UNIVERSITA’ POPOLARE DI SUBIACO
TRADIZIONI
RELIGIOSE POPOLARI A SUBIACO
(RACCOLTA DI DOCUMENTI
commentati a cura dell’Università Popolare di Subiaco)
Dal “Manuale di FILOTEA” - del 1901 - sull’AMORE DI DIO, libro di devozioni popolari, in uso in molte famiglie, specialmente in quelle in cui si sapeva leggere correntemente abbiamo tratto passi relativi della devozione alla SS. Trinità.
Le famiglie meno letterate,
in cui si leggeva non po’ stentatamente, usavano le immancabili “MASSIME
ETERNE”, stampate con caratteri molto grandi. Dai genitori si ereditavano anche
le “devozioni” e l’appartenenza a qualche Confraternita.
A Subiaco e in molti Comuni
di una vastissima cerchia intorno a Vallepietra (nel Lazio, Abbruzzo, Molise,
Campania…) la vita della speciale Confraternita ha radici molto profonde nella
tradizione, ha avuto ed ha una vita fiorente con un Pellegrinaggio, che
registra una impressionante fedeltà nel corso di molti secoli.
E molto partecipato anche da
chi non si reca personalmente al santuario.
Gli aderenti alla
Confraternita sono mossi da un’aspirazione spirituale profonda: ci si salva per
Dalla “FILOTEA” riportiamo le pagine dedicate alla SS. TRINITA’.
Esse rappresentano le convinzioni comuni, approvate
dalla Chiesa, circa questa devozione. Su questa base si sono sviluppati le
storie delle varie Confraternite e delle “compagnie” del Pellegrinaggio al
Santuario di Vallepietra
“DIVOZIONE DELLA SS. TRINITA’
I santi che noi onoriamo, la beatissima Vergine a
cui prestiamo un culto tutto speciale, Gesù Cristo medesimo, che sotto tanti
rapporti e adoriamo e invochiamo, non sono che mediatori e direi quasi gradini
di cui ci serviamo per elevarci fino al trono della Trinità per cui si intende
un Dio solo in tre persone egualmente divine, realmente distinte,ma così uguali
tra loro in essenza, in potenza, in perfezione, da non costituire che una sola,
una medesima divinità. Questo è il mistero fondamentale del Cristianesimo, che
ci venne ricordato fin dal momento della nostra spirituale rigenerazione, non
potendosi amministrare validamente il
Battesimo se non in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
La festa adunque della SS. Trinità, a
parlar propriamente, è una festa continuata in tutti i giorni, né interrotta un
solo momento, per cui diceva Alessandro III, il quale occupò
Tuttavia al principio del
secolo XVI,
ANTICHITA’
DI QUESTA FESTA
-Fin dal principio del secolo nono, questa festa
celebravasi in Francia;
-Stefano Vescovo di Liegi, verso l’anno 820 ne
compose l’ufficiatura;
-E prima di lui nel 579, Pelagio II ne aveva
composto il Prefazio. Desso a quell’epoca era una semplice dichiarazione di
fede cattolica che si faceva professare a coloro che abjuravano l’eresia;
-L’abbate Ruperto nel principio del secolo XII
riferisce che la festa della SS. Trinità si celebrava in tutte le diocesi di
Francia……. anche in due volte nell’anno, cioè la prima e l’ultima domenica dopo
Pentecoste, chiamandosi l’una
GLORIFICATORI
SPECIALI DELLA SS. TRINITA’
-Sant’Atanasio patriarca d’Alessandria, Sant’Italio
di Poitiers; Santa Barbara martire; S. Tommaso di Cantorbery; S. Giovanni di
Matha; i monaci di Cluny; S. Francesco d’Assisi; i Trinitari sono un Ordine
religioso fondato sotto gli auspici della SS. Trinità da S. Giovanni de Matha e
S. Felice di Valois nell’anno 1198, allo scopo di riscattare i cristiani,
gementi schiavi tra gli infedeli. Dessi sono vestiti di bianco e portano sul
petto una specie di croce a due colori, cioè rosso e azzurro,ritenendo che
questi tre colori bianco rosso e celeste siano opportuni a rappresentare il
mistero della santissima Trinità;
-lo stesso protestante Leibnizio, il più grande
scienziato d’Europa al principio del secolo XVII, aveva una venerazione così
profondo per
INDULGENZE
PEI DIVOTI DELLA SS. TRINITA’
-Clemente XIV, con Decreto 6 giugno 1769, concesse a
chiunque sinceramente pentito recita l’angelico Trisagio: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio degli eserciti: piena è la
terra della tua gloria: Gloria al Padre, Gloria al Figlio, Gloria allo Spirito
Santo.
-lo stesso Pontefice, con Decreto 26 giugno 1770,
concesse
-Pio VII, con Decreto 11 luglio 1815 concesse a
coloro che reciteranno alla mattina, mezzodì e sera, tre GLORIA….
-Pio IX, con Decreto 8 agosto
-lo stesso Pontefice, con Breve 28 luglio 1863,
concesse l’indulgenza di 50 giorni ogni qualvolta che con cuore contrito si
faccia il segno della croce coll’invocazione: “In nome del Padre, ecc, e con altro breve 23 marzo 1866, Indulgenza
di 100 giorni ogni volta lo si faccia con l’acqua benedetta.
CASTIGHI
AGLI INDIVOTI DELLA SS. TRINITA’
-
vi incorsero: il re Chilperìco, per un
errore in cui era caduto relativamente alla SS. Trinità;
-
Cosroe re dei Persiani perché invase
LE IMMAGINI DELLA SS. TRINITA’
Le divine
persone non si possono dipingere se non in quelle figure che assunsero quando
si resero visibili agli uomini. Quindi il Padre non può essere rappresentato
che in un vecchio venerando, giusta la profezia di Daniele che lo chiama l’Antico dei giorni.
