Antologia semiseria sulla“naja”di una volta

Fra una generazione, alcune parole ed espressioni che un tempo erano di dominio e uso comune, non si capiranno più, se non dopo una piccola ricerca “storico-filologica”.Tra queste parole ed espressioni a rischio di oblio citiamo, a caso:“carta carbone”,”calamaio”,”voce in Capitolo”, “antifona”, ecc..

Ora ci vogliamo dedicare a tutto un mondo di parole e significati intorno alla “naja” (a scanso di equivoci, diciamo che stiamo parlando del servizio militare di leva, obbligatorio per tutti i maschi appena divenuti maggiorenni).

Quell’” universo” , chiuso e tradizionalista – vera “istituzione totale” che era la caserma prima dell’attuale esercito di professionisti, si presta a divagazioni curiose, che richiamano anche le parole e le espressioni che si trovano e si ritroveranno in pagine e pagine di racconti, romanzi, film, in cui bene o male si parla di questa istituzione, preposta alla violenza monopolizzata dallo Stato per la guerra esterna ( o con un eufemismo, per la difesa).Con Machiavelli si decise di costituire eserciti di “cittadini in armi”, rifiutando i mercenari. Dopo  sette secoli siamo tornati ai professionisti mercenari, per ora tratti da cittadini volontari – uomini e donne -, in seguito (vedi USA) certamente con combattenti di qualunque origine, come la francese “Legione straniera” o lo spagnolo “Tercio. In base all’umanissimo principio che “nessuno vuole morire per... il re di Prussia!”, se può disporre cinicamente della vita di altri, a pagamento.

Cominciamo con questo vocabolario-frasario curioso, (escludendo le più gravi volgarità, cioè le espressioni “da caserma”:

-“Perché fuori della caserma c’è la sentinella armata? Per tenere lontana la logica?

-“A che serve la vita militare? “  “ A rendere difficile il facile, attraverso l’inutile”.

-Chi è il piantone? Non è l’asse dello sterzo dell’auto, ma una sentinella armata più alla leggera e che si può muovere in una piccola area, rispettando una “consegna”, cioè un compito.

-“Venire dalla gavetta”: significa cominciare una carriera dal basso. In gavetta di alluminio mangiavano le reclute ,i nuovi arrivati, le “burbe”, che una volta venivano dileggiati come “marmittoni”- specialmente nelle barzellette-. per definizione imbambolati o meglio “imbranati”).

-“I nonni e il nonnismo”: in base al principio non scritto che “anzianità fa grado”, i “congedandi” scansano i servizi a scapito delle “burbe”, talvolta insultate e taglieggiate fino all’inverosimile. Gli “scherzi” più innocenti sono il “sacco”nella branda (entri nel letto e trovi il lenzuolo ripiegato, che ti blocca mentre allunghi le gambe)) e il “gavettone” ( una “bagnata” a chi dorme ): ma c’è di molto peggio, fino a ridurre qualche “capro espiatorio” alle soglie del suicidio o al suicidio vero e proprio! Tranne per i casi gravissimi,i superiori fingono di non accorgersene. Così anche per i furtarelli o le  risse: purché  avvengano di nascosto: E chi denuncia i fattacci è una spia. Al fondo la spiegazione sta in questo: la vita militare è finalizzata alla guerra, alla violenza, e qualunque esercizio di violenza è funzionale. Ciò che tra civili, in tempo di pace è delitto, in guerra, tra i militari è “arte militare”, o,tecnicamente ,“attitudine al combattimento”.

-All’ingresso c’è l’Ufficiale di giornata, un ufficiale subalterno riconoscibile dalla fascia azzurra a bandoliera ( come il “Musichiere”), incaricato di controllare l’entrata, schierare la guardia per i visitatori importanti, controllare le sentinelle e la mensa. Di notte dovrebbe vegliare, ma dorme vestito al Corpo di Guardia. I militari di guardia dormono in piedi. Sono usi che si tramandano in tutti gli eserciti, da secoli, sistemati poi dal Bonaparte.

-Il tempo non basta mai, anche se non c’è nulla da fare, il soldato corre continuamente, impegnato a manutenzioni dell’arma individuale, pulizie, lucidature,sistemazioni dell’armadietto individuale, del posto letto, senza mai tempo libero. I giornali non si leggono, se non quelli sportivi.

-E i “copertoni”? Sono i raccomandati.

-“Il contrappello”: con la “ritirata” si va in camerata e si risponde all’appello. Più tardi, a sorpresa, si fa il “contrappello”, un appello di controllo. Altro appello si fa al mattino, alla “sveglia”.Qualche soldato però, dopo il contrappello, esce, salta il muro di cinta e dorme fuori. Prima della sveglia è già al suo posto!

-Viene in visita un Ufficiale Superiore? Si fa finta di gare le pulizie straordinarie. E’ solo apparenza, cioè “vasetto”. Tutto ricade sulla legge dell’apparenza.

