Invito a...

CINETO ROMANO

Nei vecchi repertori storico-geografici si legge: Cineto Romano, l’antica Scarpa”. Tra poco vedremo che la scarpa, anche se è restata al centro dello stemma comunale sotto forma di pantofola stilizzata, non c’entra per niente...

Intanto, abbiamo scoperto una vera bizzarria. Si chiamava cinetoscopio di Edison, un visore, antenato del cinema, che consentiva di contemplare individualmente le immagini attraverso un foro.

Anche questa macchina non c’entra nulla con Cineto, ma...

Chi arriva dalla Via Tiburtina, al 52° km da Roma, all’altezza dell’antica Osteria della Spiaggia, si addentra in una gola e passa sotto due grandi archi, dell’Autostrada e della ferrovia –tributo di Cineto alla modernità – e, dal basso, ammira un paesaggio aspro e pittoresco di uliveti. Poi, più in alto, il Castello Orsini e le abitazioni, di cui molte di pregio. Intravvede inoltre la sagoma della Chiesa di S. Giovanni Battista, ora restaurata. Questo è il punto di vista, una sorta di fornice-foro, del visitatore di Cineto; ed è accattivante. Ma l’avvicinamento a Cineto prosegue con alcuni tornanti.

Passiamo dal “campo lungo” alla visione ravvicinata, a una vera visita: cioè al vedere, rivedere, vedere meglio...

Cineto si chiamò fino al 1884, come abbiamo detto, “Scarpa” – dalla località e piccola tribù Scaptia – incuneata tra i Latini, Sabini ed Equi (un po’ come ora il suo territorio è incuneato all’esterno dei due Parchi naturali, ma nel perimetro della Comunità Montana dell’Aniene).

Tracce archeologiche dell’antichità pre-romana e romana non mancano: i resti della “Statio ad Lamnas”, detta anche Ferrata, che è la già citata Spiaggia; le Morge (pietre squadrate) dell’omonimo “Pozzo” carsico, che ha fatto immaginare profondità misteriose; le opere dell’antico acquedotto romano (ora ACEA) di cui parla Frontino,delineato nella celebre Tabula Peutingeriana; i resti di tombe “ a pignata”, con relativo corredo funebre; i “sassi” di una arcaica necropoli al confine con Riofreddo; l’inizio della antica Via Valeria, che, salendo oltre la curva della Ferrata, giungeva facilmente a Riofreddo e all’Abruzzo, finché Nerone  realizzò la variante verso Arsoli e Subiaco.

Il Pozzo delle Morge fu così descritto dall’umanista Biondo da Forlì: ” Gettandovi un sasso di due libbre di peso, non perveniva a toccare il fondo se non dopo aver con pausa recitato due esametri di Virgilio”. Quanta fantasia letteraria! Più prosaicamente, questo pozzo- che ha una “camera” orizzontale”- fu utilizzato, secondo l’uso arcaico di Roma, come ultimo carcere per i condannati a morte.

Ma un ghigliottinato cinetese, Francesco Meloni, uxoricida non pentito, fu giustiziato in Roma nel 1846, in Via dei Cerchi. Si favoleggia ancora molto su di lui e sulla lunga attesa (vana?) del suo pentimento.

Al Medioevo risalirebbe una croce d’oro, una reliquia sepolta chissà dove. Qualcuno la cercava fino a un decennio fa. Una leggenda vuole che Sant’Agata, in una visione concessa a un bambino, lasciasse l’impronta della sua mano su una roccia, in località Costa di S. Antonio. Streghe e immagini paurose per tenere a bada i bambini , non mancano, ovviamente.

Il grandioso Castello Orsini, con merli “ghibellini”- a coda di rondine- (recentemente restaurati in parte, forse per caso, con merli cubici “guelfi”!), ci porta al Medioevo cinetese.

