INVITO A…
GALLICANO NEL LAZIO
( A
cura di Giuseppe e Paola Cicolini)
Il nome. Da San Gallicano martire. O, come afferma la
leggenda, per il gallo portentoso che svegliò, in piena notte, col suo canto i
difensori del paese, attaccato di sorpresa da miliziani dei Rospigliosi.
“Gallus canit” è scritto ai quattro angoli di Gallicano. Meglio
delle oche del Campidoglio! C’è anche una diversa origine del nome:
dal nobile Gallicanus, titolare di un fundus. Fu uno dei nove paesi schierati a protezione della oracolare
Preneste.
Fu
l’arcaica Pedum, nell’area della
Villa di Cesare, ampio spazio tra le attuali Prenestina e Casilina. Il
luogo e l’ambiente naturale. Tra i Tiburtini e i Colli Albani , su un
colle tufaceo, a 214 m slm, tra due ampie vallate. Il verde è elemento caratterizzante, nelle colline, nelle
coltivazioni, e fino agli interstizi del tufo, nell’abitato. La conservazione e
la bellezza dell’ambiente stanno a cuore al Comune, al Pro Loco, alle
Associazioni e all’Università Agraria , impegnata negli usi civici, interessi
agricoli, zootecnici, e, appunto, nella conservazione
dell’ambiente naturale e del paesaggio agrario. Tutti i cittadini, a cominciare
dai più giovani, ne sono consapevoli. E prevalentemente agricolo è il
carattere della storia e della vita dei circa seimila Gallicanesi, in crescita
demografica, anche per i cinquecento immigrati romeni. Si tratta di agricoltura
part-time, ma con produzioni di vino
bianco e olio di qualità. Non c’è - si può dire - famiglia che non curi anche
un “pezzo di terra” ottenendone prodotti genuini , a integrazione del bilancio
domestico. Le potenzialità turistiche
sono notevoli e indiscutibili. E’ un cammino in svolgimento: autorità e
popolo ci credono. Qualche risultato si vede! Si vendono e affittano case; si è
tornati ai soggiorni lunghi – villeggiature e ferie - in Gallicano e nei
magnifici dintorni. Pulizia e scorci pittoreschi dappertutto.
Fondazione. Da tempo immemorabile boschi e campi
avevano attirato coltivatori, che diedero vita
a un villaggio-fortezza. Le trasformazioni urbanistiche sono state
molteplici, ma è ancora riconoscibile il castrum:
la Via Maestra, longitudinale, con
le due porte - di Sant’Anna ( già Porta maior o
antica) e San Salvatore - con brevi strade laterali “a spina”. Da non perdere. Il Palazzo Baronale che
ora ospita la Biblioteca Civica “Albio Tibullo”; tracce dell’antica Porta maior . L’archeologia
presenta un “itinerario musealizzato". Occorre seguire le indicazioni: Museo degli acquedotti romani - Via
Prenestina “tagliata nel tufo”- Santa Maria in Cavamonte
– Ponte Amato (per chi proviene da Tivoli, si trova dopo “il buio della
Tagliata di Santa Maria di Cavamonte”), Anio Vetus - Acqua Marcia - Anio
Novus - Acqua
Claudia – Ponti storici: della Bulica, di Caipoli, di Taulella , Ponte Lupo e
Pischèro. Monumenti di eccellenza
sono il Castello di Passerano e le chiese
di S. Andrea, Cappella di Santa Maria di Cavamonte,
Chiesa di S. Rocco. Il Ponte Lupo fu ritratto dal Roesler Franz. Il quadro è
del Comune di Tivoli.
Storia.
L’abitato fu sottomesso ai Romani dal 417 a.C. da Furio Camillo. Nel Medioevo Gallicano fu donata al
Monastero di Subiaco, quindi a S. Paolo fuori le mura, poi di nuovo con i
Monaci di Subiaco, per duecento anni. Fu
uno dei feudi dei Colonna. Seguirono i Ludovisi Boncompagni e i Rospigliosi Pallavicini.
