgenza di 100 giorni ogni volta lo si faccia con l’acqua benedetta.

 

CASTIGHI AGLI INDIVOTI DELLA SS. TRINITA’

-         vi incorsero: il re Chilperìco, per un errore in cui era caduto relativamente alla SS. Trinità;

-         Cosroe re dei Persiani perché invase la Giudea,spogliò Gerusalemme; fece trucidare novanta mila cristiani; fece costruire nel suo palazzo una sala di figura sferica per rappresentar l’universo, nel cui mezzo egli potesse comparire siccome un Dio.

 

LE IMMAGINI DELLA SS. TRINITA’

 

Le divine persone non si possono dipingere se non in quelle figure che assunsero quando si resero visibili agli uomini. Quindi il Padre non può essere rappresentato che in un vecchio venerando, giusta la profezia di Daniele che lo chiama l’Antico dei giorni.

Lo Spirito Santo può effigiarsi o in una fiamma come apparve agli Apostoli, o meglio una colomba come fu decretato nel II Concilio Niceno, dacché sotto questo simbolo apparve sul capo di Gesù Cristo quando fu battezzato al Giordano: non occorre parlare del Figlio perché, essendo Egli incarnato nella pienezza dei tempi, non si può dipingere altrimenti che in forma d’uomo o penante o glorioso, come meglio si crede. La Chiesa ha sempre disapprovato quelle immagini in cui la SS. Trinità è rappresentata con figure diverse dalle indicate.

Urbano VII, con decreto 11 agosto 1628, ordinò che fosser bruciate quelle immagini in cui la SS. Trinità è rappresentata in un uomo avente tre facce distinte con quattro occhi: e Benedetto XIV dichiarò anticanonica la SS. Trinità raffigurata in tre distinti uomini, aventi tutta una uguale anzi identica fisionomia, dacché lo Spirito Santo non si è mai fatto vedere in forma di uomo, e i tre Angeli apparsi ad Abramo, se erano sotto qualche rapporto un simbolo della Trinità, erano tre distinti angeli, non già le tre Divine Persone.

 

CONSIDERAZIONI MORALI SU QUESTO ARGOMENTO

 

     Si possono nella circostanza di sì grande mistero, considerare tre TRINITA': una in Dio e due nell’uomo. In Dio è inverata, e sono le tre Divine Persone, e un solo Dio.

Nell’uomo… tre potenze:Memoria, Intelletto e Volontà; tre potenze e un’anima sola. L’altra è prodotta dal peccato: e sono le tre concupiscenze di cui parla S. Giovanni, cioè la concupiscenza degli Onori, delle Ricchezze, dei Piaceri, ossia superbia, avarizia, sensualità, tre concupiscenze dell’uomo che non formano tre uomini, ma che si trovano in un solo stesso uomo.

La prima Trinità, che è quella di Dio, deve adorarsi con ferma fede;

La seconda “Trinità”, che è quella dell’uomo, deve santificarsi con sollecita attenzione, non trascurarsi con dannosa oziosità;

La terza “Trinità” che è quella che nell’uomo è prodotta dal peccato, si deve combattere con guerra incessante, non secondarsi con colpevole condiscendenza.

 

 

 

TRIDUO O NOVENA DELLA SS. TRINITA’

 

Alle tre divine Persone

Al Padre

Al Figliuolo

Allo Spirito Santo

 

NOVENA PIÙ BREVE

 

ATTO DI RIPARAZIONE CONTRO LE BESTEMMIE

per cui Pio VII, 23 luglio 1801, concesse indulgenze, confermate da altri Pontefici a chi avrà recitato per un mese, purché conf. e comun: visiti una pubblica Chiesa e vi preghi secondo la mente di S.S.

DIO sia benedetto.

Benedetto il suo santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo

 

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IL SANTUARIO DELLA SS. TRINITA’ Vallepietra (Roma)

Diocesi di ANAGNI-Alatri, ma con un fortissimo legame con  Subiaco - Confraternita e popolo - ( e con molte altre popolazioni del Centro-Italia….)

 

Notizie sul Santuario (desunte dal “ Calendario” 2006)

Il Santuario della SS. Trinità sorge su una punta estrema della provincia di Roma, a soli 2 km dal confine del Lazio con l’Abruzzo, in fondo alla “valle santa”, conosciuta in tutto il mondo per i monasteri benedettini di Subiaco: E’ situato nel Comune di Vallepietra, a 1337 metri s.l.m. sul fianco meridionale del Colle della Tagliata (1654 m), contrafforte del monte Autore (1853 m).

I monti circostanti sono i Simbruini; nella valle, ai piedi del Santuario, nasce il Simbrivio, affluente dell’Aniene. Oggi, le purissime acque del Simbrivio sono quasi tutte immesse in acquedotti e vanno a dissetare gli abitanti delle province di Frosinone, Roma e Latina.

L’abbondanza delle acque nei pressi del Santuario ha ispirato il canto:

           Scorre l’acqua da ogni parte/ quanto più la gente arriva.

          Dallo scoglio onde deriva/ chi si vuole dissetar?

 

 

quasi a significare che essa scaturisce dal Santuario di Dio, autore e sorgente di quella vita di cui l’acqua è l’elemento indispensabile.

Al pellegrino che, dopo un viaggio disagiato, giunge nei pressi del Santuario, si presenta lo spettacolo impressionante dello Scoglio, roccia tagliata strapiombo, alto oltre 300 metri, che si apre a metà altezza  in uno stretto piazzale su cui poggia il piccolo Santuario. La lunghezza dello strapiombo è di circa 1000 metri. Dallo scoglio il panorama spinge l’animo a cogliere le meraviglie del creato: si vedono Vallepietra, la valle del Simbrivio, gli Ernici, i Lepini, che impediscono la vista del mar Tirreno.