Dagli Orsini – alcuni dei quali si chiamavano, in aggiunta, Orso –  Castello e feudo passarono ai Borghese nel 1611.Questi perdettero il feudo, alla soppressione dell’ordinamento feudale nel 1816. La proprietà del solo Castello passò al ramo dei Borghese Russo Scaletta, poi, nel 1924, a Curzio Gramiccia (che vi ricevette con ogni onore il Card. Filippo Giustini, cinetese di nascita); e, infine, agli Oblati di Maria Immacolata. Nel 1943 vi si acquartierò un distaccamento dei Granatieri di Sardegna, che si sciolse improvvisamente per le tragiche vicende dell’8 settembre. Ora il Castello – restaurato - è in mano ai privati.

Abbiamo accennato al Card. Giustini, una delle glorie locali, che fu anche “Protettore” del Santuario di Polsi in Aspromonte.Ciò che ha dato vita ad uno storico rapporto.

Altre glorie cinetesi , perché operarono in Cineto- furono i pittori Cavalier Manenti, oriundo di Orvinio; Enrico Coleman, italo-inglese; August Weckesser; Jules Rénaudot , che dipinse “Salomè” ispirandosi alla modella cinetese Maria Veronica Latini; Adrien De Witte, belga, a cui si deve un “Paesaggio di Cineto Romano”, ora al “Musée de l’art Wallon” a Liegi; il pittore Ciotti, che operò anche alla “Maddalena, ” presso Cervara di Roma.

Una gloria sportiva locale fu Pietro De Angelis, detto Pietrino, per anni fantino al Palio di Siena, per la Contrada dell’Istrice. A cavallo vanno anche oggi i giovani che raggiungono in pellegrinaggio il Santuario della SS. Trinità di Vallepietra.

Le associazioni che rievocano e attualizzano questi primati cinetesi sono:la Pro Loco e “Il Segnalibro”.Grande rilievo ha anche la Protezione Civile.

Il visitatore  è attirato  anche da  panorami ampi. Ad esempio,il percorso naturalistico “Madonna del Lago”, fino al Monte Aguzzo (1.067 m.s.l.m.), con vista sui Monti Sabini, Ruffi, Simbruini, Carseolani, Lucretili e Tiburtini. Insomma, un punto panoramico unico, sui boschi di querce, lecci, carpini; con ginestre per ogni dove, laghetti minuscoli e rigagnoli che formano il torrente Ferrata e il Fosso della Scarpa, verso il padre fiume Aniene.

Le chiese da visitare sono: S. Giovanni Battista e S. Maria delle Grazie (qui avrebbe sostato S. Francesco d’Assisi, in viaggio verso il Sacro Speco di S. Benedetto, a Subiaco).

Feste e sagre

Sagra della Polenta in febbraio; delle Sagne de Farro, nella prima settimana di Agosto, mese in cui si svolge anche il ricco programma dell’" Agosto cinetese", con musiche tradizionali, ballate e teatro in piazza. Con grande”rimpatriata” di oriundi Cinetesi e arrivo di turisti.

Cibi tradizionali e dolci

Polenta di mais con carne di maiale; sagne di farro, ciambelle alla cinetese all’anice .

Ospitalità 

Albergo Ristorante “L’Oliveto”; Locanda “Casella”, Residenza “ Gli Annali”, Ristorante Bar “La Spiaggia” (nella località in cui, secondo la tradizione, fece sosta la sventurata Beatrice Cenci nel suo viaggio dal Castello di Petrella Salto verso il supplizio romano).

Un valore indiscutibile di una visita a Cineto Romano è il gusto del paesaggio, della fauna selvaggia in un verde smagliante, con cascate e laghetti.

Per le leggende e le usanze delle famiglie durante le feste, e le amicizie-inimicizie tra i “campanili” dei Comuni confinanti, ascoltate gli anziani di Cineto.Non smetterebbero mai di raccontare. E hanno ragione loro!

Gli Amministratori Comunali sono combattivi nel promuovere il turismo e lo sviluppo economico-sociale in genere, per la popolazione cinetese. Hanno fiducia nella Comunità Montana, per il coordinamento degli sforzi di razionalizzazione e integrazione con altri Comuni. Il loro modello è la Piana del Cavaliere, sia pure in miniatura!

C’è da ritenere che, alla lunga, finiranno anch’essi per avere ragione.

Cominciamo noi tutti ad “andare a vedere le carte” che hanno da giocare!