OGNI MESE UN PAESE

INVITO A... CICILIANO

“Cicilianu tunnu tunnu

quattro vatti co' gliu furnu”.

Qui sopravvivono - è vero-, dialetti, confraternite, soprannomi, feste tradizionali. Ma il paese è più consistente di quanto questo autoironico ritornello vorrebbe far intendere. Questo si poteva forse dire dei “vici”- villaggi semi-autonomi del passato remoto-: dei caprai a Capra Molente, dei vaccari a Vaccareccia, dei cavatori ad Asperta e dei guerrieri saraceni al Castello. Verso il 1130 un’assemblea dei villaggi decise il cosiddetto “sinecismo”, cioè l’unificazione, fondando Bicilianum, Vicilianum, cioè Ciciliano, terra della gens Cecilia.  Della “Città dei Plauzi Silvani” sopravvivono quattro “contrade”, con tanto di simbolo araldico:

Capopiana, con lo stemma di un volatile; Castelluccio, con la Rocca; Porta di Sotto, con la Porta, e Selciata, con la scala. Negli anni ’70 l’allora Sindaco e ora storico appassionato cicilianese Giovanni Minorenti scriveva che la popolazione diminuiva per la mancanza di lavoro e che per le strade si incontrava poca gente...Le cose sono molto cambiate: in meglio. E non solo perché l’ottimismo istituzionale dell’attuale Sindaco Amleto Mattoni porta a convincersi che ci sono realtà nuove o rinnovate: cinema-teatro; campo per calciotto; restauri e pulizia; reviviscenza delle confraternite del SS. Sacramento, del Carmelo, del Rosario e del Suffragio; “cone” (icone) restaurate; associazione archeologica Articolo 9”; Associazioni Zeronoia”, “CCS cultura”,Centro Anziani,Gruppo Musicale, Pro Loco ( tel. presso il Comune: 0774.790076).Indice generale:lieve aumento dei residenti e delle nascite,con apporto di immigrati.

Come tutti i paesi, Ciciliano non è sorta a caso. Attraverso il Passo della Fortuna si poteva raggiungere nell’antichità il Tempio della Fortuna di Praeneste, sede della celebre Sibilla. In tempi cristiani, la sosta nell’hospitium, annesso alla chiesa di Maria Maddalena, favoriva la salita verso il Santuario della Mentorella, bene in vista da Ciciliano.Transumanza e vicende storiche, con influenze del potere di Tivoli o dei Monasteri di Subiaco hanno fatto di Ciciliano uno dei più importanti centri delle Massa Jubenzana, lungo il torrente Giovenzano (Fiumicino).

Nella preistoria: asce litiche e vasellame dell’età del ferro.

Poi sorse Trebula Suffenas, oppidum degli Equi. Quindi il Municipio Romano, con terme e foro. Infine i potentati medievali: i Benedettini dei Monasteri di Subiaco, i Colonna, Giovanni  Borgia, e l’Ecc.mo Theodoli – vescovo di Cadice -, i cui discendenti sono tuttora proprietari dell’omonimo Castello.

Gli Statuti del feudatario Theodoli, del 1579, prevedono la proprietà-disponibilità del granaro, mola, montagna (per le erbe pascolive), il macello, l’hostaria e pizzicarìa, la balìa, la selva dei cerri e dei castagneti. La premessa agli Statuti, invece di promettere la felicità - come reciterà la Costituzione americana -, dichiara che le norme sono poste perché “l’uomo in ogni età e di ogni temperamento è incline al male ...”. Pertanto si stabiliscono i comportamenti per la dote delle donne, fornitura di galline e pollastri alla Corte, servizio dei somari per la Corte, pene a chi gioca o “gabba”, molesta femmine, bestemmia, taglia la ginestra, sporca le fonti.

In tempi più vicini a noi Ciciliano ha seguito la sorte dei Paesi della Valle del Giovenzano , convalle dell’Aniene.Oggi, oltre a far parte della IX Comunità Montana, è nell’Unione della Valle del Giovenzano, con Cerreto, Gerano, Pisoniano, Rocca Canterano, Sambuci e Saracinesco.

