Le belle maniere                                                                                                             

“GRETA GARBO” a Subiaco

A Subiaco, un operaio che aveva molto lavorato a Roma, anche nelle cave,  aveva anche letto qualche libro e visto qualche film.

Siamo negli anni ’30.

Sicché nel suo linguaggio, tra tanto dialetto subbiaccianu ( com’è noto, piuttosto aspro), apparivano parole e immagini in italiano, ed anche alquanto raffinate.

Tra l’altro era un romantico, innamorato dei film muti e dei primi film col sonoro.

Una sera, passeggiando con la sua fidanzata - che non aveva viaggiato né visto film o letto libri  - le sussurrò:” Quando ti guardo, mi sembri Greta Garbo”.” E chi è ?, fece lei. E lui” Come? Non la conosci?Greta Garbo, quell’attrice languida languida...”.

Lei, facendo spallucce :Ma che ne saccio eo? Tu sempre cochesse còse difficili!”.

LA “MINICHINA”

Nel 1917, in conseguenza della “rotta” delle truppe italiane a Caporetto, molti abitanti di quelle valli intorno all’Isonzo furono “sfollati” in vari centri dell’interno, fino ai dintorni di Roma.

Alcune donne, subito chiamate “pròfoghe,a Subiaco ebbero una accoglienza ben strana: gli uomini ( anche i giovanotti) erano incantati dalla loro voce e  gentilezza e se ne innamorarono.

Le donne di Subiaco non le potevano sopportare: bollavano quella gentilezza e quella voce incantevole come “minichina”, cioè falsità interessata.

In quei pochi mesi le donne provenienti dall’estremo del Nord-Est, il Friuli, ci insegnarono tante cose. Ad esempio,come si potevano fare  simil-scarpe di stoffa, con la “pianta” di gomma, al posto della arcaiche cioce. Le nostre impararono subito, e “importarono” anche  qualche sugo, l’impiego del burro, qualche “punto ai ferri” e altro. Restarono indietro, ancora per molto tempo, proprio nella dolcezza del linguaggio e nei modi seducenti, ma sinceri. Altro che “minichina”!

E adesso?