Nel piazzale sorgono diversi centri di devozione. La zona che li racchiude è  “zona sacra” e spesso risuona di melodiosi canti sacri tradizionali, ripetuti con insistente devozione dalle “Compagnie” dei pellegrini.

Luoghi di devozione sono: la Chiesetta-Santuario della SS. Trinità; nel piano sottostante, la Cappella del Crocifisso o cappella feriale; la Cappellina di S. Anna e la Cappellina di S. Giuseppe per l’Adorazione eucaristica .

Nel 2003 sono stati inaugurati i locali del museo. I pellegrini, attraverso un percorso obbligato, possono trovare in queste nuove sale museali ex_voto, oggetti di culto e documenti inerenti la storia del Santuario.

Il 2 ottobre 2005, in ricordo della visita di Giovanni Paolo II al Santuario della SS. Trinità, è stato inaugurato l’Ostello a lui dedicato, che può accogliere fino a 20 ospiti.

 

CENTRO DI FEDE E SPIRITUALITA’

L’immagine venerata nel santuario è un antichissimo affresco rappresentante la SS.Trinità, cioè Dio uno nella natura, ma distinto in Tre Persone: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.

Dio, Uno e Trino è la verità più alta della religione cristiana e il suo più profondo mistero; con la mente non riusciamo a comprendere, ma la fede ce lo fa accettare. Lo crediamo perché apertamente Gesù ne ha parlato nella sua vita terrena e la Chiesa ce lo insegna fondandosi sul Vangelo.

Il Santuario di Vallepietra è forse l’unico nel mondo occidentale dedicato e intitolato alla SS. Trinità ed è meta da molti secoli di folle di popolo devoto.

La santità e l’infinita grandezza di Dio, rese qui quasi sensibili dall’imponenza dell’ambiente che circonda il Santuario, fanno sentire al visitatore la propria piccolezza e povertà morale e sono un forte richiamo a meditare le parole di Dio: Siate santi, poiché Io sono santo (Lv 20, 26).

 Tanti, colpiti, rientrano in se stessi e… finiscono al confessionale, sempre accessibile, disposti a condannare il passato e riallacciare il contatto con Dio.

Quello del ritorno a Dio e dell’incontro con Lui è da sempre il vero scopo del Pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità, tanto da aver dato vita, da oltre due secoli, al rito paraliturgico del Pianto delle Zitelle,singolare rappresentazione sacra cantata dalle “zitelle” (giovani donne o ragazze di Vallepietra), le quali -reggendo ognuna un simbolo della Passione di Cristo - ne rievocano con intensità ogni momento.

Il canto culmina nel pianto della Maddalena e nello straziante lamento della Madonna, e termina con l’invito al pentimento e alla riconciliazione con il Padre.

 

STORIA E TRADIZIONI

 

Sull’origine del Santuario si hanno due tradizioni e poche, incerte notizie storiche.

La prima tradizione, di chiara origine popolare, narra di un contadino, il quale, mentre arava i campi della Tagliata, vide i buoi improvvisamente fuggire e precipitare nel vicino strapiombo. L’aratro rimase aggrappato alla roccia a metà altezza; il pastore invocò con fede e fervore la SS. Trinità e, sul ripiano del Santuario, ritrovò i buoi vivi e sani, che adoravano l’immagine della Trinità dipinta nella grotta.

La seconda tradizione , di origine letteraria, scritta su una pergamena che l’Abate del Santuario, Salvatore Mercuri (morto nel 1925) affermava di aver letto, prima che andasse bruciata, narra di due Ravennati, che, per sfuggire alla persecuzione, da Roma si rifugiarono al Santuario, dove furono visitati dagli Apostoli Pietro e Giovanni ed ebbero l’apparizione della Trinità.

In genere gli studiosi ritengono che il Santuario sia sorto su un antico tempietto pagano ( fino al 1873 sono stati rinvenuti reperti di epoca romana: marmi, frammenti di lapidi, monete di età imperiale). Altri studiosi asseriscono che il Santuario sia stato fondato dai Benedettini di Subiaco o da monaci basiliani rifugiato nella grotta, che sarebbero anche gli autori dell’affresco della Trinità; altri ancora ritengono fondatore del Santuario S. Domenico di Sora o di Cocullo (morto nel 1031).

 

 

 

 

CANZONETTA IN LODE DELLA SS.ma TRINITA’

( che si stampava  a Subiaco, nell’antica tipografia Angelucci - che si trovava in Via Cadorna- ad uso dei Pellegrini di Subiaco e di passaggio nella loro lunga camminata: da 7 a 10 ore di cammino e più… verso il Santuario). Le “Compagnie”- costituite dai soci delle speciale Confraternita presente in molti paesi- camminavano liberamente, ma, in vicinanza di centri abitati e di Chiese i pellegrini si ricomponevano in processione e cantavano:

 

Tutti quanti genuflessi

Siamo noi qui venuti

Onde tutti noi ci aiuti

La Santissima Trinità.

Il popolo risponde in ogni strofa:

Viva, viva, sempre viva

Quelle Tre Person Divine

Quelle Tre Person Divine

La Santissima Trinità.

 

Ed il Padre con il Figlio

 E lo Spirito Santo ancora

Tre Person da noi si adora

 Nell’istessa maestà.

 

Ed il Padre con il Figlio

E lo spirito Santo ancora

Tre Person da noi si adora

Nell’istessa Potestà.

 

E lo Spirito, Figlio e Padre

Sono uno in tre Persone

Nel sentir tale canzone

O che gran solennità.

 

Oh mistero incomprensibile

Da stupir tutta la gente

Un gran Dio onnipotente

In tre rami si formò.

 

Ed è sempre quell’istesso

In qual ramo si compose,

Un sol Dio in Tre Persone

Nell’istessa ugualità.

 

Oh felice e buon pastore

Fu per te quel dì beato

Testimonio fu l’aratro

Che in aria si fermò.

