INVITO A…
CASTEL DI TORA
(
A
cura di Giuseppe e Paola Cicolini)
E’ tra Carsoli e Rieti, sponda Est del lago Turano - Sabina
Orientale - circondato
da boschi dominati dal Monte Navegna. Il paese si specchia nel lago artificiale, detto
anche “di Posticciola”. Un ponte, attraverso il lago, lo collega
con Colle di Tora . Ci si arriva dall’A-24 (uscita Carsoli) e dalla Via Salaria.
Sentore d’Oriente. La Santa patrona è Anatolia (Bella Orientale),
anche se romana. La sua vita eremitica,
prima del martirio qui subìto, sembra quella tipica della Tebaide. Con
felice intuizione, il Collegio greco - bizantino di Roma scelse Castel di Tora per le
vacanze-studio dei suoi studenti libanesi, greci, turchi, siriani e grecanici di Calabria e
Sicilia. E’ rimasta una chiesa di rito cattolico orientale, con iconostasi
nella quale spicca Agya Martyr
Anatolia, dipinta da un
iconografo romeno nel 1930. La
Santa è venerata in molti paesi e dai Sinti
e Rom, anche a Gerano. Le
reliquie della Santa
sono al Sacro Speco e in Santa Scolastica, a Subiaco.
Il nome Castel di Tora. Si chiamava Castelvecchio fino al 1864. Gli abitanti sono ancora Castelvecchiesi. Le
origini e la storia. Già nel Neolitico il sito era abitato da pastori armati (Grotta Jannara). La
storia è comune ai Sabini e ai vicini Equicoli. Tora era un
fortilizio sabino. Altre “Tora” o “Thora” si trovano in vari luoghi, anche distanti da qui e
presso Affile. Il nome è misterioso. Dopo il periodo romano, “l’imperiale” Abbazia di Farfa ottenne il feudo. Seguirono i Brancaleone.
Nel 1400 subentrarono gli Orsini, poi i Borghese e i Barberini. Un Barberini fu “Duca di Castelvecchio”.
Con l’Italia unita, Castel di Tora fu Comune unitario
con Colle di Tora, Monte di Tora
e Antuni. (Dopo 150 anni torneremo ad un Comune unitario“allargato” a mille abitanti?).
L’ “allagamento” . La realizzazione del lago artificiale ha
cambiato Castel
di Tora, dal 1936. C’è un prima e un dopo. Il lago
realizzato dalla “Terni”, serve da invaso “scolmatore” delle le acque e per le sottostanti centrali elettriche. Ha sommerso i
terreni migliori: per canapa, lino,
fagioli . Altre risorse del passato: l’allevamento (con transumanza a Settecamini) e
l’industria boschiva. Oggi: produzione di pecorino e formaggio “misto” (di latte
di pecora e di mucca), fagiolo “a pisellu”
(senza buccia) e pane “sciocco”. Le costruzioni diedero alla popolazione lavoro e benessere.
Col tempo, le attese
di sviluppo si sono ridimensionate, tranne che per il rilancio turistico: paesaggio di monti e acque: aria salubre , pesca sportiva e accoglienza. Del passato restano
i ricordi. Gli antichi proprietari di quelle terre, nei periodi (brevi o lunghi ma mai preannunciati!)
in cui le acque vengono “ridotte”, corrono a riprendere le coltivazioni. A loro rischio. Ma ormai il
lago è amico: a
suo tempo un albero di Natale svetta dal lago. Da visitare. Il Santuario-convento di Santa
Anatolia, a due
chilometri dal paese. L’Abate Leone di Subiaco,
nel 932, portò i corpi della Santa in Santa Scolastica e di S. Audace al Sacro
Speco. ( Secondo
una curiosa leggenda i due venerati
corpi furono invece trafugati dai Sublacensi. I Castelvecchiesi,
per ritorsione, giunsero nottetempo al Sacro Speco, ma, per errore, riportarono
in paese… addirittura le ossa di S.
Benedetto!) Le mura del 1300, con la storica Torre:
ciò che resta del Castello, detto “il Palazzo”. “Antuni”, promontorio sul lago, con tracce archeologiche ,
mura del castello e tombe dei feudatari Del Drago. Le “torrette” di Via
Turano e di Via Cenci (la sventurata Beatrice passò
anche di qui). Suggestivo il “giro” del lago, con la
sua battigia. Per una visita approfondita del centro storico:
(info P.I.T. 0765.716363) il Coltodino, la Via Rocca, Le Morra, Via Roma ( già Via di Sotto), i Pèschi, Lu Colle, La
Piazza (S. Giovanni Evangelista), la “Fontana del tritone” in
piazza S. Giovanni, La Chiesa di S.Giovanni Evangelista,
“ Lu Caliotto”, Via Cenci e
Fiorenzuola, Busione, Rocca Sbracata o Sprecata, resti dell’
insediamento più elevato, Cornacchione, Grotta del
SS. Salvatore, chiesetta di S. Rocco. Per gli amanti
delle antichità romane: “La pietra scritta”
e altre lapidi, con dediche ed epitaffi. Per i naturalisti: la Riserva Naturale
del Monte Navegna, le cavità naturali Pozzo dei Chiappari, Capu ‘ell’acqua, ma, soprattutto, La Ròtta ‘e Janara.
Villaggio giornalisti. Per
incrementare il turismo, fu realizzato, negli anni ‘60, il Villaggio dei Giornalisti. La prima
generazione amò Castel di Tora.
La ricaduta mediatica ebbe un certo successo. Oggi, con le
seconde e terze generazioni, è una realtà comunque positiva. Collegio greco-bizantino.
