PRESENZA DI FAMIGLIE ARMENE A SUBIACO: I BAGHDIGHIAN
Loro
felice inserimento nella
vita cittadina Sublacense
Un piccolo gruppo
della “diaspora che portò gli Armeni a disperdersi nel mondo…” raggiunse anche Subiaco e vi si stabilì, con abitazioni
in Via Fabio Filzi e Via Papa Braschi,
lavorando nella Cartiera “Crespi” e nella portineria del
Convitto S. Benedetto.
E’ una storia toccante, che fa onore alla Famiglia BAGHDIGHIAN e all’accoglienza del “vicinato” Sublacense.
All’Anagrafe di Roma una parte dello stesso
gruppo familiare fu registrata come BAGDIGHIAN! In senso stretto, tutto si
svolse, in Subiaco, dal 1925 al 1950. Poi la vicenda continua a Roma.
I fatti
Altre notizie le ha fornite
Nel
La famiglia Baghdighian (quel suffisso -ian, così comune tra gli Armeni, sta per
Figlio di...) era da sempre vissuta serenamente nel Nord dell’Anatolia
/Turchia - Distretto di ORDU’. Allo scatenarsi della persecuzione, assai più
grave delle precedenti, ogni Armeno che poteva, fuggì all’Estero. Gli altri subirono
una terribile deportazione senza ritorno e morirono durante il tragico “trascinamento” a piedi, per migliaia di
chilometri. Narrano proprio di questo il romanzo-testimonianza di Antonia
ARSLAN “La masseria delle allodole” e il film che ne è stato tratto. Altri
aspetti della stessa tragedia sono narrati da Franz Werfel
ne “ I quaranta giorni della Mussa Dag”.
A Subiaco
Ignazio Baghdighian, con la moglie Lucia Soukiasan
e con i cinque figli Leone, Vartan (Fernando), Elmas,
Seranuse, Albazar, furono tra i
superstiti. Raggiunsero avventurosamente l’Italia e Roma. Di qui, tramite i
monaci del Pontificio Collegio Armeno, furono indirizzati a Subiaco, dove i monaci
benedettini, con il P. Abate Mons. Lorenzo Salvi, impiegarono Ignazio come
custode-portinaio al Convitto S.
Benedetto, in Piazza S. Andrea. Il
loro figlio Leone, volendo sposarsi
a sua volta con un’armena, seppe delle quattrocento
ragazze armene, giunte da sole in
Italia, che, per disposizione di Pio XI, furono accolte a Racconigi
(TO).Quasi tutte furono reinserite o
tra i parenti sopravvissuti e rintracciati, o mediante i matrimoni. Si fece
mandare quattro fotografie e scelse l’armena “più bella”. La sposò e la
portò a Subiaco. Si chiamava Madelaine.
Abitarono in Via Fabio Filzi, accanto alla Cartiera
di Subiaco (vedi foto), e qui nacque Benedetto.
Una delle figlie, Seranuse, andò a lavorare in cartiera.
Albalzar (chiamata a
Subiaco familiarmente Baizàra) a Subiaco conobbe e sposò il connazionale Giorgio Mechitagian, allora soldato
dell’esercito sovietico, dichiarato, poi, disertore.
Questa circostanza e il fatto che, nonostante tutto, Giorgio voleva
tornare nella sua terra di origine, fece intervenire l’Ambasciata dell’URSS,
che nel 1950, fece prelevare quasi l’intera famiglia (nel frattempo erano nate
Maria Lucia, Sara e Donatella) e, in un’auto nera schermata, la trasferì a
Roma, poi a Vienna e Dresda…Un viaggio penosissimo. Sara (chiamata affettuosamente Saretta) era restata a Subiaco,
con la nonna e gli zii, nascondendosi all’ultimo momento presso famiglie
amiche…
La partenza Quella partenza da
Subiaco fu dolorosa per tutti e se ne conserva ancora la memoria; per Albalzar- Baizàra, che partiva controvoglia, e per gli
affezionatissimi (essi dicono “affiatatissimi”) sublacensi vicini di casa: in particolare le famiglie Monaco,
Lustrissimi, Onori e Pizzelli.
Con i Bagdighian
erano tanto amici che le rispettive case erano scambievolmente sempre aperte e i
giovani spesso cantavano e giocavano insieme, frequentando anche
Memoria incancellabile Che cosa resta, oltre il ricordo, a Subiaco
della presenza delle famiglie Baghdighian- Bagdighian? Nel
Cimitero comunale, nella Cappella di famiglia, riposano (vedi foto): Ignazio, Vartan,
Lucia Soukiasan, Albalzar e
Benedetto. Quest’ultimo aveva lavorato alla Dogana. Altri riposano nello
stesso Cimitero:Leone, Madelaine
e Giuseppe, del ”ramo Baghdighian”.Giuseppe aveva lavorato alla RAI-TV, e come
fotografo personale di Gina Lollobrigida.
A Roma tuttora vivono Seranuse (Sara), le
figlie di Benedetto e Maria, figlia di Leone,insieme
con i suoi figli.
I loro viaggi a Subiaco si riducono quasi soltanto alla visita alla
tomba di famiglia. Coltivano le memorie e i ricordi armeni,
sono in contatto con altre comunità-sorelle e non trascurano le tradizioni,
anche quelle della cucina. A Roma
I sublacensi vicini di casa e più anziani
ricordano con amicizia e nostalgia tutti i Baghdighian- Bagdighian. E i rapporti, anche a
distanza, continuano.
Giuseppe e Gina Cicolini