Due bovi in tanta altezza

Son caduti sopra i sassi,

riprendendo i loro passi

Si rimisero a pascolar.

 

Ecco appunto che veniva

Il devoto già pregava

E la Triade invocava

Che lo venne a liberar.

 

Vide già le Tre Persone

Tutte e tre di una fattura

Tutte e tre di una misura,

nell’istessa potestà.

 

A tal vista risplendente

Non curò tosto paura

Ma una fede l’assicura

Per più credere e sperar.

 

Verso te voltò le luci

L’uomo oppresso dalla sete,

Ecco subito le pietre

Versar l’acqua in quantità.

 

Vallepietra che scriveva

Le notizie le mandava

E la Triade palesava

Da per tutte le città.

 

O che scoglio fortunato

Da venire a visitare

E con fede ad adorare

Il supremo Salvator.

 

Fu miracolo evidente

Che ogni anno si rinnova

Ed ognun le grazie prova

Dalla Santa Trinità.

 

Scorre l’acqua da ogni parte

Quanto più la gente arriva;

Dallo scoglio onde deriva

Chi si vuole dissetar?

 

Ecco il popolo devoto

Corre presto in un istante

E con fede al Padre amante

Porge preghi con fervor.

 

Voi correte sordi e muti

Ciechi e storpi e desolati

Che sarete risanati

Dall’immensa Trinità.

 

Sempre noi con viva fede

Ed uniti alla speranza

Non facciamo ritardanza

Gioirne al nostro Creator.

 

E con fede e con rispetto

Veneriamolo di cuore

Padre Figlio e il grande Amore

Che la luce a noi donò.

 

O fedeli, tutti uniti.

Deh preghiamo genuflessi

Adoriamo tra noi stessi

Il gran Padre dell’amor.

 

Non facciamo come alcuni

Che pur mancano di fede

Chi non corre chi non crede

All’immensa Trinità?

 

Come il giorno di sua fede

Molti restano e non vanno

Che temendo alcun malanno

Di ricevere quel dì.

 

Ma il verace e buon devoto

Presto corre e non  si arresta,

non temendo la tempesta

Se vedesse di venir.

 

Gente son di poca fede

Che il gran Dio nulla si cura

Mentre mettonsi paura

Di pericoli incontrar.

 

E perciò tutti corriamo

Adorar le Tre Persone

E con santa devozione

Le dobbiamo ossequiar.

 

Ché se noi così facciamo

O fedeli immantinente

La gran Triade Possente

Le sue grazie a noi farà.

 

 

 

(Qui ci conviene sottolineare  una speciale  “lascito” tradizionale, all’interno del ricordo diffuso di questa “Canzonetta”.

Sono diventate forme proverbiali, che non si possono non conoscere….,  semplificate dal dialetto:

“Tutti quanti gianuflessi”                                                   “Ogni anno si rinnova..”                                                        “Oh mistero incomprensibbele”

“Scorre l’acqua da ogni parte”

“ Non facciamo come alcuni”

“ Gente son di poca fede” .

Queste frasette si ripetono anche in situazioni della vita non legate al Pellegrinaggio, e questo dimostra come la tradizione sia presente in profondità nella memoria condivisa dei Sublacensi….Almeno di quelli più anziani).

 

 

IL CANTO

I PELLEGRINI AL SANTUARIO DELLA SS. TRINITA’

 

Si ripete ad ogni strofa:

 

Su, fedeli, ripetiamo

Con amore e fede viva:

Viva sempre, sempre evviva

La Santissima Trinità.

 

Lode a Dio nell’alto empiro

Ripetete o serafini:

Gloria e onore , o Pellegrini

Date all’alma Trinità.

Il Trisagio sempiterno

Della terra dei viventi

Ripetiamo noi redenti

All’eccelsa Trinità.

Come l’inno dei Beati

Al Gran Dio tre volte Santo

E’ gradito l’umil canto

Dell’afflitta umanità.

 

 

 Picciol tempio in Vallepietra

Sorge a pié di rupe immensa

Quivi grazie a noi dispensa

Del buon Dio la carità.

 

Là sul monte il pellegrino

Della gioia nell’ebbrezza

Di sudori e di stanchezza

La memoria più non ha.

 

Vede il cor del più fedele

Il Calvario in quell’asprezza.

Della rupe nell’ampiezza

La divina immensità.

 

L’echeggiar di quei macigni                                                

 Par che additi a noi meschini

L’innegiar dei Cherubini

All’eterna Maestà.

 

Fin da secoli remoti

Vide l’uomo in quelle mura                                                   

 Una languida figura

Dell’arcana Verità.

 

All’immagin veneranda

Mentre abbiamo il guardo fisso

L’alma è assorta in un abisso

Di sapienza e di bontà.

 

Ossequenti al gran mistero

Che la fede ci propone,

Solo un Dio, ma in Tre persone

Adoriam con umiltà.

 

Come ai figli d’Israello                                                             

Dié la rupe un’ampia fonte

Della Triade l’alto monte

Acqua pura ancor ci dà.

 

Fu d’infermi un ampio stuolo

Pien di fede e fervoroso

Che dal getto prodigioso

Ricevé la sanità.

 

Mille cuori a Dio nemici

Tu ricordi, o speco santo,

Che lavar con largo pianto

Le commesse iniquità.

 

La tua vista, o sacro monte

Dolce invita il mesto cuore

Alla pace del Signore,

All’amor di sanità.

 

Il tuo nome, o Dio, lodiamo

Pellegrini in mezzo al pianto;

sia perenne il nostro canto

Nell’eterna Eredità.

 

Venga pur, s’affretti il giorno

Che il tuo volto senza velo

Rimirar possiamo in Cielo,

Sacrosanta Trinita’.