Permane un paradossale campanilismo con Pisoniano, magari solo perché il “Sentiero di Papa Wojtila”, per salire sul Monte Guadagnolo-Santuario dellaMentorella, è “segnato” - ripidissimo - da Pisoniano, mentre sarebbe più credibile dalla base di Ciciliano...

A sua volta Ciciliano vanta la presenza del Card. Joseph Ratzinger, quando veniva a far visita al Prelato della Sacra Rota Mons. Lanciotti e gustava i ravioli con ricotta e bieda, uno dei piatti tipici. Altre specialità:sagne co’gliu pecu” ( sugo di pecora), “gnòcchi ‘ncati”, ponteca ( simile a polenta, con granoturco, aglio e fagioli)), polenta con lumache. Tra i dolci:ciammelle ammortojate”( grano, anice fave e alloro), le maxi-ciambelle all’anice, i biscotti a vino, miele e tartufi. Il 19 agosto: grande Festa della Panarda, a ricordo di un bimbo miracolosamente salvato dalla bocca di un lupo. Si allestisce un pantagruelico banchetto dal “sapore” anche rituale, con gara gastronomica tra i rioni... a beneficio dei turisti. I dolci si trovano nel Forno di Teresa Poggi. Negli altri giorni si può mangiare: all’“Osteria Vecchia”, al “Postiglione”, al “Passo della Fortuna”, o all’agriturismo “Al Giovenzano”, dove si mangia a volontà, a prezzo fisso, come nel rodizio del Brasile!

Per dormire: Centro “Oreb”-Madonna di Lourdes e agriturismo “Al Giovenzano”.

Cosa c’è da vedere: l’insieme dell’abitato, con i caratteristico pendio chiamato “il Viato”, il Castello Theodoli, la Piazza Maestra, la Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta,la chiesa di S. Liberata – retta dai Padri Maroniti del Libano -, il Palazzo Colonna, il “Fortino”, la passeggiata “Tondo Roncone”,il “Millesimo”, alla base della scalinata dell’Assunta, verso Porta di Sotto, sormontata dalla scritta:”Ostium non hostium”, come dire “Ingresso ma non dei nemici!”.Chi vuole approfondire può leggere, tra l’altro, di Giovanni Minorenti: “Ciciliano e il suo popolo, con lo Statuto del 31.12.1597”.

Passeggiate turistiche, anche per ottime fotografie:  tra i castagni, querce, carpini, lecci e faggi. Oppure verso il Passo della Fortuna e Villa Manni, con colonne dell’antico foro, i ruderi dei villaggi abbandonati di Rocca d’Elci – “Rocchetta”-, Castrum Morellae e Vicus Sancti Valeri, la sorgente naturale dell’Acquarone, la cascata del Baraboccio e la sorgente della Nocchia, Monte Santa Spina, le tante chiese di S. Eleuterio, S. Magno, S. Valerio, S. Cecilia, S. Anastasio, S. Pietro, S. Giovanni, S. Maria Maddalena (con annesso “hospitium”), S. Liberata e il Carmelo.

Le feste: S. Antonio Abate, l’Infiorata del Corpus Domini,  Madonna della Palla, il 13 luglio (a ricordo dell’apparizione dell’icona mariana sotto un intonaco colpito dal lancio di una palla), la già ricordata Panarda, S. Liberata – patrona-, con processione delle “zitelle” future spose biancovestite, l’“Inchinata” con la “macchina dell’Assunta e del Salvatore recate a mano dai portatori

azzurri ( del popolo minuto) e rossi (dei benestanti) .Come si arriva a Ciciliano? Niente di più facile: da Tivoli (16 km) lungo la Via Empolitana , dal Casello Castel Madama dell’Autostrada A-24 e con autobus Cotral da Ponte Mammolo.

 

G. C.

Gennaio 2009