Lo Spirito
Santo può effigiarsi o in una fiamma come apparve agli Apostoli, o meglio una
colomba come fu decretato nel II Concilio Niceno, dacché sotto questo simbolo
apparve sul capo di Gesù Cristo quando fu battezzato al Giordano: non occorre
parlare del Figlio perché, essendo Egli incarnato nella pienezza dei tempi, non
si può dipingere altrimenti che in forma d’uomo o penante o glorioso, come
meglio si crede.
Urbano VII, con decreto 11
agosto 1628, ordinò che fosser bruciate quelle immagini in cui
CONSIDERAZIONI MORALI SU QUESTO ARGOMENTO
Si
possono nella circostanza di sì grande mistero, considerare tre TRINITA': una
in Dio e due nell’uomo. In Dio è inverata, e sono le tre Divine Persone, e un
solo Dio.
Nell’uomo… tre
potenze:Memoria, Intelletto e Volontà; tre potenze e un’anima sola. L’altra è
prodotta dal peccato: e sono le tre concupiscenze di cui parla S. Giovanni,
cioè la concupiscenza degli Onori, delle Ricchezze, dei Piaceri, ossia
superbia, avarizia, sensualità, tre concupiscenze dell’uomo che non formano tre
uomini, ma che si trovano in un solo stesso uomo.
La prima
Trinità, che è quella di Dio, deve adorarsi con ferma fede;
La seconda
“Trinità”, che è quella dell’uomo, deve santificarsi con sollecita attenzione,
non trascurarsi con dannosa oziosità;
La terza
“Trinità” che è quella che nell’uomo è prodotta dal peccato, si deve combattere
con guerra incessante, non secondarsi con colpevole condiscendenza.
TRIDUO O NOVENA DELLA SS. TRINITA’
Alle tre divine Persone
Al Padre
Al Figliuolo
Allo Spirito Santo
NOVENA PIÙ BREVE
ATTO DI RIPARAZIONE CONTRO LE BESTEMMIE
per cui Pio VII, 23 luglio 1801, concesse indulgenze, confermate da altri Pontefici a chi avrà recitato per un mese, purché conf. e comun: visiti una pubblica Chiesa e vi preghi secondo la mente di S.S.
DIO
sia benedetto.
Benedetto
il suo santo Nome.
Benedetto
Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo
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IL SANTUARIO DELLA SS. TRINITA’ Vallepietra (Roma)
Diocesi di ANAGNI-Alatri, ma con un fortissimo legame con
Subiaco - Confraternita e popolo - ( e con molte altre popolazioni del
Centro-Italia….)
Notizie sul Santuario (desunte dal “ Calendario” 2006)
Il Santuario della SS. Trinità sorge su una punta
estrema della provincia di Roma, a soli
I monti circostanti sono i Simbruini; nella valle, ai
piedi del Santuario, nasce il Simbrivio, affluente dell’Aniene. Oggi, le
purissime acque del Simbrivio sono quasi tutte immesse in acquedotti e vanno a
dissetare gli abitanti delle province di Frosinone, Roma e Latina.
L’abbondanza delle acque nei pressi del Santuario ha
ispirato il canto:
Scorre l’acqua da ogni parte/ quanto
più la gente arriva.
Dallo scoglio onde deriva/ chi si vuole dissetar?
quasi a
significare che essa scaturisce dal Santuario di Dio, autore e sorgente di
quella vita di cui l’acqua è l’elemento indispensabile.
Al pellegrino che, dopo un viaggio disagiato, giunge
nei pressi del Santuario, si presenta lo spettacolo impressionante dello
Scoglio, roccia tagliata strapiombo, alto oltre
Nel piazzale sorgono diversi centri di devozione. La
zona che li racchiude è “zona sacra” e
spesso risuona di melodiosi canti sacri tradizionali, ripetuti con insistente
devozione dalle “Compagnie” dei pellegrini.
Luoghi di devozione sono:
Nel 2003 sono stati inaugurati i locali del museo. I
pellegrini, attraverso un percorso obbligato, possono trovare in queste nuove
sale museali ex_voto, oggetti di
culto e documenti inerenti la storia del Santuario.
Il 2 ottobre
CENTRO
DI FEDE E SPIRITUALITA’
L’immagine venerata nel santuario è un antichissimo
affresco rappresentante
Dio, Uno e Trino è la verità più alta della religione
cristiana e il suo più profondo mistero; con la mente non riusciamo a
comprendere, ma la fede ce lo fa accettare. Lo crediamo perché apertamente Gesù
ne ha parlato nella sua vita terrena e
Il Santuario di Vallepietra è forse l’unico nel mondo
occidentale dedicato e intitolato alla SS. Trinità ed è meta da molti secoli di
folle di popolo devoto.
La santità e l’infinita grandezza di Dio, rese qui
quasi sensibili dall’imponenza dell’ambiente che circonda il Santuario, fanno
sentire al visitatore la propria piccolezza e povertà morale e sono un forte
richiamo a meditare le parole di Dio: Siate
santi, poiché Io sono santo (Lv 20, 26).
Tanti, colpiti,
rientrano in se stessi e… finiscono al confessionale, sempre accessibile,
disposti a condannare il passato e riallacciare il contatto con Dio.
Quello del ritorno a Dio e dell’incontro con Lui è da sempre
il vero scopo del Pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità, tanto da aver
dato vita, da oltre due secoli, al rito paraliturgico del Pianto delle Zitelle,singolare rappresentazione sacra cantata dalle
“zitelle” (giovani donne o ragazze di Vallepietra), le quali -reggendo ognuna
un simbolo della Passione di Cristo - ne rievocano con intensità ogni momento.
Il canto culmina nel pianto della Maddalena e nello
straziante lamento della Madonna, e termina con l’invito al pentimento e alla
riconciliazione con il Padre.