L’archeologo Zaccaria Mari ha studiato, lungo la “Via Antica”, nella necropoli
di S. Angeletto, un sepolcro “ a tempietto” del II sec. d.C. e una cisterna. I
Colonna furono “investiti” del feudo nei sec. XII e XIII sec.. Nel 1436 il Cardinale-guerriero
Giovanni Vitelleschi
espugnò Passerano e Gallicano, per punirle di essersi schierate a favore di Ladislao di
Napoli, contro il Papa. Seguirono i
Ludovisi e i Pallavicini Rospigliosi, fino alla dissoluzione del feudalesimo.
Nel 1809: governo napoleonico, o “francese”. Il primo “Maire” fu, guarda caso, un
Pallavicini! Nel 1815, ritorno del Governo pontificio. “Finalmente Comune
libero” il 27 dicembre 1849: ogni anno si festeggia la ricorrenza. Diventò “Gallicano nel Lazio”, con decreto del
Re Vittorio Emanuele II, il 3 ottobre 1872.
Personaggi notevoli. Il nobile Gallicanus
( e magari, il gallo che cantò…); il Santo “profeta” Fra Bartolomeo;
“Tontarello” –famoso duellante-; la famiglia del Bernini, che qui possedeva
casa e vigna; S. Leonardo da Porto Maurizio; il Governatore Cosinti,
severissimo anche nell’ottenere la pulizia delle strade; Gregorio XVI, in
visita pontificale; Santa Lucia Filippini fondatrice di scuole femminili; Dom
Paolo Di Re, monaco e storico locale.
“Storici”abusi di potere ( anche allora!). Il Priore Clemente Rossi, decadde
dalla carica per essersi appropriato di due “quarte” di granoturco, più calce e
mattoni. Francesco Grilli, Priore perché anche affittuario della macelleria e pizzicheria
comunale. Il medico condotto Liborio Canafori, assenteista incallito. Un
Segretario comunale, affarista. Erano a
carico della Comunità: segretario, medico chirurgo, balio, cancelliere,
maestro di scuola, predicatori per Quaresimale e Avvento, “galo di S.Ecc.za il
Principe” , Servitori del maggiordomo del Principe, Procuratore a Roma,
regolatore dell’Orologio, sindaci, esattore,capo-guarda, guardiani, organista.
Altri ricevevano compensi dalla Confraternite. Se fate le proporzioni con gli
abitanti di allora, una bella fetta della popolazione viveva di incarichi
pubblici!
Il Comune oggi. Presenta ai seimila Gallicanesi, in
varie forme scritte, i singoli articoli della Costituzione Italiana, in “dialogo” con lo Statuto comunale: una forma di educazione civica. (Tel.06.95460093;
Pro Loco 06.97244297).
Chiese. S.
Rocco, S. Antonio Abate, parrocchiale di
S. Andrea, nuova chiesa di S. Andrea.
Confraternite. Del
Crocifisso Santo, del SS.mo Sacramento, del SS.mo Rosario e di S. Antonio
Abate.
Feste. Sant’Andrea - Patrono - (30 novembre),
antica esposizione delle reliquie dei santi, S. Antonio Abate, Le Ceneri , “Domenica
delle anime”, Processione del Venerdì Santo,
Festa del comunicati schedati o “pasqualini”, S. Rocco (16 agosto),
Natività di Maria SS.ma (8 settembre).
Sagre. Del 30 novembre: Sagra del ciambellone di S.
Antonio e dei prodotti tipici. Festa del Pane e del trattore, “Mostra dell’Arte
contadina” Cerimonie di tradizione: il taglio del nastro nell’Arco di S. Anna e
asta pubblica delle bandiere (grande,
mezzana e piccola) per diventare “festaroli” di S. Antonio. Per un anno si
vince il diritto di conservare il drappo con l’effigie del Santo.
Ricettività . “Gallicanesi, gentili, amabili e cortesi”: un antico senso di ospitalità. Agriturismi:
“Montisola”,”Borgomelo”, “Ristorante
degli Acquedotti, “ La Borraccia”, “La casa di Amelie”,”La
Torraccia” e “Summer”.
Piatti . “Sagnaccia
alla gallicanese”, pollo arrosto e patate, cicorie ripassate, broccoletti e
insalata di campo. Dolci. Sospiri (con mandorle tritate), ciambelline
al vino, amaretti, ciambellone di S. Antonio. Tutto al panificio Tranquilli
e altrove.