 

(Da notare:semplicità e ingenuità ma anche il rispetto per il Grande Mistero. Risaltano l’Immensità di Dio, la fiducia nel perdono, la benedizione, il dono delle acque…

                                                  Nel “PIANTO”, che seguirà, molte espressioni sono veramente “forti. Forse, siccome il popolo non ne poteva più del “latinorum”, qualche anonimo tradusse parole e immagini a modo suo, in una lingua aspra ed efficace.

                                                  Oppure un pio chierico volle tentare  un avvicinamento linguistico al sentire e alla parlata del popolo…

 

                                                  In altre regioni italiane le LAUDI erano state scritte direttamente in lingua volgare da grandi autori, già secoli prima. Un esempio per tutti: le LAUDI di Jacopone da Todi.

                                                  Da noi uno del popolo ( o un colto chierico interprete dell’animo popolare) ha “saltato” il latino per un suo italiano intriso di pietà religiosa e di Fede cristiana vissuta).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL “PIANTO” (Laude sacra del XVII secolo)

-che si recitava nella loggia della SS. Trinità-

Testo dell’edizione registrata dalla R. Prefettura di Roma il 18 settembre 1887, con nota n. 1485.

 

 

 

 

Veni, Creator Spiritus…..

 

Sant’amore a noi venite,

E del vostro dolce affetto

Riempite il nostro petto

Né da noi giammai partite.

 

Qui diceris Paraclitus…..

 

Risoluto ho nella mente

Nel mio cor farti la sede

Osservarti sempre fede

Ed amarti eternamente.

 

Tu septiformis munere….

 

Fa ch’io sia vera tua amante

O mio Dio, mio Sposo amato

Ch’in amar non perda stato,

sempre tuo sempre costante.

 

Accende lumen sensibus…..

 

Spira al cor, ciò ch’ho da dirti

Dolce sposo, accresci amore,

quanto più t’ami il mio core

Sempre più cresca in amarti.

 

Hostem repellas longius….

 

La tua grazia in me conserva,

La tua Gloria fa ch’io brami

Come io devo, fa ch’io t’ami

Come vuoi, fa ch’io ti serva.

 

Per te sciamus da Patrem…

 

Quando, quando, o Serafini,

Arderò del vostro amore.

Quando Dio godrà il mio cuore

Degli amori suoi divini?

 

DEO PATRI SIT GLORIA……

 

Caro Dio, mio ben superno

T’amerò vivente e morta

E la vita troppo corta

Il mio ben t’ami in eterno.

 

Emitte Spiritum tuum, et creabuntur Alleluia

“Et renovabis faciem tarrae. Alleluia”

                       Oremus

Deus qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius semper consolatione gaudere. Per Dominum etc.

 

MISTERI DELLA SS. TRINITA’

IL PROLOGO

 

Se i cieli bramate

Voi anime belle                                  Giacché a ricomprarvi

 Le menti novelle                               Dal fallo sì rio

Sentite su su.                                     Per prezzo quel Dio

                                                          Il sangue versò.

Già per vostro amore

Risolve morire                                 Da questi misteri

E pene patire                                   Rifletti, o fedele

L’amante Gesù                               Le pene e querele

               E pene ecc.                      Del caro Signor.

                                                                         Le pene…

 

 

MISERERE MEI, DEUS

 

Miserere mio Dio bontà infinita,

delle miserie incorse pel peccato

son miser benché ricco e senza aita

mentre l’alma si trova in questo stato

 

Ma qual  con dolor tutta contrita

La gran misericordia ha ricercato

Quella del figlio tuo mio Redentore

Che col suo sangue lava ogni mio errore.

 

                        IL CALICE

Deh! mira occhio pietoso, hai che conforto

Si spedisce Gesù dal padre eterno

Che già sta afflitto agonizzando all’orto

Lo rifiuta e l’accetta, indi al paterno

Voler rimesso, suda sangue, è smorto

In terra cade pel dolore interno.

 

       

 

 

 

ET SECUNDUM MULTITUDINE…

 

Et secundum multitudinem delle tue

Miserazioni ed atti, con le quali

Perdomi al peccator le colpe sue

E gli rimetti le pene eternali

Macchiato ho io corpo e l’alma, or ambedue

Scassa l’iniquità togli li mali,

Ché se terribil sei per potenza

Sei padre pien d’amor per la clemenza.

 

 

 

 

 

LE FUNI

 

Queste le funi, con le quali legato

Fu l’autor di vita che vi sciolse

Dalle cure ritorte del peccato,

Vi ricordino allor ch’ivi v’involse

Quel foriere d’inferno iniquo e ingrato

E la primiera libertà vi tolse

 

AMPLIUS LAVA ME…

 

Amplius lava me dalle sozzure

E dall’amore, ed occasione di quelle.                                                                    

Mondami, e dammi un odio alle lordure                                                               

Acciò le passion non siano ribelle

Mondami più e lavami tu pure

Gesù sposo dell’anime più belle,

Renda mondo il io cor e ben purgato

L’acqua e il sangue, che uscì al suo costato.

 

 

 

 

LA MANO

 

Tirannia più fiera ed inumana

Non si accenda nel mondo e fra la gente

D’una destra di un uomo, empia e villana

Destr’empia, che rendesti sì dolente

Quella faccia divina, e più che umana

Maledetta sarai eternamente.

 

QUONIAM INIQUITATEM…

 

Se fin qui nel mio mal fui pertinace

Non conobbi del cor la mente dura

Né la volontà sempre seguace

Dalli capricci della mia natura

Or che conosco e con dolor verace

Delli miei falli vedo la sventura,

Piango a’ tuoi piedi o mio Signore amato

Mentre ancor contro me s’arma il peccato.

 

LA COLONNA

 

Fatta bersaglio dell’uman furore

In questo fier macigno ahi! sconoscenza

Fu la sapienza eterna, e il Dio d’amore

La seconda Persona dell’immensa

Trinità Santa. Gesù Redentore

Infinita bontà somma clemenza.