STORIA
E TRADIZIONI
Sull’origine del Santuario si hanno due tradizioni e
poche, incerte notizie storiche.
La prima
tradizione, di chiara origine popolare, narra di un contadino, il quale,
mentre arava i campi della Tagliata, vide i buoi improvvisamente fuggire e
precipitare nel vicino strapiombo. L’aratro rimase aggrappato alla roccia a
metà altezza; il pastore invocò con fede e fervore
La seconda
tradizione , di origine letteraria, scritta su una pergamena che l’Abate
del Santuario, Salvatore Mercuri (morto nel 1925) affermava di aver letto, prima
che andasse bruciata, narra di due Ravennati, che, per sfuggire alla
persecuzione, da Roma si rifugiarono al Santuario, dove furono visitati dagli
Apostoli Pietro e Giovanni ed ebbero l’apparizione della Trinità.
In genere gli studiosi ritengono che il Santuario sia
sorto su un antico tempietto pagano ( fino al 1873 sono stati rinvenuti reperti
di epoca romana: marmi, frammenti di lapidi, monete di età imperiale). Altri
studiosi asseriscono che il Santuario sia stato fondato dai Benedettini di
Subiaco o da monaci basiliani rifugiato nella grotta, che sarebbero anche gli
autori dell’affresco della Trinità; altri ancora ritengono fondatore del
Santuario S. Domenico di Sora o di Cocullo (morto nel 1031).
CANZONETTA
IN LODE DELLA SS.ma TRINITA’
( che si
stampava a Subiaco, nell’antica
tipografia Angelucci - che si trovava in Via Cadorna- ad uso dei Pellegrini di
Subiaco e di passaggio nella loro lunga camminata: da
“Tutti quanti genuflessi
Siamo noi qui venuti
Onde tutti noi ci aiuti
Il popolo risponde in ogni strofa:
Viva, viva, sempre viva
Quelle Tre Person Divine
Quelle Tre Person Divine
Ed il Padre
con il Figlio
E lo Spirito Santo ancora
Tre Person da
noi si adora
Nell’istessa maestà.
Ed il Padre
con il Figlio
E lo spirito
Santo ancora
Tre Person da
noi si adora
Nell’istessa
Potestà.
E lo Spirito,
Figlio e Padre
Sono uno in
tre Persone
Nel sentir
tale canzone
O che gran
solennità.
Oh mistero
incomprensibile
Da stupir
tutta la gente
Un gran Dio
onnipotente
In tre rami
si formò.
Ed è sempre
quell’istesso
In qual ramo
si compose,
Un sol Dio in
Tre Persone
Nell’istessa
ugualità.
Oh felice e
buon pastore
Fu per te
quel dì beato
Testimonio fu
l’aratro
Che in aria
si fermò.
Due bovi in tanta
altezza
Son caduti
sopra i sassi,
riprendendo i
loro passi
Si rimisero a
pascolar.
Ecco appunto
che veniva
Il devoto già
pregava
E
Che lo venne
a liberar.
Vide già le
Tre Persone
Tutte e tre
di una fattura
Tutte e tre
di una misura,
nell’istessa
potestà.
A tal vista
risplendente
Non curò
tosto paura
Ma una fede
l’assicura
Per più
credere e sperar.
Verso te
voltò le luci
L’uomo
oppresso dalla sete,
Ecco subito
le pietre
Versar
l’acqua in quantità.
Vallepietra
che scriveva
Le notizie le
mandava
E
Da per tutte
le città.
O che scoglio
fortunato
Da venire a
visitare
E con fede ad
adorare
Il supremo
Salvator.
Fu miracolo
evidente
Che ogni anno
si rinnova
Ed ognun le
grazie prova
Dalla Santa
Trinità.
Scorre l’acqua
da ogni parte
Quanto più la
gente arriva;
Dallo scoglio
onde deriva
Chi si vuole
dissetar?
Ecco il
popolo devoto
Corre presto
in un istante
E con fede al
Padre amante
Porge preghi
con fervor.
Voi correte
sordi e muti
Ciechi e
storpi e desolati
Che sarete
risanati
Dall’immensa
Trinità.
Sempre noi
con viva fede
Ed uniti alla
speranza
Non facciamo
ritardanza
Gioirne al
nostro Creator.
E con fede e
con rispetto
Veneriamolo
di cuore
Padre Figlio
e il grande Amore
Che la luce a
noi donò.
O fedeli, tutti
uniti.
Deh preghiamo
genuflessi
Adoriamo tra
noi stessi
Il gran Padre
dell’amor.
Non facciamo
come alcuni
Che pur
mancano di fede
Chi non corre
chi non crede
All’immensa
Trinità?
Come il
giorno di sua fede
Molti restano
e non vanno
Che temendo
alcun malanno
Di ricevere
quel dì.
Ma il verace
e buon devoto
Presto corre
e non si arresta,
non temendo
la tempesta
Se vedesse di
venir.
Gente son di
poca fede
Che il gran
Dio nulla si cura
Mentre
mettonsi paura
Di pericoli
incontrar.
E perciò tutti
corriamo
Adorar le Tre
Persone
E con santa
devozione
Le dobbiamo
ossequiar.
Ché se noi
così facciamo
O fedeli
immantinente
La gran
Triade Possente
Le sue grazie
a noi farà.
(Qui ci
conviene sottolineare una speciale “lascito” tradizionale, all’interno del
ricordo diffuso di questa “Canzonetta”.
Sono
diventate forme proverbiali, che non si possono non conoscere…., semplificate dal dialetto:
“Tutti quanti gianuflessi”
“Ogni anno si rinnova..” “Oh
mistero incomprensibbele”
“Scorre l’acqua da ogni parte”
“ Non facciamo come alcuni”
“ Gente son di poca fede” .