Ci
sono buone possibilità di acquisto e locazione di case. Le frazioni sono vitalissime: Acqua Traversa, Colle Caipoli,
Marinelli, Del fattore, Santa Maria, Selva, Passerano e Pescina.
CORCOLLE. E’ confinante. E’ stata sotto la
lente dell’interesse generale nella vicenda della sventata installazione di una
discarica...
Associazioni. Cooperativa “I
viandanti” (retta da Marco, Paolo e Gabriella, cell. 366.9442799), che, tra l’altro, gestisce la
Biblioteca, Banda musicale “ S.
Andrea”, Gallicano Cricket club, Giornalisti in erba, “News Gallicano”,Gruppo
folk “Le Marie”, Ass. ne Antico Carretto e Il nibbio nero, Confraternite .
Gemellaggio. Con Saint Quentin Fallavier (Dip. del
Rodano-Alpi). Ma un “gemellaggio” più “vicino”è quello con gli immigrati: “Gallicano tara romanea”: è una loro
rivista. E tratta problemi e temi comuni Gallicanesi (quali l’IMU , la gestione
dell’Università Agraria, sorta nel 1907, e il frantoio sociale).
L’aria che tira. La meteorologia è monitorata dal “gallicameteo”. Quel che si dice in paese
è registrato da “Il Gallettino”, pubblicato
dai giornalisti in erba dell’Istituto
Comprensivo. E poi ci sono i commenti ai fatti del giorno, alimentati da
singoli e Associazioni.
Curiosità.”
E’ venuta l’Ascienza,ogni rubbio ne fa trenta, e se piòe all’Ascenzione, ogni
rubbio ne fa un cantone”. “Madonna méa del Passo, non so se c’arepasso; se c’arepasserò tre ave
marie te dirò”. Dalla Torre appariva la “Pantesema” e, quel che è peggio, urlava. Nel medioevo si
organizzava nelle campagne una vera “caccia alle streghe” . Nel ‘700 ci fu
carestia di grano. Un contadino, di sera, vide due gatti neri che si
azzuffavano in modo incredibilmente feroce. Volle separarli. Non ci riusciva. Con
il suo falcetto tagliò un orecchio a uno dei gattacci. Lo stesso contadino fu
inviato a Pisoniano per comprare grano per gli affamati Gallicanesi. Qui giunto
fu salutato con grande giubilo dal commerciante di grano, che lo trattò con
ogni riguardo. Era come se lo riconoscesse. Aveva un orecchio tagliato. Lo
ringraziò per averlo “separato” dall’altro gatto nero, “stregone” come lui. “Bucalotti” sono soprannominati sia i Gallicanesi sia i Polensi. “Bucale” è unità di misura di 2 litri per
Gallicano e uno per tutti gli altri. Di qui, questioni a non finire per gli
acquisti di olio o vino! Si dice che un cunicolo sotterraneo unisca Gallicano e
San Cesareo: un cane vi entrò e ne uscì… vivo.
Oliveti
e vigne sono una risorsa economica e una bellezza dell’ambiente.
Traversate nel territorio.Varie
passeggiate nei boschi, in ogni direzione. Ma importantissima è la Via
Francigena del Sud, con partenza da Ponte Amato, col motto “Uniti
da sempre”. E’ una riscoperta recente. Ridà vita a uno dei gloriosi
tracciati di strade e tratturi, che attraversavano l’Italia dalle Alpi a Sud,
verso la Grotta di S. Michele Arcangelo a Monte S. Angelo, Brindisi e la
Terrasanta.
Come si giunge a Gallicano. Da Ponte Mammolo ATAC, da Tivoli.
La ricetta indimenticabile
“Sagnaccia
di Gallicano”. Fettuccine larghe fatte con acqua e farina. Condite con pomodoro
e basilico.
Depositaria di questa e altre ricette
è la signora Francesca Lagalante, già fornaia e
pasticcera, che non fa mistero di aspirare ad una sua rubrica ( stampa, radio o
tv) sulla cucina di oggi e di una volta.