 

I CHIODI

 

 Sordo, insensato peccator non odi?

Cieco di volontà riguarda e vedi

Che il dolor di Gesù son duri chiodi.

Passaro essi le mani e i sacri piedi

Discese dal ciel per sciogliere li nodi

De’ tuoi peccati eccoli qua li vedi?

 

AUDITUI MEO DABIS GAUDIUM…

 

Auditui   meo de ‘l gaudio e la letizia,

Che prova il giubilo universale

L’alma quando deposta ogni malizia

Con buona confessione generale

L’ossa, a virtù avvilite, ed in mestizia

Le ravviva virtù sacramentale.

Sentendo da’ministri tuoi sacrati

Queste voci: T’assolvo da peccati.

 

IL FIELE

Ecco agonizza in morte il Redentore

Tra gli affanni cocenti, ed infocato

D’anime nel suo cuore sgorga l’ardore

Sitio esclama,e al suo divin palato

Fiele ed aceto, ohime! Che dissapore!

Con sponga in refrigerio è preservato.

 

AVERTE FACIEM TUAM A PECCATIS…

 

Signor, se le passate penitenze

Soddisfatte non han le mie partite,

Soddisfatti bram’io colle indulgenze,

Acciò le colpe e pene sian finite.

Li miei trascorsi falli e le sentenze

Scritte al tuo libro, ormai sono abolite

E dai peccati ch’ogni dì commetta

Averte faciem tuam santa e perfetta.

 

LA LANCIA

 

Sino ab eterno su quel maestoso

Trono del ciel Gesù serbò il desio

D’essere dell’alme nostre il vero sposo

Da lancia aperto quel core amoroso

Per i peccati del popolo rio.

 

 

COR MUNDUM CREA IN ME, DEUS...

 

Perché non basta piangere il mal fatto

Risolvo, Signore mio, di mutar vita;

Però la volontà perita affatto

Creala monda, o Dio bontà infinita,

E l’intelletto mio tutto distratto

Rinnova acciò non faccia più partita

Dal tuo santo voler, dà tuoi consigli

E sempre per tua gloria sudi e vegli.

 

IL CROCIFISSO

 

Se spirito di pietà vi punge il core

Deh! Mortali, piangete il crudo affanno

Che per voi sopportò il Redentore.

Per liberarvi dal primiero inganno

Pende, come vedete,in questo legno,

E per salvarvi dal perpetuo danno.

Udita pietà mirabil pegno

Donar la propria vita, offrire il sangue

Per l’uomo che di pietà non fu mai degno.

Vedete, egri mortali, il volto esangue,

Le chiome lacerate e il capo basso,                                                                         

Qual fiore che calcato in terra lungue.

Piangi, inferma natura, piangi, basso

Mondo,  piangi  alto Ciel, piangete venti,

Piangi tu cuor se non sei duro sasso.

Queste man, che compodser gli elementi

E ferman l’empia terra in sugli abissi

Voller per noi soffrir tanti tormenti.

Per noi voller in Croce esser affissi

Questi pié che solean premere le stelle

Per noi il Redentor dal Ciel partissi.

Per te, o peccator empio e ribelle,

Per far dell’alma tua sì nobil caccia

Soffre le piaghe un Dio, soffre e con quelli

Ti sta aspettando con l’aperte braccia.

 

NE PROICIAS ME A FACIE…

 

Mio Dio sta sopra a me con gli occhi attenti

E non mi ributtar da la tua faccia,

Perché il cor mondo ha tanti combattimenti

Quant’ha oggetti sensibili alla traccia,

E lo spirito retto ha pur presenti

D’opinioni stravolte, un’ampia caccia;

Ne auferas  dunque lo Spirito Santo

Che  m’ispiri e soccorra in ogni canto.

Chi potrà mai spiegar la mia gran pena

Vedova senza sposo e senza Figlio?

 

LA CROCE

 

Amore dove tu sei? Fervore e zelo

Di voi Spirti celesti, Serafini

Che raggirate le sfere del Cielo

Voi angelici Cori e Cherubini

Accorrete quaggiù con pié veloce

Con me di Cristo a sostener la Croce

Che il Signor portò per ricomprarti,                                                                       

 Qui ridotti hai dell’eterno il Figlio.

Sol per le colpe tue, solo per darti,

A’ mondani piacer senza riflesso

Gesù quel tuo Signore in Croce è messo.

 

Riguarda, o uomo questo duro letto

Ch’ebbe il Creator su duro legno

E tu mai nel tuo cuor gli dai ricetto;

Ora sì del tuo amore siano il pegno

Le lacrime di sua contrizione,

Poché di tanto male foste cagione.

Crucifige si si, tu ben lo sai;

Gridasti con Giudei, e in ricompensa

Vittima del tuo amor scorto qui l’hai.

 

 

Lo posponesti con gran differenza

Al rio Barabba, e poi gridasti forte

Al reo la vita, ed a Gesù la morte.

Non riconosci della colpa il danno,

Peccatore ostinato, ovvero non miri

La forza del tuo errore fiero, e tiranno?

 

Tu non gemi, non piangi e non sospiri

Anzi sciocco di più prendi conforto,

Mentre per darti vita un Dio qui è morto

Mira la prova di eccessivo amore

Che un Dio a te serbò fin dal nulla

D’esser tuo, o reo ingannatore…

Poiché vita ti dié fin dalla culla

Colpe portasti; or per fuggir la pena

Imita il pianto della Maddalena.   

 

 

LE TRE MARIE

 

LA MADDALENA

 

Ohimé! Per le mie colpe, è morto in croce e

Tra due ladroni il figlio di Maria,

Ed io non scoppio pel dolore atroce

Tu mi parli, O dio dell’alma mia,

O buon maestro mio più non m’insegni

Piangerò dunque, ohimé! Che pena ria

Ah lasso! Son finiti i miei disegni:

Amor mio, più non m’ami, ahi dolor

A chi la tua discolpa consegni?

