Invito a… BELLEGRA
“Pallido,
schiumoso di rocce e schegge di nuvole sparse, riposa, guardando la valle, il
mio paese” (Giuseppe Ciani - pittore). Ma il popolo canta: “Vinìmo dalle more de Civitélla”.
BELLEGRA si distende sulla cresta
del Monte Celeste (815 m),
al centro di una corona di monti: Tiburtini, Ruffi, Carseolani, Simbruini,
Ernici, Ausoni, Aurunci, Lepini e Prenestini. In basso, paesaggio di uliveti e
vigne, e molti Paesi,
che “ di notte, con le loro luci,
sembrano tante navi ferme”, o “costellazioni
luminose”. Da qui la suggestione di “CITTA’ DEI PANORAMI”. Un convegno di
architetti, che premiò la più bella casa per la campagna di Bellegra,
( poi costruita e visitabile), sentenziò che
vivere a Bellegra è bellissimo, ma l’assetto urbano è “critico”. Accumuli
pittoreschi di case verso
Borgo S. Nicola e nuova edilizia. Nel punto più alto c’è una casa che gode di un panorama mozzafiato,
sulle due valli, dell’Aniene e del Sacco. Tanto
varrebbe issare una bandiera su questa casa! Da qui s’intravede, talvolta, il mare.
Il centro storico è attraversato dalla strada: Bivio S. Vito - Via
Garibaldi, Via dei Venti- Borgo S. Nicola e Porta S. Francesco- con molte “strette”. La visita turistico
- culturale cominci da lì, con una visione d’insieme . Poi, gli scorci e monumenti ,e, almeno uno
sguardo sulle Frazioni Vaccarecce, Vadocanale, Fontanafresca e Missione. Sarà una visita caratterizzata
dalla tradizione, dalla devozione a S. Francesco e dall’interesse per i
fenomeni carsici, flora e
fauna. Ci vorrebbero foto
col “grandangolare!”. Info: Comune 06.9561801; fax 06.95618033; e-mail info@comune.bellegra.roma.it
Il nome. Si chiamò Vitellia, Civitella S.
Sisto, e poi,
dal 1880, BELLEGRA. Da Bella aegra, Bella agere, o da una Belegre,
(d’incerta localizzazione)? La guerra c’entrerebbe sempre… E i Bellegrani non fanno nulla per smentire la loro fama di
“bellicosi”…Tra leggenda e storia-Le
mura poligonali megalitiche.Sono ben conservate:sul Monte
Celeste, presso il Monumento ai caduti, in contrada Mora Valèa, all’Ara degl’Iupu,
nelle contrade Ceracchia ,Maniella e
Venere. Un sistema
a difesa dell’acropoli e del tempio di una dea solare. Gli
studiosi congetturano su queste mura arcaiche. Ma il popolo semplifica: eravamo un popolo guerriero e sacerdotale; mentre gli altri, coltivavano la terra, anche per sostenere noi, garanti verso gli
dei e verso i nemici!La storia. S’insediarono qui gli Ernici, gli Equi e i Romani. Resti di costruzioni romane in opus cementicium sono al centro del
paese - “Cisternola” -, nella Via
consolare (risalente ai IV sec a.C, visibile
da Capu La
Valle verso Frainale,la Maniella
e fino al fianco del Monte Celeste:serviva a collegare la Valle del Giovenzano con la Prenestina e la Via Latina. Altri resti, al Colle La Rotta
e Camorrano. Notevoli i frammenti ceramici: mattoni, tegole,
rottami di vasellame e la lapide di Roscia Ianuaria. Coriolano e Cincinnato vissero qui ? Sono personaggi mitici, con fondamenti storici.
Coriolano, dopo la sua contraddittoria vicenda, finì per ritirarsi a Vitellia?
E Cincinnato, il riccioluto Dittatore
“ a tempo determinato”, tornò qui a
lavorare i suoi campi? Questo si racconta. Ed è coerente con la fama di terra
di combattenti (e quindi anche di ex-guerrieri). Il Medioevo vede Civitella al centro di vari interessi. Lando di
Civitella si incuneò con un suo castrum
in mezzo ai possedimenti benedettini: signoria laica non gradita. Ne scaturì, manco
a dirlo, una guerra. Siamo nel secolo
di ferro, dopo l’anno mille.
Civitella ebbe un’acropoli, dove è la “Rocchetta”
e il “Forte”. Poi furono ricostruite
due Torri, visibili
vicino a Porta S. Francesco. Sotto l’Abate Commendatario Colonna, i Civitellesi
pretesero, con successo, la molitura del loro grano gratis nei mulini “abbaziali” di Subiaco.Fino al 1639 Civitella
appartenne alla Diocesi di Palestrina, poi all’Abbazia Nullius di Subiaco e ora, di nuovo, alla Diocesi di
Palestrina. Il territorio è ricco di chiese e oratori: S. Sisto II, Santa Maria dell’Arce, S. Maria e San Nicola , S. Felice,
Oratorio S. Onofrio, S. Antonio Abate,
cappella di S. Michele Arcangelo, S.
Maria delle Grazie, Santa Lucia e S.