Queste frasette si ripetono anche in situazioni della
vita non legate al Pellegrinaggio, e questo dimostra come la tradizione sia
presente in profondità nella memoria condivisa dei Sublacensi….Almeno di quelli
più anziani).
IL CANTO
I PELLEGRINI AL SANTUARIO DELLA SS. TRINITA’
Si ripete ad
ogni strofa:
Su, fedeli, ripetiamo
Con amore e fede viva:
Viva sempre, sempre evviva
Lode a Dio
nell’alto empiro
Ripetete o
serafini:
Gloria e
onore , o Pellegrini
Date all’alma
Trinità.
Il Trisagio
sempiterno
Della terra
dei viventi
Ripetiamo noi
redenti
All’eccelsa
Trinità.
Come l’inno
dei Beati
Al Gran Dio
tre volte Santo
E’ gradito
l’umil canto
Dell’afflitta
umanità.
Picciol tempio in Vallepietra
Sorge a pié
di rupe immensa
Quivi grazie
a noi dispensa
Del buon Dio
la carità.
Là sul monte
il pellegrino
Della gioia nell’ebbrezza
Di sudori e
di stanchezza
La memoria
più non ha.
Vede il cor
del più fedele
Il Calvario
in quell’asprezza.
Della rupe
nell’ampiezza
La divina
immensità.
L’echeggiar
di quei macigni
Par che additi a noi meschini
L’innegiar
dei Cherubini
All’eterna
Maestà.
Fin da secoli
remoti
Vide l’uomo
in quelle mura
Una languida figura
Dell’arcana
Verità.
All’immagin
veneranda
Mentre abbiamo
il guardo fisso
L’alma è
assorta in un abisso
Di sapienza e
di bontà.
Ossequenti al
gran mistero
Che la fede
ci propone,
Solo un Dio,
ma in Tre persone
Adoriam con
umiltà.
Come ai figli
d’Israello
Dié la rupe
un’ampia fonte
Della Triade
l’alto monte
Acqua pura
ancor ci dà.
Fu d’infermi
un ampio stuolo
Pien di fede
e fervoroso
Che dal getto
prodigioso
Ricevé la
sanità.
Mille cuori a
Dio nemici
Tu ricordi, o
speco santo,
Che lavar con
largo pianto
Le commesse
iniquità.
La tua vista,
o sacro monte
Dolce invita
il mesto cuore
Alla pace del
Signore,
All’amor di
sanità.
Il tuo nome,
o Dio, lodiamo
Pellegrini in
mezzo al pianto;
sia perenne
il nostro canto
Nell’eterna
Eredità.
Venga pur, s’affretti
il giorno
Che il tuo
volto senza velo
Rimirar
possiamo in Cielo,
Sacrosanta
Trinita’.
(Da
notare:semplicità e ingenuità ma anche il rispetto per il Grande Mistero.
Risaltano l’Immensità di Dio, la fiducia nel perdono, la benedizione, il dono
delle acque…
Nel
“PIANTO”, che seguirà, molte espressioni sono veramente “forti. Forse, siccome
il popolo non ne poteva più del “latinorum”, qualche anonimo tradusse parole e
immagini a modo suo, in una lingua aspra ed efficace.
Oppure
un pio chierico volle tentare un
avvicinamento linguistico al sentire e alla parlata del popolo…
In
altre regioni italiane le LAUDI erano state scritte direttamente in lingua
volgare da grandi autori, già secoli prima. Un esempio per tutti: le LAUDI di
Jacopone da Todi.
Da
noi uno del popolo ( o un colto chierico interprete dell’animo popolare) ha
“saltato” il latino per un suo italiano intriso di pietà religiosa e di Fede
cristiana vissuta).
IL
“PIANTO” (Laude sacra del XVII secolo)
-che si recitava nella loggia della SS. Trinità-
Testo
dell’edizione registrata dalla R. Prefettura di Roma il 18 settembre 1887, con
nota n. 1485.
Veni,
Creator Spiritus…..
Sant’amore a noi venite,
E del vostro dolce affetto
Riempite il nostro petto
Né da noi giammai partite.
Qui
diceris Paraclitus…..
Risoluto ho nella mente
Nel mio cor farti la sede
Osservarti sempre fede
Ed amarti eternamente.
Tu septiformis munere….
Fa ch’io sia vera tua amante
O mio Dio, mio Sposo amato
Ch’in amar non perda stato,
sempre tuo sempre costante.
Accende
lumen sensibus…..
Spira al cor, ciò ch’ho da dirti
Dolce sposo, accresci amore,
quanto più t’ami il mio core
Sempre più cresca in amarti.
Hostem
repellas longius….
La tua grazia in me conserva,
La tua Gloria fa ch’io brami
Come io devo, fa ch’io t’ami
Come vuoi, fa ch’io ti serva.
Per
te sciamus da Patrem…
Quando, quando, o Serafini,
Arderò del vostro amore.
Quando Dio godrà il mio cuore
Degli amori suoi divini?
DEO PATRI SIT GLORIA……
Caro Dio, mio ben superno
T’amerò vivente e morta
E la vita troppo corta
Il mio ben t’ami in eterno.
Emitte Spiritum tuum, et creabuntur Alleluia
“Et renovabis faciem tarrae. Alleluia”
Oremus
Deus qui corda fidelium Sancti Spiritus
illustratione docuisti da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius
semper consolatione gaudere. Per
Dominum etc.
MISTERI
DELLA SS. TRINITA’
IL
PROLOGO
Se
i cieli bramate
Voi
anime belle
Giacché a ricomprarvi
Le menti novelle Dal fallo sì rio
Sentite
su su.
Per prezzo quel Dio
Il sangue versò.
Già
per vostro amore
Risolve
morire Da
questi misteri
E
pene patire
Rifletti, o fedele
L’amante
Gesù Le
pene e querele
E pene ecc. Del caro Signor.