-Ufficio Benessere: dovrebbe far star bene i soldati. E’ diretto dal Cappellano militare, che dispensa a malapena qualche licenza. Il Cappellano è sempre d’accordo con i Comandanti ed è  un Ufficiale anche lui!

-A proposito del Cappellano, proprio quei suoi benedetti gradi di Ufficiale provocano qualche imbarazzo. I rari soldati che vogliono confessarsi da lui si domandano se devono salutare militarmente prima di inginocchiarsi! Questo rende l’idea di che cosa ci stia a fare un Cappellano in caserma, quando basterebbero i Sacerdoti delle Parrocchie, almeno nel territorio metropolitano.                                                                          -Il rancio del soldato? “Ottimo e abbondante” per definizione.

-La corvè: pulire camerate, piazzali e soprattutto cessi.

-Le reclute che nelle prime marce si producono piaghette ai piedi? Sono gli “spiedati”.

-Il “picchetto”: è un drappello di guardia interna alla caserma : il nome è di origine francese-napoleonica, come “plotone”,”compagnia” “reggimento, quartier generale; e i gradi  (soldato scelto,caporale (di giornata, è il responsabile dei servizi per quel giorno); sergente, maresciallo,tenente, capitano, maggiore,colonnello, generale);

-“Ordine chiuso”: sono tutti gli esercizi di marcia, sfilata,corse in piazza d’armi. Insieme con l’uniforme ( la “divisa”, che divide dagli altri, dai disprezzati “borghesi”), tutto questo marciare servono a stabilire l’automatismo all’esecuzione degli ordini. L’obbedienza deve essere: “pronta, rispettosa, assoluta”. Così, si pensa, avverrà pure in combattimento.

-Vige la separazione netta tra Ufficiali, Sottufficiali e truppa . Con bar e spaccio separati. Gli Ufficiali sono per  auto-definizione di discendenza “nobile” ( com’era una volta).Ancora si scrive N.H., “nobilis homo”.E negli elenchi si chiede “nome e casato”

-“Tabella” e “Ordine del giorno”: fogli in cui sono scritti gli incaricati dei vari servizi di giornata o di settimana e  i nomi dei puniti con la “consegna”Costoro non possono andare in “libera uscita”, anzi devono sottoporsi a varie “corvè!”.Le altre punizioni: camera di punizione semplice  ( si dorme in cella) camera di punizione“di rigore”, cioè  agli arresti come un vero e proprio detenuto, in un’apposita cella. Più comuni sono le “flessioni sulle braccia” e i “giri di campo” di corsa.

-“La forza” : è solo il numero totale di soldati presenti.

-“Marcare visita”: è chiedere una visita medica per essere dispensati dai servizi di guardia, marce, corvé. L’Ufficiale medico spesso non riconosce la malattia e ti qualifica come “lavativo”, proponendoti per una punizione. Se la malattia era riconosciuta, la cura era quasi invariabilmente: “purga” o “riposo in branda”.

-I segnali di tromba, tutti ironizzati tranne il “silenzio fuori ordinanza” ( musica “sentimentale” riservata alla sera prima del congedo o a cerimonie funebri):“La sveglia la mattina rompimento  a tutte le or; se non la smetterete lanceremo gli scarpon” ; “Siamo ricchi e poveri”, cioè adunanza ufficiali; “Picchetto, picchetto, picchetto, scendi a basso!”, cioè adunata del picchetto; “Caporale di giornata porta a basso i consegnà: cosa fanno in camerata c’è il cortil da ramazzà”.

-Gli altri “corpi” militari, sempre presi in giro: la fanteria ( la “buffa”); i bersaglieri  (“Sai leggere? No; Sai scrivere? No; Sai correre? Si: allora bersagliere”; “l’aviazione si mangia l’arrosto, e alla marina gli butta l’osso”; “L’arma del genio e l’arma dei fessi, la fanteria pulisce i cessi”; i carristi? Carne in scatola.

-Le vecchie sigarette MILIT, si dicevano “m... italiana lavorata in tubetti”.

-Le uniche cose buone della “naja”? Libera uscita, licenze, congedo illimitato permanente.

-Rimprovero di un superiore? Un cazziatone.

-“A rapporto”: quando si chiede o si è chiamati ad un colloquio con un superiore: Finisce quasi sempre con un cazziatone. Ad esempio:” Gli ordini sono dati per essere eseguiti, non per essere discussi!”.

-“Decade”: era la paga del soldato, quasi simbolica, mentre soldato significava “pagato”.Una frase comunissima:” Qui non sei pagato per pensare”.

-La leva: ogni Comune teneva aggiornato l’elenco dei nati e residenti maschi, per avviarli al diciottesimo anno, alla visita di leva (“i tre giorni”, per l’arruolamento (“abile e arruolato”) il riconoscimento di ridotta attitudine militare o dispensato dal servizio militare;con i giovani, venivano censiti anche i muli e gli alberi adatti per le possibili costruzioni militari.

