OGNI MESE UN PAESE
INVITO
A... CICILIANO
“Cicilianu
tunnu tunnu
quattro vatti co' gliu furnu”.
Qui sopravvivono - è vero-, dialetti, confraternite,
soprannomi, feste tradizionali. Ma il paese è più consistente di quanto questo autoironico ritornello vorrebbe far intendere.
Questo si poteva forse dire dei “vici”-
villaggi semi-autonomi del passato remoto-: dei caprai a Capra Molente, dei vaccari
a Vaccareccia, dei cavatori ad
Asperta e dei guerrieri saraceni al
Castello. Verso il 1130 un’assemblea dei villaggi decise il cosiddetto
“sinecismo”, cioè l’unificazione, fondando Bicilianum,
Vicilianum, cioè Ciciliano, terra della gens
Cecilia. Della “Città
dei Plauzi Silvani” sopravvivono quattro “contrade”, con tanto di simbolo araldico:
Capopiana, con
lo stemma di un volatile; Castelluccio,
con
Come tutti i paesi, Ciciliano non è sorta a caso. Attraverso
il Passo della Fortuna si poteva raggiungere nell’antichità il Tempio della
Fortuna di Praeneste, sede della celebre Sibilla. In tempi
cristiani, la sosta nell’hospitium,
annesso alla chiesa di Maria Maddalena, favoriva la salita verso il Santuario
della Mentorella, bene in vista da
Ciciliano.Transumanza e vicende storiche, con
influenze del potere di Tivoli o dei Monasteri di Subiaco hanno fatto di
Ciciliano uno dei più importanti centri delle Massa Jubenzana, lungo il torrente Giovenzano (Fiumicino).
Nella preistoria: asce litiche e vasellame dell’età del
ferro.
Poi sorse Trebula
Suffenas, oppidum degli Equi. Quindi
il Municipio Romano, con terme e foro. Infine i potentati medievali: i
Benedettini dei Monasteri di Subiaco, i Colonna,
Giovanni Borgia, e l’Ecc.mo Theodoli – vescovo di Cadice -, i cui discendenti sono
tuttora proprietari dell’omonimo Castello.
Gli Statuti del feudatario
Theodoli, del 1579, prevedono la proprietà-disponibilità del granaro, mola, montagna (per le erbe
pascolive), il macello, l’hostaria e pizzicarìa, la balìa, la selva dei cerri e
dei castagneti. La premessa agli Statuti, invece di promettere la felicità
- come reciterà
In tempi più vicini a noi Ciciliano ha seguito la sorte dei
Paesi della Valle del Giovenzano , convalle dell’Aniene.Oggi, oltre a far
parte della IX Comunità Montana, è nell’Unione
della Valle del Giovenzano, con Cerreto, Gerano,
Pisoniano, Rocca Canterano, Sambuci e Saracinesco.
Permane un paradossale campanilismo con Pisoniano, magari
solo perché il “Sentiero di Papa Wojtila”, per salire sul Monte
Guadagnolo-Santuario dellaMentorella, è “segnato” - ripidissimo - da Pisoniano,
mentre sarebbe più credibile dalla base di Ciciliano...
A sua volta Ciciliano vanta la presenza del Card. Joseph Ratzinger, quando veniva a
far visita al Prelato della Sacra Rota Mons. Lanciotti e gustava i ravioli con ricotta e bieda, uno dei piatti tipici. Altre
specialità:”sagne
co’gliu pecu” ( sugo di pecora), “gnòcchi
‘ncati”, ponteca ( simile a
polenta, con granoturco, aglio e fagioli)), polenta con lumache. Tra i dolci:”ciammelle ammortojate”(
grano, anice fave e alloro), le maxi-ciambelle all’anice, i biscotti a vino, miele e tartufi. Il 19 agosto: grande Festa della Panarda, a ricordo di un bimbo miracolosamente salvato
dalla bocca di un lupo. Si allestisce un pantagruelico banchetto dal “sapore”
anche rituale, con gara gastronomica tra i rioni... a beneficio dei turisti. I
dolci si trovano nel Forno di Teresa Poggi. Negli altri giorni si può mangiare:
all’“Osteria
Vecchia”, al “Postiglione”, al “Passo
della Fortuna”, o all’agriturismo “Al Giovenzano”,
dove si mangia a volontà, a prezzo fisso, come nel rodizio del Brasile!
Per dormire: Centro “Oreb”-Madonna
di Lourdes e agriturismo “Al
Giovenzano”.
Cosa c’è da vedere: l’insieme dell’abitato, con i caratteristico pendio chiamato “il Viato”, il Castello
Theodoli,
Passeggiate turistiche, anche per ottime fotografie: tra i castagni,
querce, carpini, lecci e faggi. Oppure verso il Passo della Fortuna e Villa
Manni, con colonne dell’antico foro, i ruderi dei villaggi abbandonati di Rocca
d’Elci – “Rocchetta”-, Castrum Morellae
e Vicus Sancti Valeri, la sorgente
naturale dell’Acquarone, la cascata del Baraboccio e la sorgente della Nocchia,
Monte Santa Spina, le tante chiese di S. Eleuterio, S. Magno, S. Valerio, S.
Cecilia, S. Anastasio, S. Pietro, S. Giovanni, S. Maria Maddalena (con annesso
“hospitium”), S. Liberata e il Carmelo.
Le feste: S. Antonio Abate, l’Infiorata del Corpus Domini, Madonna della Palla,
il 13 luglio (a ricordo dell’apparizione dell’icona mariana sotto un intonaco
colpito dal lancio di una palla), la già ricordata Panarda, S. Liberata –
patrona-, con processione delle “zitelle” future spose biancovestite, l’“Inchinata”
con la “macchina dell’Assunta e del Salvatore recate a mano dai portatori
azzurri ( del popolo minuto) e rossi (dei benestanti) .Come si
arriva a Ciciliano? Niente di più facile: da Tivoli (
G. C.
Gennaio 2009