Nel testamento tuo fatt’alla croce

La madre col discepolo chiamasti

Per me chiamare, non avesti voce,

Pur del ladrone allor ti ricordasti,

E promettesti a quello il Paradiso

Sol di me peccatrice ti scordasti,

Alzasti al Padre tuo lo smorto viso,

Pregasti per li tuoi crocifissori

Scusasti d’ignoranza chi ti ha ucciso

Di me nulla pensasti, ahi che dolori!

 

Eppure ero tua amante, e tu mio sposo:

qual mio peccato ha sciolto i nostri amori?

Gent’empia, è fra di voi alcun pietoso,

Che m’apra il petto, e mi trafigga il core?

Poiché senza di Lui non ho riposo

Giacché non mi dà morte il mio dolore

Regina di dolor, fa le vendette:

Se per me giace morto un innocente

Ora uccidimi tu Madre dolente.

 

(In ginocchioni)

 

LA MADONNA

 


Ferma, raffrena la tua doglia ardente

Accetta, Maddalena, il mio consiglio

Ch’io sola pianger devo amaramente

A che partito misera m’appiglio?

Chi potrà mai spiegar la mia gran pena

Vedova senza sposo e senza Figlio?                                                                      

 Non mi dite Maria di grazia piena,

Chiamatemi Maria mar di dolore,

Ch’ogni cruccio al mio cor ha la sua vena.

Pianti, angustie, e dolor venite fuore,

Accompagnate il mio dolente stato,

Lingua scopri i cordogli del mio core.

 

Figlio, dal Padre eterno abbandonato,

Son gli Apostoli tuoi tutti fuggiti,

Figlio chi t’ha tradito e chi negato.

 

Gl’infermi risanati ove son giti?

Ciechi, zoppi, e storpiati senza fine

Sordi, muti, e lebbrosi, ahi ! son spariti:

 

Figlio, son questi i raggi del tuo crine

Ahi! strazi da fiere e non umani!

Fino al cervello tuo giungon le spine !

Figlio, con queste quelle Sacre Mani,

Che formaro i cieli, e tutto il Mondo?

Ahi come son squarciate in modi strani!

 

Figlio, è questo quel viso tuo giocondo?

Ahi come è sfigurato e tenebroso!

Figlio, di sputi e sangue tutto immondo.

 

Figlio, questo è il petto sì amoroso

Ogni osso dall’altro osso è già slogato,

Figlio, tutto il tuo corpo è doloroso!

 

Figlio, ancora il tuo ventre è flagellato,

Son le vene e li nervi, già trinciati

Ahi! corpo Verginal, tutto squarciato.

 

Figlio, son questi i piedi tuoi sacrati,

Che camminaro asciutti sopra il mare

Ahi! Perché son così traforati?

 

 

Figlio che piaga è questa, che mi appare

Figlio la lancia ha trapassato il core,

Figlio, muoio, non posso più mirare!

(Sviene e si ritiene dalle Marie)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LA TEOLOGIA SULLA SS. TRINITA’, OGGI

La liturgia della  S. Messa nella Festa della SS. Trinità

 

 

 

Deuteronomio 4, 32-34. 39-40     Romani 8,14-17     Matteo 28,16-20

 

 

 

 

Richiesta di perdono

 

            La SS: Trinità è la migliore Comunità esistente. Una comunità esiste quando ci sono relazioni tra i suoi componenti. Una comunità è buona quando esistono buone relazioni fra i suoi componenti. Una comunità è perfetta quando le relazioni fra i suoi componenti sono perfette.

            La SS. Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo è costituita da relazioni perfettissime, tanto perfettissime da essere l’Uno per l’Altro dono totale di Sé stesso e accettazione totale dell’Altro.

            Il nostro Dio non è quindi un Dio solitario, un “single” infinito, autocentrato sul proprio Io, innamorato della propria immagine, in una forma esagerata di amor proprio e di adorazione di sé stesso.

            No.  Anzi, proprio per i rapporti intensissimi di amore tra le Tre  Persone, la Trinità è per noi un esempio splendido e un invito vivente a stabilire tra noi, in famiglia, tra compagni, in comunità…le relazioni più perfette possibili.

            Chiediamo perdono delle relazioni tra noi, tanto imperfette!

 

 

Preghiera collettiva della Comunità

 

            SS. Trinità, per ben 70 volte noi leggiamo nel Vangelo di S.Giovanni, una parola che riassume l’intensa circolazione d’amore che regna nelle relazioni delle vostre Tre Persone: e questa parola è “rimanere”: “Rimanete nel mio amore, come io rimango nell’amore del Padre e dello Spirito Santo”, ripete Gesù.

            Donaci, o Santa e divina Trinità, di comprendere, accettare, vivere questa circolazione d’amore, in una volenterosa comunione con Te e con i nostri fratelli tutti.

 

 

Spunti dall’omelia per la meditazione personale

 

  La liturgia odierna c’invita a confrontarci col mistero della profondità di Dio, quale Padre, quale Figlio, quale Spirito Santo.

 

   La parola MISTERO, nella teologia cristiana, indica una verità soprannaturale che non può essere conosciuta dalla intelligenza umana e la cui esistenza, anche quando ci è rivelata, non è ugualmente comprensibile da noi.

 

   Solo la fede cristiana ha i “misteri”, perché solo essa è di origine divina. Le altre religioni sono fondate da uomini, e ciò che un uomo costruisce con la sua mente, può essere compreso da un altro uomo. Dio invece è aldilà della nostra capacità di capirlo…e i suoi “misteri” sino eccessi di luce, non mancanza di luce.