Le pene…
MISERERE
MEI, DEUS
Miserere
mio Dio bontà infinita,
delle
miserie incorse pel peccato
son
miser benché ricco e senza aita
mentre
l’alma si trova in questo stato
Ma
qual con dolor tutta contrita
La
gran misericordia ha ricercato
Quella
del figlio tuo mio Redentore
Che
col suo sangue lava ogni mio errore.
IL CALICE
Deh!
mira occhio pietoso, hai che conforto
Si
spedisce Gesù dal padre eterno
Che
già sta afflitto agonizzando all’orto
Lo
rifiuta e l’accetta, indi al paterno
Voler
rimesso, suda sangue, è smorto
In
terra cade pel dolore interno.
ET SECUNDUM MULTITUDINE…
Et secundum multitudinem delle tue
Miserazioni ed atti, con le quali
Perdomi al peccator le colpe sue
E gli rimetti le pene eternali
Macchiato ho io corpo e l’alma, or ambedue
Scassa l’iniquità togli li mali,
Ché se terribil sei per potenza
Sei padre pien d’amor per la clemenza.
LE FUNI
Queste le funi, con le quali legato
Fu l’autor di vita che vi sciolse
Dalle cure ritorte del peccato,
Vi ricordino allor ch’ivi v’involse
Quel foriere d’inferno iniquo e ingrato
E la primiera libertà vi tolse
AMPLIUS LAVA ME…
Amplius lava me dalle sozzure
E dall’amore, ed occasione di quelle.
Mondami, e dammi un odio alle lordure
Acciò le passion non siano ribelle
Mondami più e lavami tu pure
Gesù sposo dell’anime più belle,
Renda mondo il io cor e ben purgato
L’acqua e il sangue, che uscì al suo costato.
Tirannia più fiera ed inumana
Non si accenda nel mondo e fra la gente
D’una destra di un uomo, empia e villana
Destr’empia, che rendesti sì dolente
Quella faccia divina, e più che umana
Maledetta sarai eternamente.
QUONIAM INIQUITATEM…
Se fin qui nel mio mal fui pertinace
Non conobbi del cor la mente dura
Né la volontà sempre seguace
Dalli capricci della mia natura
Or che conosco e con dolor verace
Delli miei falli vedo la sventura,
Piango a’ tuoi piedi o mio Signore amato
Mentre ancor contro me s’arma il peccato.
Fatta bersaglio dell’uman furore
In questo fier macigno ahi! sconoscenza
Fu la sapienza eterna, e il Dio d’amore
La seconda Persona dell’immensa
Trinità Santa. Gesù Redentore
Infinita bontà somma clemenza.
I CHIODI
Sordo, insensato peccator non
odi?
Cieco di volontà riguarda e vedi
Che il dolor di Gesù son duri chiodi.
Passaro essi le mani e i sacri piedi
Discese dal ciel per sciogliere li nodi
De’ tuoi peccati eccoli qua li vedi?
AUDITUI MEO DABIS GAUDIUM…
Auditui meo de ‘l gaudio
e la letizia,
Che prova il giubilo universale
L’alma quando deposta ogni malizia
Con buona confessione generale
L’ossa, a virtù avvilite, ed in mestizia
Le ravviva virtù sacramentale.
Sentendo da’ministri tuoi sacrati
Queste voci: T’assolvo da peccati.
IL FIELE
Ecco agonizza in morte il Redentore
Tra gli affanni cocenti, ed infocato
D’anime nel suo cuore sgorga l’ardore
Sitio esclama,e al suo divin palato
Fiele ed aceto, ohime! Che dissapore!
Con sponga in refrigerio è preservato.
AVERTE FACIEM TUAM A PECCATIS…
Signor, se le passate penitenze
Soddisfatte non han le mie partite,
Soddisfatti bram’io colle indulgenze,
Acciò le colpe e pene sian finite.
Li miei trascorsi falli e le sentenze
Scritte al tuo libro, ormai sono abolite
E dai peccati ch’ogni dì commetta
Averte faciem tuam santa e
perfetta.
Sino ab eterno su quel
maestoso
Trono del ciel Gesù serbò il
desio
D’essere dell’alme nostre il vero
sposo
Da lancia aperto quel core
amoroso
Per i peccati del popolo rio.
COR MUNDUM CREA IN ME, DEUS...
Perché non basta piangere il mal
fatto
Risolvo, Signore mio, di mutar
vita;
Però la volontà perita affatto
Creala monda, o Dio bontà
infinita,
E l’intelletto mio tutto
distratto
Rinnova acciò non faccia più
partita
Dal tuo santo voler, dà tuoi
consigli
E sempre per tua gloria sudi e
vegli.
IL CROCIFISSO
Se spirito di pietà vi punge il
core
Deh! Mortali, piangete il crudo
affanno
Che per voi sopportò il
Redentore.
Per liberarvi dal primiero
inganno
Pende, come vedete,in questo
legno,
E per salvarvi dal perpetuo
danno.
Udita pietà mirabil pegno
Donar la propria vita, offrire il
sangue
Per l’uomo che di pietà non fu
mai degno.
Vedete, egri mortali, il volto
esangue,
Le chiome lacerate e il capo
basso,
Qual fiore che calcato in terra
lungue.
Piangi, inferma natura, piangi,
basso
Mondo, piangi
alto Ciel, piangete venti,
Piangi tu cuor se non sei duro
sasso.
Queste man, che compodser gli
elementi
E ferman l’empia terra in sugli
abissi
Voller per noi soffrir tanti
tormenti.
Per noi voller in Croce esser
affissi
Questi pié che solean premere le
stelle
Per noi il Redentor dal Ciel
partissi.