-“La morale”: era solo un predicozzo pieno di minacce e parolacce.

-“La ferma” era la durata del servizio militare.

-“Perché le motociclette militari hanno due selle? Per portare sia l’ordine che il contrordine”. In ogni caso: “Arrivato l’ordine, attendere il contrordine”.

E il “furiere”? Era il segretario-factotum del reparto. Faceva tutto: predisponeva e preparava , suggerendo furbescamente il da farsi al Capitano: le “basse di passaggio” per trasferire un militare, biglietti di punizione, fogli di licenza, licenze-premio, distribuzione di “viveri di conforto”(cioccolata e grappa, dopo le “grandi manovre”, distribuiva la posta e i “vaglia di papà” arrivati. Tutti lo ricercavano e disprezzavano perché non faceva mai esercizi e marce militari. “L’italiano in armeria e il romano in fureria!” si diceva, quelle poche volte che i soldati “parlavano in tricolore” (perché spesso parlavano in dialetto, specialmente quando non volevano farsi capire , mentre mugugnavano o imprecavano. Non imprecavano e non bestemmiavano mai i soldati che a casa era stati “scout”cattolici, o molto religiosi praticanti. Le Messa al campo  non aveva quasi nulla di religioso: era una cerimonia ufficiale, tanto più che non ci si poteva dispensare, come da un servizio.

 

Per finire: la commediola degli equivoci, nel passaggio degli ordini da un generale al soldato.

Il generale ordine al colonnello: “Domani ci sarà l’eclisse di sole. La truppa, in tenuta di marcia, si schiererà in piazza d’armi ed io spiegherò il fenomeno. Se pioverà la riunione e la spiegazione si faranno nella palestra.”

Nel “passaggio” dell’ordine ai colonnelli, capitani,  tenenti, sergenti e caporali, alla fine, ai soldati arrivò quest’ordine:

“Domani, per ordine del signor generale, il sole in tenuta di marcia spiegherà l’eclisse. Se pioverà, il fenomeno si svolgerà nella palestra!

Nel passato, e fino a metà dell’800

Nell’esercito di “Franceschiello” re di Napoli esiste il luogo comune che smentisce la convinzione che in ogni tempo e in ogni luogo gli eserciti sono stati “macchine” di razionalità tecnica ed efficienza organizzativa. Lì c’era pressappochismo e ridicola insufficienza.

Sta di fatto che in ogni tempo, per insegnare a tutti i soldati – spesso analfabeti – ad andare “al passo” o a “cambiare passo”, erano necessari mesi e mesi di prove. “At-tenti!”, “Ri-poso!”, “avanti marsch!”, “Alt!”, “per fila destra,” Fronte a destr! “, “Fronte a sinistr!” ( destra e sinistra erano riconosciuti con difficoltà: allora si usavano nastri nel braccio destro o, pare, fino all’’800, anche legacci alla gamba destra... Pare il colmo...

In uno dei primi “appelli” di reclute appena arrivate, il Caporale grida: “ANTONIO DELLA GHERARDESCA! ” Presente!” risponde l’imbranato: “Della Gherardesca... sei discendente del Conte Ugolino della Gherardesca?”                                                         “No, no, quale Conte Ugolino!” !                                                                                          “Quello che morì di fame”                                                                                                  “ Allora può anche essere,  signor Caporale!”

 

L’esercito di Franceschiello avrebbe inventato il comando “Facìte ammuìna!”, cioè, “Chi sta a destra vada a sinistra, che sta in fondo vada avanti, e che non sa neppure dove sta, vada un po’ qua e un po’ là...”,tanto per dare ad intendere a chi vede da lontano, che si sta facendo qualcosa . ( Questa amena trovata ha fatto scuola anche in altri ambienti!).

I soldati di Papa. C’è la messa in ridicolo di questo soldati di ventura: i soldati dello Stato Pontificio: “Cento soldati del Papa non furono buoni a cavare una rapa: ci andò uno del re e ne cavò centotre).

Era solo propaganda, come lo slogan “Chi non è buono per il re, non è buono nemmeno per la regina!”. Certo da sempre i soldati di ventura, coi loro Capitani, erano i soli intelligenti: facevano tutto in guerra,per soldi, tranne che farsi ammazzare. Capivano che spesso una guerra si risolve già  soltanto schierandosi - splendenti e armatissimi – alla vista del “nemico” ( spesso anche lui mercenario). Quante battaglie non si sono combattute e tutto si è risolto solo minacciando quel “rito crudele  e barbaro” che è sempre stato la guerra cruenta.

Tanto è vero che, quando i mercenari si sacrificarono tutti fino alla morte , come fece la Guardia Svizzera nel 1527, per difendere il Papa contro i Lanzichenecchi di Carlo V , fece un’enorme impressione ed ancora si ricorda oggi il loro sacrificio.