 

   Gesù ci ha rivelato il mistero della Trinità. Nel vangelo troviamo che Egli parla di un Padre, che è Dio; parla di un Figlio, sé stesso, che dice di essere Dio e di uno Spirito Santo, che è Dio, ma contemporaneamente dice che esiste un solo unico Dio.

 

   Come possano stare insieme, in un’unica natura divina, queste tre Persone, è per noi qualcosa di inconcepibile…ma che adoriamo con fede, come fa la Chiesa che apre ogni liturgia, conclude ogni preghiera, pronuncia ogni benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

   Anche Gesù ha potuto rivelarci poco della vita intima della Trinità, ma quel poco che ci ha rivelato, è già un grosso evento di salvezza:

 

          Quando osiamo dire che crediamo in Dio Padre, noi confessiamo:

- che tutti siamo creature di Dio e apparteniamo ad una più vasta “chiesa” del Padre;

- che avendo tutti la stessa dignità di “figli” è inconcepibile ogni discriminazione;                  

- che la storia è guidata da un PAPA’ e va verso la liberazione di tutti i popoli.

 

          Quando osiamo dire che crediamo nel Dio Figlio, noi confessiamo:

- che quel “Crocifisso” ha “ogni potere in cielo ed in terra” e che il credente non ha                     altre “divinità” cui inchinarsi;

- che ci ha portato la vita di Dio, per cui diventiamo divinizzati figli di Dio;

- che ha dato senso sia al dolore della terra, attraverso  la Comunione dei santi, sia alla vita totale, attraverso la futura eternità con Dio.

 

          Quando osiamo dire che crediamo nello Spirito Santo, noi confessiamo che Egli assiste la Chiesa e ciascuno di noi:

- guidandoci alla conoscenza e alla fede nel Cristo, come Spirito di Gesù;

- aiutandoci nelle lotte contro il male del mondo, come Paraclito;

- vivificando la Chiesa come suo Animatore.

 

   Nel mistero della Trinità si nasconde IL NUCLEO PIU’ ELEVATO DELLA UTOPIA CRISTIANA:  il sogno cioè di una umanità che non viva sotto la legge del dominio, ma della COMUNIONE.  Stimolo per noi a lavorare, perché tutti gli uomini siano in comunione tra loro, come il loro Dio.

 

   Ma non si entra in “comunione” con qualcuno senza la “dolcezza”, che non consiste, come la bontà, nel dare all’altro qualche cosa, ma nel lasciarci invadere dall’altro. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono di un’infinita dolcezza, perché non oppongono nessuna resistenza l’uno all’altro. Per questo sono un unico Dio.

 

 

Preghiera dei fedeli

 

(inizio)  Fratelli e sorelle, la incomprensibilità della Trinità non è un enigma che strapiomba sulla nostra fragilità mentale, ma è uno squarcio dell’Amore di Dio, che offre Sé stesso e che si pone come una tenda di Dio fra noi, (così lo chiama la Bibbia) in cui entrare e pregare con un po’ più di conoscenza del nostro Dio.

(preghiere personali)

 

(fine)  Signore Gesù, che con la tua venuta sulla terra ci hai svelato qualcosa del volto di Dio, donaci la grazia di vivere questo mistero, ospitando in noi e nella nostra preghiera, la presenza del Padre, di Te suo Figlio e dello Spirito Santo, in modo che la vostra comunione trinitaria si traduca in noi in azioni di comunione fraterna.

 

 

Preghiera sulle offerte

 

            Trinità altissima, donaci la grazia di coltivare l’amicizia con Te, pur all’interno della tua super-luce, che è tenebra per noi.  Fiammeggi su di noi qualche raggio di quell’amore che ci ha donato il Salvatore Gesù e che lo ha portato al sacrificio della croce, di cui ora facciamo memoria.

 

 

Preghiera dopo la comunione

 

            Trinità augustissima, Tu che non ti lasci vedere, anche se ti fai un po’ conoscere, Tu che sei nascosta, anche se il luogo in cui ti nascondi è la nostra anima, donaci la costante coscienza di questa tua Presenza, in modo che si riverberi nella nostra vita in gesti di comunione e mai di sopraffazione.(Testo redatto nel 2206 dal P. Rolando Palazzeschi, S.J.)

 

 

 

 

CONCLUSIONI

 

L’Università Popolare di Subiaco, fedele al suo mandato di testimone di ciò che abbiamo ereditato e vive nel popolo, ha presentato lealmente una tradizione religiosa popolare”forte”.

Si deve aggiungere che nel 2002 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti  ha emanato il “Direttorio” sulla Religiosità popolare, in cui  si fa chiarezza sui modi legittimi di espressione delle devozioni popolari, dei pellegrinaggi e delle feste  e di tutta della ricca e complessa  tradizione cristiana in ogni parte del mondo e in ogni cultura, toccando ovviamente anche  il tema della celebrazione della SS. Trinità.

Vi si afferma che Giovanni XXII nel 1334 estese la Festa a tutta la Chiesa latina, nella Domenica dopo la Pentecoste. Definisce la SS. Trinità “mistero centrale della fede e della vita cristiana”.

Se alcune  manifestazioni improprie della religiosità popolare relative ai santi  possono distrarre dal fine ultimo della vita cultuale, cioè “il dialogo di Dio con l’uomo per Cristo nello Spirito Santo”, ciò non può accadere ovviamente per il culto rivolto direttamente alla SS. Trinità.Si raccomandano anzi “alcuni pii esercizi rivolti direttamente al Dio Trino e Uno (la piccola dossologia (GLORIA AL PADRE AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO), la grande dossologia (GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI… )il Trisagio biblico (SANTO,SANTO, SANTO) e liturgico (SANTO DIO, SANTO FORTE, SANTO IMMORTALE, ABBI PIETA’ DI NOI ), molto diffuso in Oriente ed anche in alcuni Paesi, Ordini e Congregazioni dell’Occidente”.