Per te, o peccator empio e
ribelle,
Per far dell’alma tua sì nobil
caccia
Soffre le piaghe un Dio, soffre e
con quelli
Ti sta aspettando con l’aperte
braccia.
NE PROICIAS ME A FACIE…
Mio Dio sta sopra a me con gli
occhi attenti
E non mi ributtar da la tua
faccia,
Perché il cor mondo ha tanti
combattimenti
Quant’ha oggetti sensibili alla
traccia,
E lo spirito retto ha pur
presenti
D’opinioni stravolte, un’ampia
caccia;
Ne auferas dunque lo Spirito Santo
Che m’ispiri e soccorra in ogni canto.
Chi potrà mai spiegar la mia gran
pena
Vedova senza sposo e senza
Figlio?
Amore dove tu sei? Fervore e zelo
Di voi Spirti celesti, Serafini
Che raggirate le sfere del Cielo
Voi angelici Cori e Cherubini
Accorrete quaggiù con pié veloce
Con me di Cristo a sostener
Che il Signor portò per
ricomprarti,
Qui ridotti hai dell’eterno il Figlio.
Sol per le colpe tue, solo per
darti,
A’ mondani piacer senza riflesso
Gesù quel tuo Signore in Croce è
messo.
Riguarda, o uomo questo duro
letto
Ch’ebbe il Creator su duro legno
E tu mai nel tuo cuor gli dai
ricetto;
Ora sì del tuo amore siano il
pegno
Le lacrime di sua contrizione,
Poché di tanto male foste
cagione.
Crucifige si si, tu ben lo
sai;
Gridasti con Giudei, e in
ricompensa
Vittima del tuo amor scorto qui
l’hai.
Lo posponesti con gran differenza
Al rio Barabba, e poi gridasti
forte
Al reo la vita, ed a Gesù la
morte.
Non riconosci della colpa il
danno,
Peccatore ostinato, ovvero non
miri
La forza del tuo errore fiero, e
tiranno?
Tu non gemi, non piangi e non
sospiri
Anzi sciocco di più prendi conforto,
Mentre per darti vita un Dio qui
è morto
Mira la prova di eccessivo amore
Che un Dio a te serbò fin dal
nulla
D’esser tuo, o reo ingannatore…
Poiché vita ti dié fin dalla
culla
Colpe portasti; or per fuggir la
pena
Imita il pianto della
Maddalena.
LE
TRE MARIE
Ohimé! Per le mie colpe, è morto
in croce e
Tra due ladroni il figlio di
Maria,
Ed io non scoppio pel dolore
atroce
Tu mi parli, O dio dell’alma mia,
O buon maestro mio più non
m’insegni
Piangerò dunque, ohimé! Che pena
ria
Ah lasso! Son finiti i miei
disegni:
Amor mio, più non m’ami, ahi
dolor
A chi la tua discolpa consegni?
Nel testamento tuo fatt’alla
croce
La madre col discepolo chiamasti
Per me chiamare, non avesti voce,
Pur del ladrone allor ti
ricordasti,
E promettesti a quello il
Paradiso
Sol di me peccatrice ti
scordasti,
Alzasti al Padre tuo lo smorto
viso,
Pregasti per li tuoi crocifissori
Scusasti d’ignoranza chi ti ha
ucciso
Di me nulla pensasti, ahi che
dolori!
Eppure ero tua amante, e tu mio
sposo:
qual mio peccato ha sciolto i
nostri amori?
Gent’empia, è fra di voi alcun
pietoso,
Che m’apra il petto, e mi
trafigga il core?
Poiché senza di Lui non ho riposo
Giacché non mi dà morte il mio
dolore
Regina di dolor, fa le vendette:
Se per me giace morto un innocente
Ora uccidimi tu Madre dolente.
(In ginocchioni)
Ferma, raffrena la tua doglia
ardente
Accetta, Maddalena, il mio
consiglio
Ch’io sola pianger devo
amaramente
A che partito misera m’appiglio?
Chi potrà mai spiegar la mia gran
pena
Vedova senza sposo e senza
Figlio?
Non mi dite Maria di grazia piena,
Chiamatemi Maria mar di dolore,
Ch’ogni cruccio al mio cor ha la
sua vena.
Pianti, angustie, e dolor venite
fuore,
Accompagnate il mio dolente
stato,
Lingua scopri i cordogli del mio
core.
Figlio, dal Padre eterno
abbandonato,
Son gli Apostoli tuoi tutti
fuggiti,
Figlio chi t’ha tradito e chi
negato.
Gl’infermi risanati ove son giti?
Ciechi, zoppi, e storpiati senza
fine
Sordi, muti, e lebbrosi, ahi !
son spariti:
Figlio, son questi i raggi del
tuo crine
Ahi! strazi da fiere e non umani!
Fino al cervello tuo giungon le
spine !
Figlio, con queste quelle Sacre
Mani,
Che formaro i cieli, e tutto il
Mondo?
Ahi come son squarciate in modi
strani!
Figlio, è questo quel viso tuo
giocondo?
Ahi come è sfigurato e tenebroso!
Figlio, di sputi e sangue tutto
immondo.
Figlio, questo è il petto sì
amoroso
Ogni osso dall’altro osso è già
slogato,
Figlio, tutto il tuo corpo è
doloroso!
Figlio, ancora il tuo ventre è
flagellato,
Son le vene e li nervi, già
trinciati
Ahi! corpo Verginal, tutto
squarciato.
Figlio, son questi i piedi tuoi
sacrati,
Che camminaro asciutti sopra il
mare
Ahi! Perché son così traforati?
Figlio che piaga è questa, che mi
appare
Figlio la lancia ha trapassato il
core,
Figlio, muoio, non posso più
mirare!