La testimonianza di un ex studente, il Prof. Domenico Morelli (mail:
morellidomenico@tiscalinet.it) grande esperto di arbresh e di
minoranze linguistiche in Italia: “Un antico convento presso il Santuario di S.
Anatolia ospitava la residenza estiva del Pontificio Collegio Greco di S.
Atanasio, dal 29 giugno al 14 settembre . Per 50 anni! Il 14
luglio: Festa di S. Anatolia. A Castel di Tora ho trascorso le vacanze forse più serene della mia vita, tra studio,
preghiera, nuoto nel lago e gite in barca, alla ricerca di piccole baie fresche
dove fare merenda”. Ci pare un programma ottimo anche per i fine-settimana di oggi! Con in
più: canoa, surf, sci nautico, mountain
bike, trekking, cavalcate, parapendio, nuoto e pesca sportiva. Per gli amanti della vita
agreste: pic-nic, raccolta
funghi, e frutti di bosco, oltre all’immersione nella vita delle aziende agricole.
Per gli escursionisti: ventidue sentieri in
ogni direzione che aspettano solo di essere percorsi da frotte di camminatori.
Curiosità . Una volta in piazza si metteva
in scena una vicenda vera, con relativa “canzonatura”. Si trattava di prese in giro per nozze tra anziani, e simili. In occasione delle feste: tripudio di “colpi
oscuri” di mortaretti. Giochi di una
volta. Morra; “rucica”(ruota di legno da lanciare, “il golf dei poveri”); “Girola”, a base di saltelli su
una sola gamba e colpi di cinturino ; “spiazza” si tira un pezzo di mattone:
chi tira più lontano, ha diritto di tirare la “spiazza” e le noci e nocciole che fa cadere sono sue; “Nabuscarelli”, nascondino tra bambini, anche dentro le case
d’altri e durante la cena, con buona pace di tutti; “Circhiu” di ferro, (chi non lo conosce?). D’estate i giovanotti
lanciavano “cardarelli” tra i capelli delle
ragazze, suscitandone attenzione e ira. Le ciambelle per matrimoni, piuttosto grandi, venivano lanciate ai bambini, all’uscita della
“sposa”, dalla madre dello sposo. Una
volta il Parroco era “nominato” dalla Confraternita. L’ultimo, non “convalidato”,
si acconciò a fare il Sagrestano. Festa di S. Anatolia: prima settimana di luglio, festeggiamenti
organizzati da Parrocchia, Comune, Pro Loco e
soprattutto dalla Pia Unione S.Anatolia V.M.. Numeri utili: Comune: 0765.716313; Info turistiche
0765.716363, Pro Loco mail info@prolococasteditora.it .Ricettività alberghiera e gastronomia. Albergo “Turano”: ristoranti “Tasso”, “Riva del lago”
, “Castelvecchio”, “Giardino di Loren” e “Castellani”; agriturismi
“La Posta” e
“Le Cascine”. Piatti: gnocchi con sugo di lepre;”pincuni”; pasta di granturco a
forma di vemicelli; “frascarelli”
; vera “amatriciana”; polenta con sugo di pecora o maiale; “strigliozzi”; tagliatelle ; cicerchiole
e fagioli…Dolci: pangiallo
di Natale, ciambellone di Pasqua, castagnole,
cicerchia, nociata, pampepati,
amaretti. Uomini illustri. Il Sindaco Vespaziani,
che coltivò nelle piazze e nelle vie il culto del bello e le fioriere; Andrea
R. Staffa, storico; Maurizio Mariottini, esperto
naturalista; Giovanni Battista Quilici; P. Valentino Federici, Passionista; la giornalista Gabriella Parca; Pio
Meloni pittore, scultore, uomo d’ingegno; Fausto D’Ammando,
dantista; Pio Meloni e Claudio Zonetti, autori e
storici locali; Giovanni Novelli, studioso locale. Guido Tancioni sindaco saggio e onesto; dott.ssa
Manuela Federici, l’insegnante e fotografo Mario
Novelli ( che ci ha fornito
preziose indicazioni e foto). Personaggi curiosi. Lorenzo
D’Artibale, banditore; Vincenzo Meloni, postino; Sora
Bianca Burnens, tabaccheria e generi alimentari; Guido
Tancioni, Lucia Tancioni,
ufficialessa postale, Costantino ‘e Scarozzu, che
tornava dai campi in piena notte; Gidio
detto “Po’ servì”; Riccardo D’Ammado saggio e
popolaresco; Luigi Franchi “lu Chiecchie”,
ristoratore; Nicola ‘e Mazzocca, mugnaio; Nicola Novelli,Vigile-guardia
campestre-applicato-ufficiale di anagrafe.
Panorami di monti e boschi. Tra gli altri: strada di Campigliano e
“Cascata delle Vallocchie”, che alimentano il
Fosso delle Cretara. “Luce dall’Oriente”. Le popolazioni di Castel di Tora hanno sofferto
fatiche e attese… Le speranze oggi
sono legate al rilancio del turismo di villeggianti e visitatori. Una
possibilità in più, può venire dalla valorizzazione
della storia legata all’Oriente Cristiano. Si potrebbe riattivare la chiesa greco- bizantina; convocarvi, una volta, gli
antichi studenti e accogliervi, nelle feste, i fedeli di una vasta area, ora
anche immigrati dall’Est Europeo. Sarebbe, di nuovo, un santuario cattolico di rito greco e di
cultura del Vicino Oriente, in rete con Sant’Atanasio
in Via del Babbuino e S. Nilo a Grottaferrata. Nel
nome e nel culto di Santa Anatolia.