Peraltro il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (edizione 1992) alle pagine 428 e 429 sulla religiosità popolare in genere recita:

“Oltre che della Liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa quali la venerazione delle reliquie, la visita ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la ”via crucis”, le danze religiose, il rosario, le medaglie, ecc.

Queste espressioni sono un prolungamento delle vita liturgica della Chiesa, ma non la sostituiscono ‘Bisogna che tali esercizi, tenuto conto dei tempi liturgici, siano ordinati in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, derivino in qualche modo da essa,e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano”-

“In sintesi.Oltre che della liturgia la vita cristiana si nutre di varie forme di pietà popolare, praticate nelle diverse culture.Pur vigilando per illuminarle con la luce della Fede, la Chiesa favorisce la forme di religiosità popolare che esprimono un istinto evangelico e una saggezza umana e arricchiscono la vita cristiana”.

Come dire: ogni cosa al suo posto, nella giusta gerarchia! Innanzitutto i Sacramenti e la liturgia ufficiale di tutta la Chiesa,garante di tutta la vita cultuale: ”Il dialogo di Dio con l’uomo per Cristo nello Spirito Santo”. Ed è giusto.

Gli attuali Statuti delle Confraternite della SS. Trinità in Subiaco e altrove risentono di questo sostanziale apprezzamento ma anche delle indicazioni, da parte dei Vescovi, di cautela contro possibili eccessi.

Il Direttorio fornisce anche indicazioni sui santuari e sui pellegrinaggi.

Proveremo, in breve a confrontare queste indicazioni con la storia recente e la vita attuale del Santuario della SS. Trinità di Vallepietra e del relativo tradizionale pellegrinaggio.

Sui santuari si afferma che “ il santuario, sia esso dedicato alla SS. Trinità, a Cristo Signore, alla Beata Vergine, ai Santi e ai Beati è forse il luogo in cui i rapporti tra Liturgia e pietà popolare sono più presenti ed evidenti”.

 

Occorre che ogni santuario favorisca ”la vita liturgica (Eucaristia,Penitenza…) coltivando le forme approvate di pietà popolare”.

Possiamo anticipare che il Santuario della SS. Trinità di Vallepietra, nel tempo, sempre più attua positivamente questi caratteri generali richiesti dal Direttorio.

In particolare:

-è riconosciuto canonicamente da secoli;

-la Liturgia è realizzata con dignità esemplare (le SS. Messe e le numerosissime confessioni)

-è luogo di evangelizzazione (omelie, catechesi, incontri, pubblicazioni);

-è luogo di carità e accoglienza (a favore dei pellegrini poveri);

-è un “bene culturale” per la sua antichità e il fascino dei luoghi.

Su questi punti il Parroco di Vallepietra Don Alberto Ponzi, Responsabile delle Confraternite per la Diocesi di Anagni-Alatri, à impegnato pastoralmente con intelligenza e costanza. E i risultati positivi si vedono: le forme più impressionanti e in qualche modo folcloristiche sono state ridimensionate  (così pure gli abbondantissimi ex-voto) .

Il pellegrinaggio, specialmente a piedi, al santuario, ha avuto nel tempo una storia studiata da antropologi culturali e scrittori-giornalisti, per la fatica, la costanza e la grande organizzazione in Confraternite paesane dette “compagnie” che muovevano a piedi con un cammino di 6-10 ore di sola andata.

Per la nottata passata all’addiaccio tra canti e preghiere in attesa della Sacra Rappresentazione alle sei del mattino, in un silenzio incredibile, mentre tutti accennavano sulle labbra parole e melodia dei vari “quadri” della Passione del Salvatore.

I pellegrini, anche nella cornice di una grande fatica si sono sempre resi conto di compiere un gesto di carattere spirituale, penitenziale, cultuale ( di lode e adorazione di dio uno e trino; di ringraziamento; di scioglimento di un voto; di implorazione di grazie; di richiesta di perdono ), comunionale.

 

Il pellegrinaggio ha una partenza con preghiere;un ultimo tratto, in cui si intensificano preghiere e canti; l’accoglienza ai pellegrini e lo scambio di cibo e acqua; la permanenza al Santuario ( di solito poche ore dopo l’aurora), con S. Messa, confessione generale e ascolto attentissimo del “PIANTO); la partenza, camminando per un breve tratto all’indietro, per rispetto a Dio Uno e Trino.

I “ricordini” sono di anno in anno meno invasivi degli spazi della spianata e un po’ più coerenti con lo Spirito del Santuario.

Come si può vedere, Santuario e Pellegrinaggio sono pienamente legittimati  dalle norme della Chiesa.

Il presente e il futuro daranno largo spazio ad una sempre maggiore interiorizzazione delle pratiche di pietà popolare, in sintonia con la Liturgia.

 

 

L’alone culturale della tradizione della SS. Trinità di Vallepietra

 

E’ stato scritto molto e non è possibile riportare tutto, sia pure in sintesi.

Non possiamo non fare riferimento agli studi degli antropologi culturali Alfonso Maria di Nola e Maria Immacolata Macioti. Agli “elzeviri” di Emilio Cecchi sul “Corriere delle Sera” negli anni ’30, dove si meravigliava che andavano al pellegrinaggio anche giovanotti “ con la stilografica affacciata al taschino!”.

Altri cenni si riferiscono agli scritti di Lelio Antonioni, degli “Arcari” di Camerata Nuova, (interessati a presidiare la via lungo il Fosso Fiojo per raggiungere il Santuario) e di tanti altri scrittori oscuri ed illustri.

Per non parlare di opuscoli, calendari, “santini”, storie, canti.

E il Pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità di Vallepietra continua, e con esso la preghiera, la riflessione, il ricordo.

 

2006  

FINE