(Sviene e si ritiene dalle Marie)
La liturgia della S. Messa nella Festa della SS. Trinità
Deuteronomio 4, 32-34. 39-40
Romani 8,14-17 Matteo 28,16-20
Richiesta di perdono
Il nostro Dio
non è quindi un Dio solitario, un “single” infinito, autocentrato sul proprio
Io, innamorato della propria immagine, in una forma esagerata di amor proprio e
di adorazione di sé stesso.
No. Anzi, proprio per i rapporti intensissimi di
amore tra le Tre Persone,
Chiediamo
perdono delle relazioni tra noi, tanto imperfette!
SS.
Trinità, per ben 70 volte noi leggiamo nel Vangelo di S.Giovanni, una parola
che riassume l’intensa circolazione d’amore che regna nelle relazioni delle
vostre Tre Persone: e questa parola è “rimanere”: “Rimanete nel mio
amore, come io rimango nell’amore del Padre e dello Spirito Santo”, ripete
Gesù.
Donaci, o
Santa e divina Trinità, di comprendere, accettare, vivere questa circolazione
d’amore, in una volenterosa comunione con Te e con i nostri fratelli tutti.
La liturgia odierna c’invita a confrontarci
col mistero della profondità di Dio, quale Padre, quale Figlio, quale
Spirito Santo.
La parola MISTERO, nella teologia cristiana, indica una verità
soprannaturale che non può essere conosciuta dalla intelligenza umana e la cui
esistenza, anche quando ci è rivelata, non è ugualmente comprensibile da noi.
Solo la fede cristiana ha i “misteri”, perché solo essa è di origine
divina. Le altre religioni sono fondate da uomini, e ciò che un uomo costruisce
con la sua mente, può essere compreso da un altro uomo. Dio invece è aldilà
della nostra capacità di capirlo…e i suoi “misteri” sino eccessi di luce,
non mancanza di luce.
Gesù ci ha rivelato il mistero della Trinità. Nel vangelo troviamo che
Egli parla di un Padre, che è Dio; parla di un Figlio, sé stesso,
che dice di essere Dio e di uno Spirito Santo, che è Dio, ma
contemporaneamente dice che esiste un solo unico Dio.
Come possano stare insieme, in un’unica natura divina, queste tre
Persone, è per noi qualcosa di inconcepibile…ma che adoriamo con fede, come
fa
Anche Gesù ha potuto rivelarci poco della vita intima della Trinità, ma
quel poco che ci ha rivelato, è già un grosso evento di salvezza:
Quando
osiamo dire che crediamo in Dio Padre, noi confessiamo:
- che tutti siamo creature di Dio e apparteniamo ad una più
vasta “chiesa” del Padre;
- che avendo tutti la stessa dignità di “figli” è
inconcepibile ogni discriminazione;
- che la storia è guidata da un PAPA’ e va verso la
liberazione di tutti i popoli.
Quando
osiamo dire che crediamo nel Dio Figlio, noi confessiamo:
- che quel “Crocifisso” ha “ogni potere in cielo ed in
terra” e che il credente non ha altre “divinità” cui
inchinarsi;
- che ci ha portato la vita di Dio, per cui diventiamo
divinizzati figli di Dio;
- che ha dato senso sia al dolore della terra,
attraverso
Quando
osiamo dire che crediamo nello Spirito Santo, noi confessiamo che
Egli assiste
- guidandoci alla conoscenza e alla fede nel Cristo, come
Spirito di Gesù;
- aiutandoci nelle lotte contro il male del mondo, come
Paraclito;
- vivificando
Nel mistero della Trinità si nasconde IL NUCLEO PIU’ ELEVATO DELLA
UTOPIA CRISTIANA: il sogno cioè di
una umanità che non viva sotto la legge del dominio, ma della COMUNIONE. Stimolo per noi a lavorare, perché tutti gli
uomini siano in comunione tra loro, come il loro Dio.
Ma non si entra in “comunione” con qualcuno senza la “dolcezza”, che
non consiste, come la bontà, nel dare all’altro qualche cosa, ma nel lasciarci
invadere dall’altro. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono di un’infinita
dolcezza, perché non oppongono nessuna resistenza l’uno all’altro. Per
questo sono un unico Dio.
(inizio)
Fratelli e sorelle, la incomprensibilità della Trinità non è un enigma
che strapiomba sulla nostra fragilità mentale, ma è uno squarcio dell’Amore
di Dio, che offre Sé stesso e che si pone come una tenda di Dio fra noi,
(così lo chiama
(preghiere
personali)
(fine)
Signore Gesù, che con la tua venuta sulla terra ci hai svelato qualcosa
del volto di Dio, donaci la grazia di vivere questo mistero, ospitando in noi e
nella nostra preghiera, la presenza del Padre, di Te suo Figlio e dello Spirito
Santo, in modo che la vostra comunione trinitaria si traduca in noi in azioni
di comunione fraterna.
Trinità
altissima, donaci la grazia di coltivare l’amicizia con Te, pur all’interno
della tua super-luce, che è tenebra per noi. Fiammeggi su di noi qualche raggio di quell’amore
che ci ha donato il Salvatore Gesù e che lo ha portato al sacrificio della
croce, di cui ora facciamo memoria.
Trinità
augustissima, Tu che non ti lasci vedere, anche se ti fai un po’ conoscere, Tu
che sei nascosta, anche se il luogo in cui ti nascondi è la nostra anima,
donaci la costante coscienza di questa tua Presenza, in modo che si riverberi
nella nostra vita in gesti di comunione e mai di sopraffazione.(Testo redatto
nel 2206 dal P. Rolando Palazzeschi, S.J.)
CONCLUSIONI
L’Università Popolare di Subiaco, fedele al suo mandato di testimone di ciò che abbiamo ereditato e vive nel popolo, ha presentato lealmente una tradizione religiosa popolare”forte”.