Felice “dentro Civitella”, di S. Isidoro
Agricoltore, oratorio del Nome della Beata Maria Vergine. Funzionò anche un “santesato”, per la “ conservazione e la pulizia della suppellettile delle chiese” e un ospizio-ospedale. A Valle
Miciana era l’Oratorio “La Missione”, dentro un grande palazzo-masseria , dei Mobili Ioannedunensi. Molte istituzioni religiose. Nessuna
meraviglia se la loro manutenzione nel passato fosse scadente. I Santi
più venerati : S. Sisto II, San Nicola e il Beato Tommaso
da Cori.
LUOGHI DI INTERESSE. il
Convento di S. Francesco, a un chilometro, in direzione Rocca S. Stefano.
E’ detto Nido dei Santi, per i frati “in concetto
di santità”. Ben quarantuno, tra cui : i tre ladroni anonimi convertiti dallo
stesso S. Francesco, il Beato Tommaso da Cori, S. Teofilo da Corte,Ven. P.
Filippo Visi, Ven. Franceschino Maria Bucchinelli, Servo di Dio P. Francesco M.
Giusti, Ven. Frà Mariano da Roccacasale, Frà Diego Oddi da Vallinfreda, P.
Giuseppe Spoletini, P. Giacinto Bracci. Il
Convento risale allo stesso S. Francesco e vi è annesso un museo.Nel “Viale del
colloquio dei Santi” S. Teofilo ebbe
la visione di S. Francesco che parlava
con il Beato Tommaso.Lì accanto, su un poggio, la Via
Crucis del “Monte
Calvario” .
Una visita-pellegrinaggio, religiosa e culturale, è indispensabile. Il parcheggio è ottimo. Le Grotte dell’Arco. A un chilometro, in direzione Roiate.Complesso
fenomeno carsico, con resti di fauna , asce e “pitture”del Paleolitico.”Caverna lunga quasi mille metri, e
in alcuni punti alta fino a trenta”. Un
torrente sotterraneo l’ attraversa. Il complesso è custodito, con indicazioni
scientifiche e “di sicurezza” per i visitatori. Ci vuole un accompagnatore del
Comune-Protezione Civile. Il parcheggio è
ampio e comodo.Flora.Castagno, carpino, roverella,
orniello, nocciolo, noce e corniolo. Inoltre: fillirea, caprifoglio, agrifoglio
e pungitopo. Fauna.
Cinghiale, tasso, scoiattolo, poiana, gheppio, gufo, allocco, barbagianni,
picchio verde, picchio muratore e fagiano.
Ospitalità e ristorazione.”Hotel S. Camillo”; “B&B Da Violetta”; “ Da Costantino”; “ Da Jole”; “
La pentola”; pic-nic “La
Nocchietta”. Piatti tipici: tagliatelle al sugo e funghi
porcini, gnucchitti, quadrucci, pasta rattata, ‘’ndreccotte”,”tacchie”
( pasta sfoglia senza uova), coniglio alla cacciatora. Dolci: ciammillitti scuttuniati ( sbollentati e
scaldati),pizza
sbattuta, “pupatta” di pasta con
un uovo intero nella pancia, idem “cavalluccio”)
.CURIOSITA’. La “Madonna della Scola”,
presso le scuole delle Suore,
proteggeva le gestanti. Molte
balie partivano per Roma per allattare i rampolli di nobili e ricchi (come
gli Odescalchi, Calloro di Vignale, Diaz). Nei
paraggi delle Grotte dell’Arco campeggiano grandi massi scolpiti con
simboli (una “citazione” delle mura poligonali?). Un alchimista operò qui nel ‘700: l’ allora
noto Magister Jacobi.Attori e comparse
del cinema, capitanati dall’attore e sceneggiatore Guglielmo Spoletini (in
arte Guglielmo Spolt) per anni affollarono i set di Cinecittà. I lampioni
furono installati originariamente “per
evitare risse e accoltellamenti!”.Nomi curiosi di
località:Arringo, La Cornuta, Tre Morette, Muro
Antico, Il Maiuro, Pantano Cipolla, La Bandrella,
Collepippo, Ara dell’Ubbio,
Vadilupo.Per
spaventare i piccoli:”J’Omo
Nero”, temere di passare a “ju suppòrto”
(sepoltura) alle fondamenta della chiesa, e nelle “strette”.Tra
i Bellegrani famosi: P. Giuseppe Spoletini, che operò in S. Francesco a Ripa, ove ora è
sepolto; il già citato pittore Giuseppe Ciani - benemerito donatore di un’intera
“quadreria”, con moltissimi quadri suoi, per la Sala del Consiglio Comunale e per la Biblioteca scolastica-;
Bruno Mastrogiacomo, autore di “Il castrum di Civitella nel Medioevo”; Don Antonio
Onori, autore di una monografia su Bellegra. Vari artisti e scrittori di oggi
“saranno famosi!”.Una simpatica notorietà hanno
acquistato i Bellegrani Loreto Nera, Rosalba Pompili, Francesco Pascucci, Tomassina
Proietti, Mario Carpentieri, Domenico Ciani, Benedetto Iacovelli,P. Callisto
,Iole Carpentieri e Don Luigi Patrizi, intervistati dall’antropologo Sergio Pelliccioni, per la ricerca dell’Archivio della Memoria.Come si raggiunge Bellegra.Da Valmontone-Colleferro;dalla Via Prenestina;dalla
Via Empolitana- Bivio S. Vito-Bellegra.