Si deve
aggiungere che nel 2002
Vi si
afferma che Giovanni XXII nel 1334 estese
Se
alcune manifestazioni improprie della
religiosità popolare relative ai santi
possono distrarre dal fine ultimo della vita cultuale, cioè “il dialogo di Dio con l’uomo per Cristo nello Spirito Santo”, ciò non può accadere
ovviamente per il culto rivolto direttamente alla SS. Trinità.Si raccomandano
anzi “alcuni pii esercizi rivolti direttamente al Dio Trino e Uno (la piccola
dossologia (GLORIA AL PADRE AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO), la grande
dossologia (GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI… )il Trisagio biblico
(SANTO,SANTO, SANTO) e liturgico (SANTO DIO, SANTO FORTE, SANTO IMMORTALE, ABBI
PIETA’ DI NOI ), molto diffuso in Oriente ed anche in alcuni Paesi, Ordini e
Congregazioni dell’Occidente”.
Peraltro
il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (edizione 1992) alle pagine 428 e 429
sulla religiosità popolare in genere recita:
“Oltre che della Liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che circondano la vita sacramentale della Chiesa quali la venerazione delle reliquie, la visita ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la ”via crucis”, le danze religiose, il rosario, le medaglie, ecc.
Queste
espressioni sono un prolungamento delle vita liturgica della Chiesa, ma non la
sostituiscono ‘Bisogna che tali esercizi, tenuto conto dei tempi liturgici,
siano ordinati in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, derivino in
qualche modo da essa,e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore,
conducano il popolo cristiano”-
“In
sintesi.Oltre che della liturgia la vita cristiana si nutre di varie forme di
pietà popolare, praticate nelle diverse culture.Pur vigilando per illuminarle
con la luce della Fede,
Come dire: ogni cosa al suo posto, nella giusta gerarchia! Innanzitutto
i Sacramenti e la liturgia ufficiale di tutta
Gli attuali Statuti delle Confraternite della SS. Trinità in Subiaco e
altrove risentono di questo sostanziale apprezzamento ma anche delle
indicazioni, da parte dei Vescovi, di cautela contro possibili eccessi.
Il Direttorio fornisce anche indicazioni sui santuari e sui
pellegrinaggi.
Proveremo, in breve a confrontare queste indicazioni con la storia
recente e la vita attuale del Santuario della SS. Trinità di Vallepietra e del
relativo tradizionale pellegrinaggio.
Sui santuari si afferma che “ il santuario, sia esso dedicato alla SS. Trinità, a Cristo Signore,
alla Beata Vergine, ai Santi e ai Beati è forse il luogo in cui i rapporti tra
Liturgia e pietà popolare sono più presenti ed evidenti”.
Occorre che ogni santuario favorisca ”la vita liturgica (Eucaristia,Penitenza…) coltivando le forme approvate
di pietà popolare”.
Possiamo anticipare che il Santuario della SS. Trinità di Vallepietra,
nel tempo, sempre più attua positivamente questi caratteri generali richiesti
dal Direttorio.
In
particolare:
-è
riconosciuto canonicamente da secoli;
-
-è
luogo di evangelizzazione (omelie, catechesi, incontri, pubblicazioni);
-è
luogo di carità e accoglienza (a favore dei pellegrini poveri);
-è un
“bene culturale” per la sua antichità e il fascino dei luoghi.
Su
questi punti il Parroco di Vallepietra Don Alberto Ponzi, Responsabile delle
Confraternite per
Il pellegrinaggio, specialmente a piedi, al santuario, ha avuto
nel tempo una storia studiata da antropologi culturali e scrittori-giornalisti,
per la fatica, la costanza e la grande organizzazione in Confraternite paesane
dette “compagnie” che muovevano a piedi con un cammino di 6-10 ore di sola
andata.
Per la nottata passata all’addiaccio tra canti e preghiere in attesa
della Sacra Rappresentazione alle sei del mattino, in un silenzio incredibile,
mentre tutti accennavano sulle labbra parole e melodia dei vari “quadri” della
Passione del Salvatore.
Il pellegrinaggio ha una partenza con preghiere;un ultimo tratto, in
cui si intensificano preghiere e canti; l’accoglienza ai pellegrini e lo
scambio di cibo e acqua; la permanenza al Santuario ( di solito poche ore dopo
l’aurora), con S. Messa, confessione generale e ascolto attentissimo del
“PIANTO); la partenza, camminando per un breve tratto all’indietro, per
rispetto a Dio Uno e Trino.
I “ricordini” sono di anno in anno meno invasivi degli spazi della
spianata e un po’ più coerenti con lo Spirito del Santuario.
Come si può vedere, Santuario e Pellegrinaggio sono pienamente
legittimati dalle norme della Chiesa.
Il presente e il futuro daranno largo spazio ad una sempre maggiore
interiorizzazione delle pratiche di pietà popolare, in sintonia con
L’alone culturale della tradizione della SS.
Trinità di Vallepietra
E’
stato scritto molto e non è
possibile riportare tutto, sia pure in sintesi.
Non possiamo non fare riferimento agli studi
degli antropologi culturali Alfonso Maria di Nola e Maria Immacolata Macioti.
Agli “elzeviri” di Emilio Cecchi sul “Corriere delle Sera” negli anni ’30, dove
si meravigliava che andavano al pellegrinaggio anche giovanotti “ con la
stilografica affacciata al taschino!”.
Altri cenni si riferiscono agli scritti di
Lelio Antonioni, degli “Arcari” di Camerata Nuova, (interessati a presidiare la
via lungo il Fosso Fiojo per raggiungere il Santuario) e di tanti altri
scrittori oscuri ed illustri.
Per non parlare di opuscoli, calendari,
“santini”, storie, canti.
E il Pellegrinaggio al Santuario della SS.
Trinità di Vallepietra continua, e con esso la preghiera, la riflessione, il
ricordo.
2006
FINE